Senza licenza sui limiti delle emissioni le centrali Rsu non entrano in funzione - QdS

Senza licenza sui limiti delle emissioni le centrali Rsu non entrano in funzione

Andrea Salomone

Senza licenza sui limiti delle emissioni le centrali Rsu non entrano in funzione

venerdì 25 Aprile 2014

Il processo di combustione va controllato correttamente e i gas di combustione sono depurati prima del loro rilascio finale

LONDRA – Nel documento intitolato “Incineration of Municipal Solid Waste”, “incenerimento dei rifiuti solidi urbani (Rsu)”, preparato dalla società di consulenza Frith Resourse Management e disponibile sul sito del Governo inglese, troviamo spunti molto interessanti sul tema emissioni e materiali in uscita provenienti dalle centrali energetiche a base di Rsu.
I limiti di emissioni per inquinanti specifici presenti nella combustione dei prodotti (gas di combustione) presso questi stabilimenti sono definiti in diverse direttive e legislazioni europee e applicati attraverso le norme di autorizzazione ambientale. L’entrata in funzione di una centrale Rsu presuppone una licenza e prevede la soddisfazione di una gamma di condizioni necessarie, tra le quali i limiti di emissioni per il rilascio nell’atmosfera, requisiti operativi e di monitoraggio.
Per rientrare in questi limiti, il processo di combustione deve essere controllato correttamente e i gas di combustione vanno depurati prima del loro rilascio finale nell’atmosfera. Sono gli stessi fornitori delle centrali Rsu a definire esattamente i processi di depurazione delle emissioni che verranno impiegati per raggiungere gli standard richiesti e utilizzando le migliori tecniche disponibili (Bat, Best available techniques).
L’approccio comune per il controllo dell’emissioni prevede l’iniezione dei seguenti agenti: ammoniaca nei gas di combustione caldi per gli ossidi di azoto (NOx); calce o bicarbonato di sodio per il diossido di zolfo (SO2) e l’acido idrocloridrico (HCI); carbonio per la captazione dei metalli pesanti; e, infine, un sistema di filtraggio per la rimozione delle ceneri volatili e altri solidi (calce o bicarbonato e carbonio).
Il controllo del monossido di carbonio (CO), dei composti organici volatili (COV) e delle diossine è mantenuto primariamente attraverso il rispetto di corrette condizioni di combustione. Maggiori informazioni sulla depurazione dei gas di combustione si trovano nel documento intitolato “Integrated Pollution Prevention and Control. Reference Document on the Best Available Techniques for Waste Incineration” pubblicato dalla CE nell’agosto 2006 e modificato con la direttiva Ue sull’emissioni industriali 2010/75/EU (Ied, Industrial emissions directive), nella direttiva 2000/76/CE sull’incenerimento dei rifiuti (Wid, Waste incineration directive) e nella relativa modifica 1137/2008.
La depurazione dei gas di combustione produce ceneri volatili, calce, bicarbonato e carbonio. Questi residui, meglio noti col nome di “residui per il controllo dell’inquinamento dell’area” (APCr, Air Pollution Control residues) vengono classificati come “rifiuti pericolosi”. Normalmente vengono mischiati, anche se esistono alcuni sistemi industriali in grado di separare le ceneri volatili dagli altri componenti.
Per via della loro pericolosità, il loro smaltimento deve essere intrapreso seguendo una certa prassi e determinate norme. Normalmente, il peso di questi residui si aggira tra il 2% e il 6% del peso della quantità totale dei rifiuti in entrata nelle centrali Rsu.
Il principale materiale residuo proveniente dalla combustione dei rifiuti viene chiamato “cenere di fondo da inceneritore” (Iba, Incinerator bottom ash). Si tratta del residuo in uscita dalla camera di combustione, ossia delle frazioni incombustibili del carburante Rsu. Di solito questa massa di ceneri si aggira attorno al 20%-30% del peso totale dei rifiuti in entrata nell’impianto e corrisponde a circa il 10% del loro volume. Queste ceneri, successivamente raffreddate, vengono continuamente scaricate dalla camera di combustione per lasciare spazio ai nuovi rifiuti. La quantità totale di ceneri varia a seconda se del genere di rifiuti combusti. Se si tratta di rifiuti pretrattati in impianti di separazione – dove vengono estratti tutti i materiali riciclabili e incombustibili come vetro, metalli e materiali inerti – la quantità di ceneri residue sarà ovviamente inferiore. Viceversa, sarà superiore, perché le ceneri saranno ricche di materiali incombustibili potenzialmente pre-estraibili.
In quest’ultimo caso si ha il vantaggio che i metalli all’interno delle ceneri sono di miglior qualità e possono essere venduti nel mercato più facilmente e a prezzi più alti, perché attraverso il processo di combustione vengono eliminati tutti i materiali estranei contaminanti, principalmente gomme e plastiche.
 

 
Non tossiche le ceneri impiegate sulle strade
 
LONDRA – Un discorso molto importante, infatti, concernente il lato economico delle centrali Rsu, è quello dello sbocco dei materiali in uscita nel mercato. Il processo di incenerimento produce ceneri che possono essere riciclate per essere impiegate nel settore delle costruzioni.
Nell’intervista al sindaco di Parma, disponibile su youtube sotto il titolo “L’inceneritore di Parma – Intervista a Federico Pizzarotti”, tra il quattordicesimo e il quindicesimo minuto il primo cittadino del capoluogo romagnolo dice: “Un’altra grande cosa che non si dice è: dove finiscono le ceneri di un inceneritore? […] Chi vorrebbe avere in casa propria le ceneri dell’inceneritore impastate coi propri mattoni? Io penso nessuno”.
Premettiamo che l’impiego delle ceneri residue dalla combustione dei rifiuti nel settore delle costruzioni è cosa è saputa e risaputa e non è tenuta nascosta da nessuno, anzi: viene sempre sottolineata come una pratica virtuosa ogni volta che ci si imbatte nei siti dei gestori di queste centrali, in quanto si tratta di puro e semplice riciclo materiale.
A ciò va aggiunto che le ceneri impiegate nelle costruzioni non sono quelle tossiche, che invece vengono messe in speciali container e interrate in maniera sicura in miniere di salgemma.
Tra l’altro queste ceneri vengono usate perlopiù per la costruzione di strade e superfici di coibentazione delle discariche. In pratica viene steso un impasto di cenere e cemento sopra i rifiuti depositati in discarica. In questo modo si evita il contatto dei rifiuti con l’aria e si attua una chiusura ermetica del sito, in modo tale da recuperare i gas prodotti dalla fermentazione della massa dei rifiuti interrati, principalmente anidride carbonica e gas naturale, attraverso tubi che veicolano i gas dalla massa dei rifiuti indifferenziati ad una centrale energetica che li brucia in appositi motori a gas per produrre calore ed elettricità.
 


L’obiettivo è di recuperare quanto più possibile da Rsu
 
LONDRA – Ovviamente si potrebbe sottolineare che in Sicilia la cenere non manca per via dell’Etna, quindi non avrebbe senso produrne altra.
Un’osservazione, però, tendenziosa, perché l’obiettivo delle centrali Rsu non è quello di produrre cenere per le costruzioni. L’obiettivo è, invece, quello di recuperare quanto più possibile dai rifiuti. Salvato il salvabile attraverso le strategie in cima alla lista della “gerarchia rifiuti”, resta infatti sempre una parte non riciclabile combustibile per produrre energia.
Con tutta la cenere che abbiamo in Sicilia, infatti, avremmo potuto chiudere ermeticamente tutte le discariche siciliane già da molto tempo, quanto meno quelle chiuse per via dell’esaurimento dello spazio disponibile.
Ad ogni modo non tutto è perduto, ed è possibile muoversi immediatamente in questa direzione. Accanto a queste discariche ermeticamente chiuse dovrebbero essere costruiti impianti di biogas per recuperare tutto il biogas naturale continuamente prodotto dai rifiuti e purtroppo “appizzato”.
L’aggettivo siciliano che utilizziamo non è stato utilizzato a caso. Esso è traducibile con “spiacevolmente non utilizzato” e traduce l’aggettivo inglese “wasted”, ossia “guastato, rovinato”, meglio di ogni altro aggettivo italiano. Va ricordato, infatti, che il sostantivo “waste” significa, sì, “guastare, rovinare”, ma anche “rifiuti”. Nella lingua italiana, invece, nessuno dei sostantivi “rifiuto”, “spazzatura”, “scarto”, “immondizia” fa riferimento all’idea di una risorsa potenzialmente riutilizzabile, ma solo a qualcosa di disgustoso di cui bisogna disfarsi.
Il vantaggio di questi stabilimenti posti accanto alle discariche non sarebbe solo la produzione di energia inutilmente dispersa nell’atmosfera. La costruzione di questi impianti, infatti, porterebbe ad un lavoro di revisione e bonifica delle discariche chiuse e la fine degli odori nauseabondi e le emissioni nocive emanati dai rifiuti posti a diretto contatto con gli agenti atmosferici.
 
(51. Continua. Le precedenti puntate sono state pubblicate – nel 2013 – il 22 febbraio, l’1, 12, 15, 22, 29 marzo, il 5, 12, 19 aprile, 3, 10, 17, 24 maggio, il 7 giugno, il 5, 12, 19, 26 luglio, 2, 9, 23, 30 agosto e 6, 13, 20, 27 settembre, 4, 18, 25 ottobre, 1, 8, 15, 22, 29 novembre, 6, 13 dicembre, – nel 2014 – 10, 17, 24, 31 gennaio, 14, 21, 28 febbraio, 7, 14, 21 28 marzo, 4, 11 e 18 aprile. La prossima pubblicazione è prevista venerdì 9 maggio).

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