Bisogna vendere la propria immagine non solo a livello nazionale ma anche all’estero. Altrimenti il rischio è di una totale debacle sulla scia di ciò che sta avvenendo oggi.
Fra i settori dell’economia a soffrire maggiormente in Sicilia, quello tessile, fa registrare numeri più preoccupanti. Il comparto, sta vivendo davvero momenti di grandissima difficoltà.
Questo negli ultimi anni è stato attanagliato da una crisi senza precedenti che ha fatto smobilitare in prima persona il sindaco della città etnea Pino Firrarello. Il rischio tuttora non scongiurato è la delocalizzazione produttiva di una nota azienda produttrice di jeans.
“Le grandi firme – ha affermato il presidente del Consorzio Sicilia Moda Mario Catania – hanno deciso di delocalizzare le commesse. Noi abbiamo già attivato le procedure per assicurare gli ammortizzatori sociali ai lavoratori che intendiamo tutelare, ma è bene trovare delle soluzioni altrimenti non ci sarà futuro”.
Una testimonianza che racchiude lo stato di disagio delle imprese artigianali del settore dell’intera Sicilia orientale.
Una delegazione dell’organizzazione di categoria della provincia di Palermo, composta dal coordinatore cittadino Giuseppe Scafidi, dalla presidente di Federmoda Daniela Cocco, e dal responsabile dell’ufficio internazionalizzazione della Cna Ninni Saeli, ha avuto un’interlocuzione con il governo regionale a cui è stato sottoposto un progetto di promozione dell’artigianato nel settore della moda, del tessile e del calzaturiero siciliano attraverso un’iniziativa da promuovere a Palermo agli inizi del prossimo anno.
Resta poi da sfruttare un’altra grande potenzialità che è quella del Distretto sulla filiera del tessile della Sicilia orientale. “Il Distretto – ha sottolineato il direttore del consorzio “Sicilia moda”, Salvatore Spartà – può attingere a risorse comunitarie che per la maggior parte permettono ristrutturazioni, investimenti e formazione. Bisogna quindi fare in modo di regolare questi finanziamenti comunitari.
Ci sono anche degli importanti spiragli per il settore anche se il privato non può andar da solo: “Ricercando altri clienti – ha aggiunto Mario Catania – abbiamo ricevuto la richiesta di effettuare, oltre alla confezione del capo, anche la vendita.
In quel caso potremmo diventare anche bravi venditori e sostenere un marchio proprio, ma per farlo sono necessari investimenti”.
L’indagine, realizzata in collaborazione con Format, rileva anche che quasi il 60 per cento dei consumatori ha già acquistato o sta per fare acquisti approfittando dei prezzi scontati, che i consumatori sono più attenti alla qualità che al prezzo e che l’identikit del “salmista” perfetto è un maschio con meno di 45 anni, single, lavoratore e residente nei centri di ridotte dimensioni siciliani. In base alla valutazione dei commercianti, emerge che complessivamente il 57,8 per cento ha visto un calo degli acquisti da parte dei consumatori. Segno di una crisi irreversibile se non si cercano alternative all’attuale sistema di mercato.