Basta piagnoni, competenti per il lavoro - QdS

Basta piagnoni, competenti per il lavoro

Carlo Alberto Tregua

Basta piagnoni, competenti per il lavoro

venerdì 10 Aprile 2009

I siciliani non hanno l’anello al naso

La Sicilia delle lamentele. Tutti hanno qualcosa su cui piangere. Pochi, invece, propongono soluzioni e intravedono le strade per uscire dalle difficoltà. è una dannazione o, se volete, una condanna che ci vede perdenti. Fino a quando continueremo a piangerci addosso arretreremo di più rispetto alle regioni che corrono.
Le regioni del Nord corrono perché hanno il numero giusto di dipendenti pubblici in organico, perché essi sono pagati meno di quelli della Sicilia, perché i pensionati hanno un assegno di quiescenza inferiore, perché investono di più nelle infrastrutture e nell’innovazione e, in definitiva, perché soddisfano con maggiore celerità ed efficienza le richieste di cittadini e imprese.
Qui, la litania dei “diritti” è lunga e incessante. Tutti hanno qualcosa da chiedere, nessuno ha qualcosa da dare. Lo stesso Governo regionale fa fatica a guardare lontano, assorbito com’è dalle mille emergenze quotidiane.

È vero, non si può lasciare la gente senza stipendio, ma questo comportamento deve costituire una contingenza, non una regola. Va stabilito, cioè, che entro un anno o due al massimo, cesserà l’elargizione d’inutili e improduttivi stipendi perché i destinatari, attraverso corsi di riqualificazione formativa saranno assorbiti da attività produttive che in Sicilia esistono e sono disponibili, per i competenti.
Nell’inchiesta pubblicata a pagina 10, evidenziamo, “La Sicilia che assume, il lavoro che c’è”. Indichiamo i settori che richiedono manodopera qualificata a tutti i livelli. Pubblichiamo inoltre, almeno ogni settimana, elenchi in ognuno dei quali vi sono 100 profili professionali richiesti in Sicilia, ai quali inutili enti di formazione sussidiati dalla Regione, che costeranno quest’anno 200 milioni di euro, non sono capaci di dare risposta. Ciò accade perché  i formatori avrebbero bisogno di riqualificarsi ed essere formati prima di trasmettere a tanti giovani speranzosi degli insegnamenti obsoleti e del tutto fuori mercato.

Basta piagnoni. Basta le grida dei sindacati che proteggono i privilegiati, cioè i precari, cioè tutti quelli che sono entrati nelle Pubbliche amministrazioni perché galoppini di questo o quell’uomo politico.
Sfidiamo anche solo uno di queste migliaia di privilegiati a comunicarci che si trova nelle liste regionali per proprio merito a seguito di una qualunque selezione. Discorso di segno opposto va fatto per i vincitori di concorso che hanno diritto a essere collocati nelle posizioni.
Il vergognoso comportamento della Regione, che non riconosce chi col sacrificio ha superato lo sbarramento e favorisce chi è stato raccomandato dal cattivo politico, deve cessare.
Ma poi, questa faccenda dei precari siciliani, che Brunetta afferma essere poco più di 11 mila, ma che sappiamo essere 20/30 mila, ci penalizza anche sul piano dell’immagine perché fa vedere un piccolo lotto di persone che piagnucola, che chiede l’elemosina di uno stipendio, che non ha la dignità di affrontare il mercato con propri mezzi professionali, in quanto non li possiede, e non ha la voglia di procurarseli.

La conoscenza è a disposizione di tutti. Non è esclusiva di nessuno. I bravi professionisti si sono formati col sacrificio, gli incompetenti sono rimasti al palo.
Leggerete le migliaia di opportunità di lavoro che vi sono in Sicilia ed è un vero schifo che a fronte di esse ci siano alcune decine di migliaia di persone che si ostinano a volere entrare nelle pubbliche amministrazioni anziché acquisire le competenze per sfruttare le opportunità.
Qualcuno ci scrive che la nostra linea editoriale, tenuta da trent’anni, assomiglia al cane che abbaia alla Luna perché inascoltata. Non è così. Infatti sentiamo, dal Presidente della Regione a tanti assessori regionali e dirigenti generali, argomenti che si avvicinano ogni giorno di più alle questioni da noi proposte. La svolta è palpabile: abbandonare l’assistenzialismo e andare verso il mercato.

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