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Mafia: Di Matteo, calato il silenzio sui legami tra Andreotti e Berlusconi “attestati da sentenze definitive”

In questi giorni si susseguono le cerimonie in ricordo di Giulio Andreotti a cent’anni dalla nascita, ma queste, secondo Nino Di Matteo, sostituto procuratore nazionale antimafia, "dovrebbero avere l’onestà intellettuale di ricordare i passaggi di una sentenza definitiva che ha accertato i suoi rapporti personali e diretti con diversi capimafia poco prima e poco dopo l’omicidio di Piersanti Mattarella", il presidente Dc della Regione Sicilia, fratello dell’attuale presidente della Repubblica, ucciso dalla mafia nel 1980.
 
Il magistrato lo ha affermato a Palazzo Giustiniani al Senato, durante la presentazione del libro "In nome del figlio" di Jole Garuti.
 
"Un’altra sentenza definitiva – ha detto ancora Di Matteo – afferma che il senatore Dell’Utri, uno dei fondatori di Forza Italia, è stato mediatore di un accordo tra alcuni capimafia palermitani e l’allora imprenditore Silvio Berlusconi, rispettato da entrambe le parti tra il 1974 e il 1992. Di questo nessuno parla né si fanno scattare responsabilità politiche e ancora oggi Berlusconi gioca un ruolo politico nazionale".