Il sistema delle piccole e medie imprese italiane ci è invidiato da tutto il mondo, ma i governi e il Parlamento fanno di tutto per stressarlo con una pressione fiscale ufficiale del 44%, ma effettiva di oltre il 54%. Di fatto imprese e dipendenti sostengono gran parte della spesa pubblica e fanno investimenti, pur con la grande carenza di credito di questi ultimi anni.
Anche gli investitori stranieri frenano sull’Italia, spaventati da giustizia lenta e burocrazia pesante.
A fronte di questo volano anche internazionale, il sistema pubblico, anziché agevolare lo sviluppo, lo frena, perché privilegia le corporazioni e gli interessi particolari. Non capisce, il sistema pubblico, che l’Italia si trova in competizione europea e mondiale con tanti altri Paesi, che hanno ansia e voglia di crescere e per ciò stesso sono pronti al sacrificio, che comporta l’impiego di nuovi investimenti.
Per fare qualche esempio, Londra mantiene un sistema di particolare vantaggio fiscale che attrae imprese europee e da ogni parte del mondo. Francois Hollande, il presidente francese, ha tentato senza successo di impedire il trasferimento della sede fiscale delle aziende. Il governo Letta non ha provato neanche a impedire il trasferimento della sede fiscale di Fca (Fiat Chrysler Automobiles) a Londra, né la sede legale ad Amsterdam.
Lo Stato del Canton Ticino ha messo in atto una politica di forte attrazione, per cui molte aziende lombarde si stanno delocalizzando al rovescio, in quel Paese, ove trovano servizi efficienti, tassazione equilibrata (intorno al 25%), oneri previdenziali sopportabili, anche se il costo del lavoro è superiore a quello italiano di circa il 30%. Esso infatti incide poco sul costo finale di beni e prodotti.
E fra i privilegi denunciamo ancora una volta le società partecipate degli Enti locali, che sono oltre settemila e foraggiano oltre 70 mila persone nei consigli di amministrazione e nei collegi sindacali. Di esse, l’80% è in perdita e l’utile di alcune non basta a coprire il 10% di tali perdite .
Questa è l’Italia dei paradossi: il governo decide di bloccare il vessatorio canone Rai a 113,5 € e il Consiglio di amministrazione della Rai fa un ricorso al Tar contro il blocco dello stesso, cioè contro il proprio azionista. In qualunque Paese normale l’azionista, per un atto di questo genere, avrebbe licenziato il suo Consiglio di amministrazione. Qui, no!
Questo è il Paese in cui esiste una società pubblica, la Consip Spa, che ha il compito di indicare i prezzi massimi d’acquisto di molti beni e servizi, ma solo il 40% degli Enti pubblici compra a prezzi Consip, mentre il 60% compra a prezzi superiori, che nascondono le mazzette. E dire che i prezzi Consip non sono neanche i migliori del mercato.
Spesa pubblica eccessiva e corruzione sono figlie dello stesso comportamento, perché solo se la spesa è maggiore di quella che dovrebbe essere si possono ottenere risorse per pagare le bustarelle.
Quando i cittadini chiedono la digitalizzazione di tutte le branche amministrative dello Stato, delle 20 Regioni e degli 8.057 Comuni, vogliono scoprire il vaso di Pandora, perché solo inserendo trasparenza totale nelle procedure e nei meccanismi si può combattere a fondo la corruzione. La burocrazia ne “uccide più della mafia”, ha detto Antonello Montante, presidente di Confindustria Sicilia. Concordiamo ancora!
In Svizzera, il popolo sovrano ha detto no all’immigrazione. Le proteste internazionali non sono servite contro un popolo che vive in pace da oltre 700 anni e sa quello che vuole.