PALERMO – Viviamo in un’epoca in cui i fenomeni sociali appaiono sempre più complessi e sempre soggetti a repentini cambiamenti. Tale situazione si riflette a livello legislativo in una vera e propria ipertrofia normativa: le leggi si fanno e disfanno a ritmi impressionanti, tanto che Roberto Zaccaria, presidente del Comitato per la legislazione della Camera dei deputati dal novembre 2010 al settembre 2011, ha parlato di una sempre più diffusa “decretazione d’urgenza”.
Essa rientra tra le cause principali della scarsa chiarezza che spesso si riscontra nei testi legislativi. Alla luce di questa considerazione, diventa fondamentale il tema della buona scrittura delle leggi, che comincia a imporsi nel discorso politico già a partire dagli anni Ottanta. Nel 1997 viene infatti istituito, con l’art. 16-bis del Regolamento della Camera dei deputati, il suddetto Comitato per la legislazione, che ha il compito di esprimere parere “sulla qualità dei testi, con riguardo alla loro omogeneità, alla semplicità, chiarezza e proprietà della loro formulazione, nonché all’efficacia di essi per la semplificazione e il riordinamento della legislazione vigente”.
Accanto all’istituzione di tale organo politico, che ha avuto il merito di calare la questione linguistica all’interno del procedimento legislativo, ci sono anche diverse leggi e circolari che impongono la massima chiarezza nell’elaborazione dei testi normativi. Parliamo ad esempio della Legge 27 luglio 2000, n.212, art.2, che detta precise direttive sulla “chiarezza e trasparenza delle disposizioni tributarie”; la Circolare del presidente della Camera dei deputati del 20 aprile 2001 detta raccomandazioni in ordine alla terminologia cui deve far ricorso il legislatore: si va dal divieto dei verbi servili al divieto della doppia negazione, dal divieto dell’uso di termini stranieri al divieto della forma passiva. La Legge 18 giungo 2009, art. 3, si aggiunge a questo elenco significativo, a dimostrazione del fatto che esiste grande attenzione al tema della chiarezza interpretativa delle norme. È fondamentale, insomma, che una legge sia comprensibile non soltanto per i destinatari “tecnici”, come giudici o avvocati, ma anche per i destinatari “atecnici”, ovvero per i cittadini che la devono applicare. I testi normativi, infatti, hanno un valore fortemente vincolante, nel senso che orientano le azioni di ciascuno, degli esperti come dei semplici cittadini, che devono essere messi nelle condizioni di leggerli con linearità. La sentenza della Corte costituzionale n. 346/88, d’altronde, afferma chiaramente che la mancanza di riconoscibilità della disposizione normativa, dovuta per esempio all’assoluta oscurità del testo legislativo, conduce a un’inevitabile ignoranza della legge. Inoltre, stando alla sentenza della Corte costituzionale n. 185/92, gli errori materiali nella redazione delle leggi costituiscono “per il cittadino una vera e propria insidia, palesemente idonea ad impedirgli la comprensione del precetto penale, o, quanto meno, a fuorviarlo”.
Come si vede, dunque, le leggi per una buona scrittura dei testi normativi ci sono e sono anche numerose e bene articolate. Eppure queste leggi sono ancora oggi disattese. Ci si imbatte spesso in testi poco chiari, che proprio per questo danno adito a contenziosi e dubbi interpretativi che si potrebbero invece evitare.
Ma c’è di più. In linea con l’orientamento nazionale, in diverse regioni d’Italia sono nati degli ordinamenti deputati proprio al controllo e alla verifica della buona scrittura delle leggi. Parliamo in particolare di Abruzzo, Calabria, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Umbria. Anche la Sicilia rientrava nella lista delle regioni sensibili al tema: nel corso della precedente legislatura, infatti, era presente all’Assemblea regionale la Commissione per la qualità delle leggi, scomparsa quando, nell’ottobre 2012, si è insediata la sedicesima attuale legislatura. Una palese dimostrazione, questa, di come i nostri rappresentanti regionali trascurano gli strumenti per legiferare bene, a danno del cittadino.
Oriana Sipala
Ecco le norme dell’ordinamento per la qualità della scrittura
1. Regolamento Camera dei deputati, art. 16-bis
Oriana Sipala
Ecco le norme dell’ordinamento per la qualità della scrittura
1. Regolamento Camera dei deputati, art. 16-bis
2. Legge 27 luglio 2000, n. 212, art. 2 – Chiarezza e trasparenza delle disposizioni tributarie
3. Circolare del Presidente della Camera dei deputati del 20 aprile 2001 sulle regole e raccomandazioni per la formulazione tecnica dei testi legislativi, paragrafo 4 – Terminologia
4. Legge 18 giugno 2009, n. 69, art. 3 Chiarezza dei testi normativi

