Da Riserva a discarica. Micio Conti-Immacolatelle: il parco naturale aggredito - QdS

Da Riserva a discarica. Micio Conti-Immacolatelle: il parco naturale aggredito

Chiara Borzi

Da Riserva a discarica. Micio Conti-Immacolatelle: il parco naturale aggredito

giovedì 13 Febbraio 2014

Le grotte laviche, i vigneti e le case rurali minacciate dalla spazzatura. Micio Conti-Immacolatelle: il parco naturale aggredito

CATANIA – Zona adibita a riserva che diventa zona franca di discarica per ogni tipo di rifiuto. Accade da anni nei pressi di uno degli accessi della riserva naturale Immacolatelle e Micio Conti, complesso protetto che si estende per un lungo tratto della zona Nord Est della provincia di Catania. Un territorio considerato dalla Regione degno di protezione ormai da sedici anni, perché composto da tipicità ambientali uniche e allo stesso tipiche del territorio catanese, tuttavia per via di una urbanizzazione sempre più massiccia e incontrollata e lo scarso controllo cui è soggetta la zona, il Complesso Immacolatelle e Micio Conti pare sempre più destinato a diventare zona franca per lo smaltimento. La spazzatura ne occupa ad occhio superficie e ingresso per almeno 150 metri, ma parte dei rifiuti presenti all’interno del complesso non può essere più visto perché ormai coperto dalla vegetazione.
La Riserva naturale integrale si estende per circa 70 ettari e ricade in particolare all’interno dei comuni di San Gregorio di Catania e Aci Castello. Comprende un importante sistema di grotte di scorrimento lavico, riesce a conservare ancora oggi le caratteristiche di una vegetazione di vigneti e quel che resta di piccole abitazioni rurali composte interamente in pietra lavica. All’interno del complesso è presente anche una garitta spagnola del XV secolo. Nel Complesso Immacolatelle e Micio Conti sono state rintracciate otto cavità laviche, le stalattiti, rotoli di lava e tunnel rimangono oggi a testimonianza dell’antichissima attività eruttiva che l’Etna ha manifestato anche nelle zone in cui si estende oggi la riserva. Un tesoro di vegetazione e grotte che la Regione Sicilia ha istituito riserva naturale integrata con decreto dell’assessorato Territorio e Ambiente numero 617/98, ma che oggi non si compone più della stessa quantità di terreno cui si caratterizzava alla nascita.
Gestore attuale della riserva è il Cutgana, Centro Universitario per la Gestione e la Tutela degli Ambienti Naturali e degli Agroecosistemi, appartenente all’Università di Catania e istituito con Decreto Regionale 5075/1996. Il centro si occupa della tutela di diversi si naturali della regione: Isola Bella a Taormina, Isola Lachea, Faraglioni dei Ciclopi e area marina ad Aci Trezza (Ct), il Complesso Speleologico di Villasmundo, la Grotta Palombara di Melilli e la Grotta Monello nella provincia di Siracusa, il Vallone Piano della Corte ad Agira (En). Quella svolta dal Cutgana è un’attività non solo di tutela ma anche diffusione delle conoscenza e la sensibilizzazione del patrimonio naturale. All’interno della sede di San Gregorio è presente un museo e un laboratorio naturalistico-ambientale “Natura e Scienza” che è riuscito negli ultimi anni a raccogliere più di 6mila visite. Un numero che è stata frenato dalla crisi, causa attuale anche delle altre difficoltà vissute dal centro.
Da tempo il Cutgana ha riscontrato il problema della discarica all’interno e intorno alla zona della riserva Immacolatelle, ma essendo la zona sottoposta a vincolo biennale non ha potuto far altro che affidarsi a bonifiche promosse autonomamente, senza alcun sostegno da parte della Regione, con il parziale sostegno dell’amministrazione attuale di San Gregorio e le sole forze degli impiegati del centro.

Il rammarico di Costanzo: “La gente non si è abituata alla raccolta porta a porta”

CATANIA – Salvatore Costanzo, facente funzioni di direttore all’interno del Cutgana, ha spiegato qual è la condizione e le motivazioni per cui la zona sita in via Carrubbazza della riserva Immacolatelle e Micio Conti è ridotta in simili condizioni
“È da premettere che quella che abbiamo attualmente non è la zona originaria della riserva – ha affermato Costanzo – oggi abbiamo una zona A e una zona B ed è esclusa una larga fetta di territorio che ha smesso di essere riserva nel 2006. In queste zone rimangono ancora oggi delle peculiarità importanti, tra cui si segnala la Grotta Di Bella, un luogo che è stato scoperto grazie da una donna che abitava la zona e il cui cognome diede nome alla grotta stessa. Nel 2011 quando la Regione ci restituì tutta la riserva questa parte di territorio che arriva sino alla zona del castellese è diventata zona a vincolo biennale.

 
Questa formula sta ad indicare una sorta di “promessa di riserva” che la Regione fa di restituire alla tutela il territorio che in questo caso è stato escluso dopo due anni dalla sua istituzione. Il biennio può essere rinnovato per altri due anni. Nel 2013 – continua il direttore del Cutgana – quando la Regione ci diede in dote anche la zona a vincolo biennale lo fece senza dotarla di risorse economiche, una condizione anomala perché tutte le riserve ne hanno una; accade per quelle Wwf, accade per quelle Lipu.
 
Dalla Regione non abbiamo avuto neppure i soldi per il personale: io qui sono un facente funzioni ma sono direttore a Siracusa, i dipendenti che lavorano nella riserva svolgono sopralluoghi facendo registrare ore di lavoro ulteriori rispetto a quelle già previste. I casi necessari di bonifica vengono fatti da noi; ultimamente abbiamo avuto anche il sostegno dell’amministrazione che ha ci ha concesso tre cassonetti, ma tocca a noi togliere la spazzatura che viene lanciata all’interno della riserva”.
“Il dialogo con l’amministrazione attuale di San Gregorio è molto buono – ha concluso Costanzo – ma quello che accade purtroppo sembra fisiologico. Molti non si abituano alla raccolta porta a porta dei rifiuti e gettano la spazzatura o nei luoghi dove prima sapevano di trovare i cassonetti e in qualsiasi parte delle strade. Nello spiazzo antistante la riserva le macchine si fermano lasciando rifiuti inimmaginabili. Abbiamo richiesto un preventivo per portare nella zona ridotta a discarica una macchinario in grado di prelevare la spazzatura, ma ci hanno chiesto 7mila euro. Sono soldi che non possiamo permetterci di spendere in una zona che non sappiamo se tornerà mai riserva principale”. Moltissime le visite, intanto, nelle zone A e B della riserva.

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