Esportazioni, la crisi del petrolio affonda il primo trimestre di Sicilia - QdS

Esportazioni, la crisi del petrolio affonda il primo trimestre di Sicilia

Rosario Battiato

Esportazioni, la crisi del petrolio affonda il primo trimestre di Sicilia

giovedì 12 Giugno 2014

L’Istat conferma la tendenza al ribasso. Come al solito gli idrocarburi fanno il bello e cattivo tempo. Il comparto più in crisi è proprio quello dei prodotti raffinati: tracollo del 17,1%

PALERMO – Il made in Italy riprende vigore. I dati Istat del primo trimestre del 2014 sulle esportazioni delle regioni italiane hanno registrato una crescita timida rispetto ai tre mesi precedenti e soltanto per l’Italia nord-occidentale, nord-orientale e centrale. Il risultato è più consistente se prendiamo come riferimento il primo trimestre del 2013, che offre percentuali ben più sostanziose per tutta l’Italia e in particolare per il meridione. A destare preoccupazione è, invece, proprio la Sicilia, che nell’ultimo rapporto della Confindustria regionale al 2012, diffuso nei giorni scorsi, risultava al settimo posto nazionale per esportazioni col 3,3% del totale, miglior risultato nel Mezzogiorno, e che due anni dopo è diventata una palla al piede per il Paese.
Tra gennaio e marzo di quest’anno, rispetto ai tre mesi precedenti, le vendite di beni sui mercati esteri risultano stazionarie per l’Italia nord-occidentale, in aumento per le regioni nord-orientali (+0,9%) e centrali (+1,9%), mentre l’area meridionale e insulare registra una rilevante diminuzione (-3,5%). Migliora, invece, il riferimento rispetto al 2013 con dato generale pari al +1,5%. In questo caso è stata l’Italia meridionale a stimolare la crescita significativa (+5,6%) cui seguono l’incremento delle vendite all’estero della ripartizione nord-orientale (+4,5%) e nord-occidentale (+1,7%). Segnali pessimi, invece, arrivano dalle regioni dell’Italia insulare (-16,5%) e in debole calo quelle dell’Italia centrale (-0,9%).
Il quadro per la Sicilia è semplicemente tragico: -15,6% è il contributo frenante che l’Isola offre alle esportazioni nazionali. Si tratta di una percentuale negativa superata soltanto da Basilicata (-21%), Molise (-19,8), Sardegna (-18,1%). Dall’altra parte della barricata le locomotive si chiamano Emilia-Romagna (+5,9%), Piemonte (+6,9%), Veneto (+2,7%), Puglia (+18,1%) e Marche (+10,5%). Inoltre nell’Isola è stata più marcata la tendenza negativa verso i mercati extra Ue (-17%), ma anche quella verso i Paesi Ue (-13,3%) è risultata tra le peggiori a livello nazionale.
Probabilmente non è un caso che la congestione dei traffici arrivi proprio da quelle realtà dipendenti dal sistema petrolio in crisi, in Basilicata si produce il 10% del fabbisogno nazionale, oppure non collegate alla terraferma come la Sardegna. La Sicilia ha tutte queste criticità assieme. L’Isola vive di una realtà infrastrutturale inferiore alla media nazionale, senza godere di continuità territoriale col resto del Paese e orfana anche dell’ecobonus bollato dall’Ue come "aiuto di Stato" e che permetteva al trasporto su gomma, che ad oggi gestisce circa il 90% delle merci in uscita dall’Isola, di sfruttare il combinato strada-mare.
 
In questo vuoto si è inserita anche la crisi nera della raffinazione – non a caso Siracusa capitale degli idrocarburi risulta una delle province che contribuisce alla contrazione dell’export – e la prolungata assenza di interventi per ammodernare le raffinerie isolane. E infatti “decrementi significativi delle vendite all’estero – si legge nel repor dell’Istituto di statistica – si registrano invece per metalli di base e prodotti in metallo, esclusi macchine e impianti, da Toscana (-42,1%), Piemonte (-19,2%) e Veneto (-8,4%) e per prodotti petroliferi raffinati da Sicilia (-17,1%) e Sardegna (-20,6%)”.

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