Perso più di un litro ogni due in rete, 27 comuni su 390 senza fogne, la Regione ha impegnato 232 mln su 1,1 mld. Ultima proroga Ue sui depuratori: 1° gennaio 2016. Dopo scattano le sanzioni
PALERMO – Nella terra della lentezza il senso dello stupore è sprecato. La Sicilia, che ha oltre cinquanta comuni sotto la lente Ue, e a rischio sanzioni a partire dal 2016, per non essere in regola con la normativa comunitaria in materia di acque reflue, ha attivato soltanto nel febbraio scorso per le procedure per una prima tranche di bandi dell’oltre miliardo stanziato dal Cipe nel 2012.
Storia di una Regione dal passo del pachiderma, che presto potrebbe pagare di tasca propria – il ministero in caso di multa potrebbe rivalersi su Palermo – una inettitudine che ha radici lontane, considerando che la direttiva prevedeva che gli agglomerati (Comuni) superiori a 10 mila abitanti avrebbero dovuto dotarsi già a partire dal 1998 di sistemi per la raccolta e il trattamento delle acque reflue. Intanto la Regione continua a godere di un investimento sulle proprie infrastrutture idriche che è tra i più bassi d’Europa.