Questo è lo scenario. Non è più possibile sopportare la prepotenza, l’illegalità, l’egoismo di una minoranza di siciliani che mettono in cima ai loro comportamenti il proprio interesse privato negando e allontanando quello generale.
Questo è il nocciolo della questione. Ecco perché abbiamo ritenuto di creare il simbolo Risorgimento Sicilia e di promuovere la Campagna etica 2014, che hanno lo scopo di svegliare le coscienze della Classe dirigente dormiente, di indicare la strada dello sviluppo e dell’occupazione, di promuovere la consapevolezza che, se tutti non perseguiamo l’interesse generale, ne avremo grande danno.
La vera questione riguarda le corazze che le corporazioni privilegiate adottano per mantenere lo status quo. Come fare a perforarle, a mandare a casa tanta gente inqualificabile che occupa illecitamente posti di responsabilità? Come fare a indurre un ceto politico discreditato (in Assemblea regionale vi sono ben 31 consiglieri indagati)?
La risposta è una sola e parte dalla considerazione che le classi meno abbienti non sono nelle condizioni di esercitare l’opportuna pressione sulle corazze indicate, né di far pervenire la propria indignazione a chi si nasconde dietro di esse.
E allora? Chi ci deve pensare? La Classe dirigente siciliana: quella del mondo del lavoro (imprenditori e sindacalisti), del mondo bancario, del mondo delle professioni e, perché no?, dei bravi dirigenti pubblici (tanti), ma che ancora non hanno preso la decisione di gridare contro chi non vuole che nella pubblica amministrazione prevalgano i valori di merito e responsabilità.
Questo è il senso della linea editoriale che perseguiamo da oltre un terzo di secolo.
Ma intanto arrivano le elezioni europee del 25 maggio prossimo. In quell’occasione i siciliani, come gli altri italiani, sono chiamati ad esprimere col voto la propria volontà. Stolti sono quegli elettori che non vanno a votare perché così alimentano il malaffare supportato dalle truppe cammellate di chi organizza il consenso ai fini di tutelare i propri interessi.
È invece un dovere recarsi alle urne, dentro le quali bisogna esprimere la protesta con l’unico strumento democratico. Qual è questa protesta? Scrivere sulle schede un NO grande e ben visibile con la quale la scheda viene annullata. Un NO ai partiti che non si rinnovano, un NO ad un inutile movimento di protesta qual è quello del Comico genovese, un NO all’astensionismo che depaupera il diritto democratico al voto.
In questa fase, nella quale il disastroso scenario della Sicilia sembra senza soluzioni, bisogna far capire all’attuale ceto politico che deve andare a casa, bisogna far capire che l’Assemblea regionale va sciolta subito col conseguente commissariamento e nuove elezioni entro 3 mesi, bisogna far capire che l’epoca in cui interessi personali hanno prevalso su quelli generali è finita.
Sembra non corrispondente alla necessità attuale utilizzare le elezioni europee per cacciare il ceto politico inconcludente che sta governando la Sicilia. Sembra fuorviante che, attraverso la protesta, che nell’urna si esprime con un NO grande, si indichi l’abrogazione dello Statuto dei privilegiati. Però non c’è un’altra via per ribaltare l’attuale subalternità di una parte della classe dirigente che resta prona pur di ingrassare.
È, infatti, proprio la gran parte della classe dirigente che deve agire e deve sostenere questa Campagna del NO, unica via per cambiare.
“Senza rompere le uova non si può fare la frittata” (Lenin, 1870-1924).