Un notevole afflusso di pubblico che, a conclusione della rassegna ha potuto immergersi in un’esperienza sonora che ha visto protagonisti Franco Battiato e Pino “Pinaxa” Pischetola.
Può farci un bilancio della manifestazione e quali i progetti futuri?
“Il bilancio di Fonèka che è una rassegna sulla voce e il potere del suono direi che è davvero positivo. Quest’anno siamo alla seconda edizione e come lo scorso anno abbiamo avuto ospiti in ambito scientifico, artistico e medico. Insieme con loro abbiamo esplorato molti aspetti del suono e del potere che questo ha su di noi, sulla nostra psiche e sul mondo. La prospettiva e la visione di Fonèka è soprattutto quella di spostare l’attenzione dal mondo del visibile attorno al quale si muove la nostra contemporaneità a quello dell’udibile, del suono, del silenzio e dell’ascolto.
Direi che la manifestazione ha avuto un ottimo riscontro di pubblico sia al laboratorio, alla tavola rotonda, alla conferenza al workshop in cui si è parlato del rapporto tra musica e scienza. La comunità scientifica mondiale ormai da qualche tempo sostiene che il suono sia un ottimo vettore d’informazioni e quindi da questa prospettiva si stanno aprendo nuove stimolanti sperimentazioni in medicina. Nel futuro con il progetto Fonèka si vuol perseverare in questa direzione cercando di scandagliare ancora tutto quello che è in fase di ricerca avanzata, tutto ciò che c’è da dire sulla voce e sul mondo del suono”.
“La voce è in verità la nostra profonda natura attraverso la quale portiamo al mondo la nostra essenza. È come se parte di noi, il nostro Dna venisse comunicato agli altri attraverso la timbrica. Se aggiungiamo a questa particolarità le emozioni con cui muoviamo la voce cioè il modo in cui la voce sale di una terza, di una quarta o una quinta, e comunica così le nostre emozioni, ci renderemo conto che il suono implica l’utilizzo di tutte le parti che compongono l’essere umano: quella fisica, quella emozionale e anche quella spirituale. Nel canto la voce si dispiega nella sua interezza, cioè nella sua bellezza e anche nella sua debolezza. Infatti, quando si canta è come se ci si mettesse a nudo; si prova anche una certa vergogna, un certo pudore. Con la voce è molto difficile ingannare, ma possiamo coccolare un bambino, comunicare, meditare e fare innamorare”.