Secondo la società controllata dalla Regione entro il 2010 sarà possibile aprire 2 mila nuove imprese. In controtendenza i numeri dell’Istat che ha rilevato 26 mila occupati in meno
PALERMO – Tutti i problemi occupazionali della Sicilia potrebbe essere risolti tranquillamente da Sviluppo Italia. Almeno l’impressione è questa sentendo il bilancio e le prospettive future rese note dalla società che è controllata direttamente dalla Regione Sicilia.
In un anno e mezzo Sviluppo Italia in Sicilia dice di essere in grado di poter creare qualcosa come 4 mila nuovi posti di lavoro. Un obiettivo che è stato annunciato da Vincenzo Paradiso, l’amministratore unico di Sviluppo Italia Sicilia, il quale ha garantito che la società è stata dotata di una capacità finanziaria che sarà in grado di concretizzare l’apertura di 2 mila nuove imprese tra il secondo semestre di quest’anno e il 2010. Numeri che all’apparenza sembrano davvero arditi se si considera che, secondo i dati Istat, tra il quarto trimestre 2007 e 2008, in Sicilia si sono registrati 26 mila occupati in meno (un milione 483 mila rispetto a un milione 509 mila) con un tasso variato dal 45,1 al 44,1 per cento, mentre il numero di persone in cerca di occupazione è aumentato da 236 mila a 237 mila. Il che significa che da sola, Sviluppo Italia Sicilia, sarebbe in grado di contrastare la consistente fetta del 10 per cento degli occupati in meno rilevati nell’Isola.
Ottimismo o realismo? Senza ombra di dubbio per i vertici della società si tratta di realismo e snocciolano dati davvero incredibili: “Sviluppo Italia Sicilia – sottolinea Paradiso – è da sempre impegnata in un’azione capillare di diffusione sul territorio della cultura d’impresa e in quest’ottica svolgono un ruolo decisivo i nostri incubatori d’impresa a Catania, Palermo e Messina. Ci preoccupiamo di creare un tessuto imprenditoriale radicato, formato soprattutto da giovani imprenditori. In particolare tra gennaio 2003 e marzo 2009 l’attività della nostra società ha prodotto la creazione di 7 mila 750 nuove imprese, con un impegno di quasi 270 milioni di euro di investimenti finanziati e circa 12 mila nuovi posti di lavoro”.
Numeri che sembrano decisamente stridere con la realtà siciliana che è davvero ben diversa. Bisogna anzitutto partire dal presupposto che generalmente chi investe per realizzare una nuova impresa è solitamente molto giovane. Ebbene, se si analizzano i numeri proprio della disoccupazione giovanile, davvero si può dire che si è in antitesi con il quadro fatto da Sviluppo Italia Sicilia.
Giovani che, secondo quanto attesta l’Istat, scontano nella fascia tra i 15 e i 24 anni un tasso di disoccupazione del 39,3 per cento (10 punti in più rispetto al resto del Paese), che diventa 46,6 per cento se guardiamo alla sola popolazione femminile. Mentre, tra i 15 e i 35 anni risulta occupato solo il 34 per cento della forza lavoro (popolazione di riferimento un milione e 340 mila unità). Risultano più bassi rispetto alla media nazionale, inoltre, i livelli di istruzione: tra i 18 e i 24 anni abbandonano infatti gli studi prematuramente il 26 per cento dei giovani (dato italiano 19 per cento). Diventa difficile a questo punto capire che fine abbiano fatto questi nuovi occupati che sarebbero stati immessi sul mercato da Sviluppo Italia Sicilia.
I sindacati. È necessario un cambiamento di strategia
I sindacati certamente hanno tutt’altra visione del mercato occupazionale siciliano rispetto a quella fornita da Sviluppo Italia. Per la Cgil ad esempio tutte le politiche del lavoro attuate sino ad oggi in Sicilia hanno avuto uno scarso riscontro, e quindi nel calderone dei fallimenti è inserita anche Sviluppo Italia Sicilia. “Bisogna cambiare strategia – ha sostenuto Mariella Maggio, segretaria generale della Cgil siciliana – ed una delle nostre proposte è la creazione di un’agenzia regionale, con diramazioni provinciali, per l’orientamento scolastico e professionale. L’obiettivo deve essere quello di formare professionalità che trovino riscontro nel mercato del lavoro. Deve essere una formazione – ha specificato la Maggio – ancorata al territorio e alla qualità dello sviluppo”. Lo sviluppo è infatti il problema principale di un contesto economico sociale comunque in difficoltà, con il 27,6 per cento (dati Istat) delle persone che vive al di sotto della soglia di povertà. Tra le altre proposte avanzate dal sindacato alla Regione c’è anche quella di creare un fondo locale per garantire prestiti che aiutino i giovani nella fase di uscita dalla famiglia di origine.