Diamogli il tempo! Non c’è più tempo! - QdS

Diamogli il tempo! Non c’è più tempo!

Diamogli il tempo! Non c’è più tempo!

giovedì 20 Marzo 2014
Renzi è presidente da meno di un mese (22 febbraio!) e già l’aria vibra di fermento per vedere cosa sa fare. Diamogli il tempo! Comprendo che negli ultimi vent’anni abbiamo sentito grandi proclami senza uguali risultati tant’è che il Paese e la Sicilia in particolare con l’aumento e della crescente disoccupazione soprattutto giovanile. Sprechi e mal costume imperversano su tutti fronti e quella parte di burocrazia, da avversare con ogni mezzo che approfitta e non lavora, sta affossando imprese e cittadini.
 
Capisco anche che stanchezza e pessimismo aleggiano da anni come un veleno che intossica lentamente la mente ed il cuore, ma il giovane premier trasmette quell’entusiasmo e quell’energia che, se riuscirà a trasformare in fatti concreti come pare stia accadendo, in meno di un anno riuscirà a cambiare il volto dell’Italia e degli italiani. Diamogli quindi il tempo di lavorare e di produrre quei risultati che ha promesso e già presentato all’opinione pubblica. Sosteniamolo e diamogli fiducia. Fiducia oggi è una parola desueta, ma è la chiave per forzare ed uscire dalla crisi. Il suo opposto, la sfiducia, riduce i consumi, rallenta gli investimenti, abbatte il morale, annulla il sorriso.
In Sicilia, però, non c’è più tempo. Dopo un anno e mezzo di presidenza Crocetta, abbiamo visto di tutto, teatrini della politica, franchi tiratori, scontri più o meno utili, sprechi immani e utilizzo di fondi non esattamente lecito. Mancano risultati determinanti, anche se un passo in avanti è stato fatto con l’approvazione settimana scorsa del DDl sui liberi consorzi di comuni, la soppressione delle province e la creazione delle tre città metropolitane di Catania, Messina e Palermo, dopo sfiancanti mesi di lotta ad emendamenti. I comuni avranno sei mesi per decidere se aderire alle aree metropolitane o al libero consorzio. Il presidente Crocetta dice che la politica è un gioco di squadra. Certo che lo è, come in qualunque campo, da soli non si va da nessuna parte. Ecco perché non servono prime donne, ma leader che giocano in team. Che ascoltano e poi decidono. E che non si spaventano di sindacati, lobbies, pressioni o privilegi da scardinare.
 
La Sicilia deve assolutamente tagliare la spesa pubblica come si sta facendo a Roma: auto blu, indennità di varia natura (2 milioni di euro), applicare ai dipendenti regionali contratti ministeriali (-37%), ridurre del 30% la spesa degli assessorati, combattere illegalità e corruzione (circa 50 milioni), diventare regione virtuosa nella sanità (con un risparmio di circa 1 mld). Poi investire nel turismo con un piano annuale di rilancio, spendere tutti i fondi UE, finanziare gli interessi sui mutui per ristrutturare gli immobili in modo antisismico. Ed infine, energia, ottimismo e fiducia sospinti da un profondo orgoglio di essere siciliani capaci, creativi e laboriosi.

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