“Principio di prossimità” inapplicato, Venezia ingrossa le discariche limitrofe - QdS

“Principio di prossimità” inapplicato, Venezia ingrossa le discariche limitrofe

Andrea Salomone

“Principio di prossimità” inapplicato, Venezia ingrossa le discariche limitrofe

venerdì 28 Marzo 2014

Disattivata la centrale della Serenissima con l’aumento di quote di Rd, negato l’aiuto agli altri comuni

LONDRA – Nelle scorse settimane abbiamo spiegato parte del documento intitolato “Energy from waste: a guide to debate”, una guida al dibattito sulla tecnologia “energia dai rifiuti” pubblicata dal Defra – il dipartimento inglese per l’ambiente, gli alimenti e gli affari rurali (Department for Environment, Food & Rural Affairs) – nella sezione “publications” del sito del Governo inglese.
Il manuale in questione spiega che ogni amministrazione locale ha il compito di assicurare che i rifiuti dell’area amministrata vengano trattati in maniera appropriata. Uno dei criteri adottati è il principio di prossimità, che richiede il recupero di tutti i rifiuti da smaltire (Rsu) negli impianti più vicini. Ad ogni modo si tratta di un criterio elastico, perché non c’è niente nella legislazione vigente che condanna l’accettazione dei rifiuti da un altro concilio, città o regione, e infatti in molti casi potrebbe essere la soluzione economicamente ed ecologicamente migliore e/o più coerente al principio di prossimità.
Ne avevamo già parlato a proposito delle tre centrali energetiche a base Rsu di Londra e di quella di Berlino Ruhleben. E lo abbiamo visto anche con i nostri articoli del 19 Aprile scorso sull’importazione tedesca dei rifiuti provenienti da molte nazioni europee, buona parte dei quali vengono importati proprio per essere combusti o trasformati in combustibile secondario non fossile (Cdr). In terra tedesca, infatti, queste centrali hanno sempre meno rifiuti da impiegare come combustibile perché le quote di raccolta differenziata (Rd) sono cresciute di anno in anno.
Ricevere rifiuti provenienti da diverse amministrazioni e organizzazioni aiuta ad assicurare che la capacità di trattamento di Rsu da parte degli impianti venga sfruttata pienamente. Più le amministrazioni riusciranno ad incrementare la Rd, più spazio ci sarà per i rifiuti di altre località che magari sono costrette a portare la spazzatura in discarica per mancanza di stabilimenti nelle vicinanze.
Questi impianti, insomma, sono una risorsa per tutta la comunità locale, nazionale e internazionale, sfruttabile fino a quando verranno prodotti Rsu. La centrale di Venezia, per esempio è stata disattivata recentemente proprio perché sono aumentate le quote di Rd. Nonostante possa essere sembrata una conquista eclatante, questa scelta non ha avuto senso se i territori vicini a Venezia sono ancora costretti a portare i rifiuti in discarica, perché è come se l’amministrazione avesse detto: “Venezia non ne ha più bisogno, quindi lo chiudiamo, indipendentemente dalle esigenze di altri”. Un ragionamento di questo tipo è evidentemente egoistico, perché nega l’aiuto di altri comuni, province, regioni o paesi che magari non hanno ancora queste tecnologie, non sanno dove lasciare i loro rifiuti o vogliono evitare di aprire nuove discariche. Oltretutto si rifiuta l’impiego di un combustibile non fossile utile per fornire energia agli abitanti della zona a costo zero dal punto di vista economico e a costi ambientali fortemente inferiori rispetto a quelli dei carburanti fossili.
Cosa avrebbe fatto l’Italia se la Germania o, eventualmente, tutti gli altri Paesi del mondo si fossero rifiutati di trattare i rifiuti italiani nei propri impianti? Sicuramente il Governo Italiano sarebbe stato forzato a costruirne altri quanto prima, magari nell’arco di tre-quattro anni, cosa che potrebbe essere vista positivamente. Tuttavia, con un rifiuto di questo genere si sarebbero venute a creare nuove discariche, con danni ben più grandi per il territorio italiano e i suoi abitanti.
“L’ottenimento di un’infrastruttura per trattare i rifiuti, spiega il manuale del Defra, è un processo complesso regolamentato dalla legislazione europea e progettato per assicurare correttezza tra i partecipanti alle gare d’appalto (bidders, ossia gli offerenti)”.
Prima di passare da un largo capitolato d’appalto basato sull’offerta ad una proposta chiara con possibilità limitata di modifiche è necessario cogliere l’occasione per identificare le necessità della comunità locale e limitrofa.
 

LONDRA – Il finanziamento dei progetti “energia dai rifiuti” può essere difficile con gli istituti finanziari, perché le autorità locali e le aziende rifiuti cercano di minimizzare i rischi. Ciò porta spesso ad affidarsi a contratti a lungo termine e a progetti pilota, rendendo difficile a piccole compagnie o a tecnologie innovative di prendere parte alle gare. Per questa ragione il Governo inglese ha finanziato un significativo sviluppo del settore attraverso il programma di sovvenzione delle infrastrutture per i rifiuti (Waste Infrastructure Grant programme), in modo da assicurare che il treno per deviare i rifiuti dalle discariche viaggi nei binari appropriati.
Nel corso degli anni il Governo inglese ha continuato a piazzare significative risorse per far nascere ulteriori investimenti in questo mercato. L’obiettivo esplicito è stato quello di essere coerente con quanto esposto nell’articolo della direttiva C.E. del 17/06/2008, meglio noto come waste hierarchy, ossia gerarchia rifiuti. L’articolo considera l’implementazione di impianti per il recupero energetico degli scarti la soluzione preferibile al problema spazzatura fintantoché esistono le discariche. Le tecnologie “energia dai rifiuti” sono viste sì come possibilità di smaltire i rifiuti in maniera sicura, ma anche come strumento indispensabile per l’utilizzo di una fonte energetica gratuita e molto meno inquinante rispetto agli economicamente costosissimi carburanti fossili.
L’esecutivo inglese sostiene fermamente l’impegno dei promotori di queste tecnologie con la comunità Ad essere richiesta è ricettività e produttività nei confronti delle preoccupazioni e delle problematiche sollevate.
Una volta che la domanda per la pianificazione viene inoltrata, vengono cercati punti di vista da parte della comunità locale, legali e altri consulenti. L’autorità per la pianificazione della gestione dei rifiuti considererà tutti i problemi rilevanti, soprattutto posizione dell’impianto e costi, coinvolgerà i consiglieri eletti e, sulla base del piano locale e di altre considerazioni (comprese le National planning policy framework, ossia le politiche di pianificazione nazionale), prenderà una decisione in merito.


LONDRA – Come spiega il manuale del Defra, “così come un promotore ha bisogno dei permessi di pianificazione per costruire un impianto, ha bisogno anche di un autorizzazione ambientale per operare. I due processi di pianificazione e autorizzazione possono avvenire nello stesso momento o in momenti diversi”. L’ente che rilascia le autorizzazioni in Inghilterra è l’Ea, l’Environment agency (agenzia ambientale).
Dopo essere stato costruito, l’impianto viene testato, ossia messo in funzione per un determinato periodo di prova in modo da verificare se sia in grado o no di soddisfare tutti i requisiti per la sua autorizzazione. Solo dopo aver passato questo test esso potrà entrare definitivamente in funzione.
Normalmente la vita di una centrale è di circa 20-30 anni, talvolta anche di più. In questo arco di tempo lo stabilimento verrà monitorato continuamente, in modo da verificare che le condizioni di autorizzazione, includenti il controllo delle emissioni, continuino ad essere rispettate. Nel momento in cui vengono infranti alcune delle condizioni di autorizzazione, l’autorità competente avvia un’indagine che potrebbe portare ad una gamma di provvedimenti che vanno da un semplice avvertimento per le infrazioni minori rapidamente corrette, alla chiusura dell’impianto per infrazioni significative e persistenti.
Oltre i 25 anni medi di vita previsti per un impianto “energia dai rifiuti”, il bilancio dei fattori da considerare per determinare se si tratta ancora della soluzione migliore al problema rifiuti potrebbe essere cambiato. Una volta che il periodo di vita pianificato è stato raggiunto, va tenuto in considerazione che l’estensione della vita dell’impianto oltre la previsione originale potrebbe non dare gli stessi risultati in termini di efficienza energetica e valori d’inquinamento. A quel punto andranno considerate tutte le opzioni del caso, ossia l’uso continuato, la modifica, lo sviluppo e la chiusura dell’impianto.
 
 
(47. Continua. Le precedenti puntate sono state pubblicate – nel 2013 – il 22 febbraio, l’1, 12, 15, 22, 29 marzo, il 5, 12, 19 aprile, 3, 10, 17, 24 maggio, il 7 giugno, il 5, 12, 19, 26 luglio, 2, 9, 23, 30 agosto e 6, 13, 20, 27 settembre, 4, 18, 25 ottobre, 1, 8, 15, 22, 29 novembre, 6, 13 dicembre, – nel 2014 – 10, 17, 24, 31 gennaio, 14, 21, 28 febbraio, 7, 14 e 21 marzo. La prossima pubblicazione è prevista venerdì 4 aprile).

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenta

Ediservice s.r.l. 95126 Catania - Via Principe Nicola, 22

P.IVA: 01153210875 - Cciaa Catania n. 01153210875


SERVIZIO ABBONAMENTI:
servizioabbonamenti@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/372217

DIREZIONE VENDITE - Pubblicità locale, regionale e nazionale:
direzionevendite@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/388268-095/383691 - Fax 095/7221147

AMMINISTRAZIONE, CLIENTI E FORNITORI
amministrazione@quotidianodisicilia.it
PEC: ediservicesrl@legalmail.it
Tel. 095/7222550- Fax 095/7374001
Change privacy settings
Quotidiano di Sicilia usufruisce dei contributi di cui al D.lgs n. 70/2017