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Imprese, la cooperazione fa la forza. Ma in Sicilia sono ancora troppo solitarie

Imprese, la cooperazione fa la forza. Ma in Sicilia sono ancora troppo solitarie

Attraverso la collaborazione si ottengono risultati migliori in innovazione, ampliamento dei confini del mercato e investimenti. Rapporto 2013 della Fondazione Res: al di qua dello Stretto il 40% delle aziende operano da sole

PALERMO – La cooperazione fra imprese come metodo per superare la crisi e volano per la crescita e lo sviluppo. Sono le conclusioni del rapporto 2013 a cura della Fondazione Res, presentato a Palermo nella sala congressi del Palazzo Branciforti, alla presenza, fra gli altri, del presidente della Fondazione Sicilia, Giovanni Puglisi, del vice presidente per l’Education di Confidustria, Ivan Lo Bello, e del ministro per la Coesione territoriale, Carlo Trigilia.
“In uno scenario così debole nel mercato interno, le nostre piccole imprese stentano ad avere spazi di manovra – ha detto Puglisi – Il rapporto evidenzia come la collaborazione tramite una rete strutturata rappresenti la via più sicura per approdare a una reale ripresa dalla congiuntura negativa soprattutto in riferimento alle Pmi. C’è bisogno – ha proseguito – di una svolta dal punto di vista della mentalità, mettendo da parte la concorrenza e concentrandosi essenzialmente sullo spirito di collaborazione. Non esiste la possibilità di avere un benessere reale, senza collaborazione e condivisione. Per far sì che questo accada bisogna anche partire dalla base, cominciando a educare i giovani a questo nuovo tipo di fare impresa. Cooperazione, assistenza e collaborazione sono i concetti chiave che le imprese devono fare propri. Possiamo uscire dalla crisi solo insieme – ha concluso – collaborando gli uni con gli altri”.
I dati contenuti nel rapporto d’altronde hanno evidenziato come la cooperazione fra le imprese frutti i risultati migliori dal punto di vista dell’innovazione (registrando un progresso del 62 per cento rispetto al 46 di chi agisce per conto proprio), dei confini del mercato (garantendo esportazioni per il 60 per cento dei casi, rispetto al 44 delle altre), denotando altresì una spiccata propensione all’investimento in ricerca e sviluppo (70 per cento, contro l’appena 48 delle imprese “solitarie”).
Per contro la collaborazione è molto più presente al Settentrione, visto che in Sicilia le aziende che operano per conto proprio, senza cooperazione, sono, secondo i dati contenuti del rapporto, all’incirca il 40 per cento, un dato nettamente superiore a quello registrato nel Centro-Nord (30 per cento) e persino nel Mezzogiorno (35 per cento).
A pesare negativamente c’è la scarsa attenzione verso la cosiddetta “fiducia debole”, ovvero le reti di cooperazione fra imprese che non sono legate fra loro da stretti rapporti di parentela o amicizia, e al contempo l’alto tasso di litigiosità fra le stesse, senza trascurare il basso livello di fiducia nelle istituzioni.
“Se il rapporto fra le associazioni di categoria e le istituzioni è un rapporto trasparente, il capitale sociale cresce, viceversa se questo è un rapporto clientelare diminuisce – ha osservato Ivan Lo Bello – Ci sono reti positive e reti negative, ma oggi il tema è di rafforzare la cooperazione per consolidare la propria forza nel mercato. Dobbiamo ricostruire un capitale sociale e partire dal valore educativo e formativo della scuola. Occorre avere il coraggio di guardare verso orizzonti strategici nuovi”.