Nel 2012 gli assistiti nel Mezzogiorno sono stati soltanto il 14% a fronte del 61% del Settentrione. Gli Enti meridionali che aiutano gli individui in difficoltà sono 32 contro i 94 del Nord
PALERMO – Il processo di globalizzazione, di cui andiamo tanto fieri, ha reso globale persino la crisi, economica come anche valoriale. Milioni di uomini e donne rischiano il tutto per tutto mossi dalla speranza di rendere migliore la propria condizione di vita ed emigrano dal proprio Paese. Troppo spesso accade che questi profughi vengano adescati da veri e propri sfruttatori e dopo essere arrivati alla cosidetta “Terra promessa” sono privati di ogni forma di diritto.
Qualche giorno fa in occasione della “Giornata europea contro la tratta di persone”, è stato presentato a Roma il “Primo rapporto di ricerca sulla tratta e il grave sfruttamento”, realizzato insieme da Caritas italiana e dal Coordinamento nazionale delle comunità di accoglienza (Cnca).
Il seguente rapporto è stato costruito sulla base dell’analisi di 156 enti (di cui 148 privati e 8 pubblici) preposti all’assistenza e al recupero degli immigrati. Solo 32 enti operano nel Sud, un numero davvero irrilevante se si considera che è l’area maggiormente soggetta all’emergenza immigrazione; la pochezza di tale dato è evidente se viene confrontato con quello settentrionale: al Nord è presente il triplo degli enti.
La forma più consolidata di sfruttamento è la prostituzione, anche se recentemente emergono nuove tipologie come lo sfruttamento nel lavoro agricolo o edile.
In Italia, il conteggio ufficiale delle vittime di tratta riguarda solo quelle identificate ed assistite dai progetti di protezione sociale secondo gli articoli 13 e 18 e coofinanziati dal dipartimento per le Pari opportunità. Dal 2006 al 2012 sono stati realizzati 166 progetti in conformità con l’articolo 13 Dl 228/2003 che hanno assistito 3.770 persone.
Dal 1992 al 2012 sono stati finanziati più di 650 progetti conformi all’art.18 Dl 286/98 e reintegrate oltre 65.000 persone, di queste circa 22.000 sono entrate in un programma di assistenza, usufruendo di determinati benefici,come la possibilità di ottenere un permesso di soggiorno per motivi umanitari di 6 mesi e rinnovabile fino a 18 mesi. Inoltre, i progetti art. 18 offrono servizi ed assistenza studiati di volta in volta in base alla necessità dell’assistito. Nel 2012 sono stati concessi 520 permessi di soggiorno, di cui 440 per motivi correlati allo sfruttamento sessuale. Per quanto riguarda questo sfruttamento, in Sicilia è stato concesso un numero di permessi di soggiorno che sfiora appena le 20 unità, a fronte di un dato più che triplo rilevato in Emilia Romagna e Piemonte. Tale discrepanza è da ricollegarsi all’esiguo numero di enti assistenziali nell’Isola.
Nel corso del 2012 la Caritas ha assistito oltre 24.000 persone e circa il 90% di queste sono donne e ragazze. Anche in questo caso è il Sud a registrare la percentuale più bassa di assistiti (14%), mentre il Nord totalizza una percentuale più che quadrupla (61%).
Inoltre, lo sfruttamento sessuale arreca gravi forme di disagio morale e psichico. La maggioranza delle operatrici e degli operatori intervistati ha dichiarato che le persone costrette a prostituirsi sono oggetto di violenza di genere (61,7%), vivono in povertà (57,9%) e sviluppano problemi di salute mentale (51,9%). In misura inferiore, ma pur sempre significativa, fanno uso o abuso di alcool (33,1%), di sostanze stupefacenti (26,3%) e sono senza dimora.
Combattere lo sfruttamento è anzitutto dovere morale poichè implica il rispetto e l’accettazione degli altrui diritti.
Regione inerte. Si potrebbero istituire reti locali multi-agenzia
Il problema della tratta è stato spesso sottovalutato, soprattutto a livello politico. A sostegno di tale affermazione riscontriamo l’assenza di un piano nazionale antitratta. Sarebbe opportuno che Regioni e Province operassero in modo attivo al coofinanziamento dei progetti correlati agli articoli 13 Dl 228/2003 e 18 Dl 286/98.
Esiste un ampio ventaglio di possibili metodi risolutivi da applicare per debellare questo traffico e sfruttamento di esseri umani. Si potrebbero istituire reti locali multi-agenzia composte da rappresentanti delle istituzioni e degli enti pubblici e privati anti-tratta, regolate da protocolli d’intesa.
È necessaria l’attivazione di procedure di confronto e di raccordo operativo con lo Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) nonché con le Commissioni territoriali, considerate le connessioni sempre più evidenti tra vittime di tratta e richiedenti protezione internazionale.
Combattere lo sfruttamento è anzitutto dovere morale poichè implica il rispetto e l’accettazione degli altrui diritti.
Dunque, è oltremodo necessario appellarsi agli enti politici al fine di cambiare la situazione e affermare i diritti fondamentali ed inviolabili per qualsiasi essere umano.