Viviamo in un mondo competitivo e aggressivo a tal punto che essere gentili è diventato sinonimo di debolezza. Per gentilezza non intendo quei modi ipocriti o l’ammantare di apparenza le buone maniere, credo invece ad una gentilezza che parte dal profondo dell’anima e che fa star bene chi la pratica e chi la riceve.
Piccoli gesti quotidiani dal semplice sorriso allo scambio di un saluto, dal ringraziare, all’aiutare a salire sulle scale un carrello della spesa, semplici atti e forme di attenzione verso l’altro che facilitano i rapporti interpersonali, li rendono fluidi, che rallegrano la vita e permettono di essere innanzitutto gentili con se stessi oltre che col prossimo.
Il Dalai Lama sostiene da sempre: “Kindness is my religion” , la gentilezza è la mia religione, se è naturalmente difficile imitarlo, è possibile almeno provarci. In fondo, basta superare l’ostacolo di essere concentrati solo su se stessi, spostare l’attenzione verso chi ci circonda ed il gioco è fatto. Non ci ascolta più, a volte non ci si guarda in viso distratti da mail o sms, i rapporti tendono al virtuale allontanandoci gli uni dagli altri disumanizzandoci, non ci si rende disponibili se non c’è reciprocità o convenienza, determinando aridità, paura e sfiducia preoccupati solo di non prendere fregature.
Attraverso l’empatia, la generosità, la pazienza, l’umiltà, il rispetto, la lealtà, la gratitudine si arriva alla pratica di una gentilezza di sostanza e non di forma. E’ un sentimento che ha certamente bisogno di tempo, genera addirittura diffidenza perché fa pensare: come mai quella persona è gentile con me? Cosa vorrà davvero? Ma se ci sforziamo di superare ostacoli e pregiudizi, se siamo consapevoli che essere gentili non significa essere deboli o arrendevoli, ma che invece rappresenta una forza interiore ed una forma di autostima, e scegliamo di provare, vedremo quanto essa sia contagiosa, quanto l’ambiente attorno a noi ne abbia bisogno, quanto esserlo come stile di vita possa diventare parte di un processo ricostruttivo ed evolutivo della società, quanto le piccole azioni possano innescare un grande cambiamento nei rapporti ed un recupero dei valori poiché l’era dell’aggressività e dell’arroganza sta volgendo al termine.
La gentilezza è una scelta non un’imposizione, gentili si diventa, lo si impara. E poi, come sosteneva Gandhi, la fragranza rimane sempre nella mano di chi porge la rosa. Allora perché non porgerla?