Pensionati parassiti e pensionati legittimi - QdS

Pensionati parassiti e pensionati legittimi

Carlo Alberto Tregua

Pensionati parassiti e pensionati legittimi

venerdì 18 Luglio 2014

Inps, enorme deficit per i pubblici

Per gli assegni di pensione, secondo l’Inps, si spendono oltre 220 miliardi all’anno, ma se ne incassano di contributi meno di duecento. Vi è dunque un deficit strutturale di 21,6 miliardi. Le prestazioni sono 23 milioni, ma indirizzate a sedici milioni di cittadini: come dire che ognuno di essi riceve una pensione e mezzo.
Vi sono otto milioni di pensionati che non hanno versato mai contributi, ma che ricevono un assegno intorno a cinquecento euro al mese pagato da tutti i cittadini.
Non è questo, però, l’argomento delle considerazioni che seguono in quanto riteniamo doveroso per una Comunità civile sostenere con un assegno minimo i poveri, senza però aggravare il bilancio dello Stato. Significa che i pensionati poveri, che non hanno avuto la possibilità di versare contributi, ricevono il loro assegno a carico dei pensionati ricchi e non a carico di tutti i cittadini fra cui moltissimi che i contributi, invece, li hanno versati.
E’ questo il nocciolo della questione che dei sedici milioni di pensionati ve ne è una grandissima parte che riceve molto di più di quanto ha dato, per effetto di un’iniquità macroscopica della generazione che ci ha preceduto, egoista, a danno dei giovani.

Come è noto, il sistema contributivo, cioè il calcolo dell’assegno in base ai contributi versati, è entrato in vigore il primo gennaio 1996. Tutti coloro che avevano un rapporto di impiego antecedente ricevono un assegno pensionistico misto fra retributivo e contributivo.
Nel settore pubblico il privilegio è esteso perché sono pochi quelli che ricevono l’assegno in base al metodo contributivo, mentre la maggior parte lo riceve in base al metodo retributivo.
Quando un cittadino non ha versato i contributi, ma riceve ugualmente un assegno sovrabbondante, chi paga la differenza? Tutti gli altri cittadini, le imprese e in genere coloro che pagano una pletora di imposte e tasse di tutti i livelli.
Si dice: cosa fatta capo ha. Tradotto vuol dire che chi ha avuto, ha avuto e chi ha dato, ha dato. Ma queste affermazioni non possono essere accettate da una Comunità allo stremo, soverchiata da una crisi tremenda, peggiorata dalla gravosissima imposizione fiscale.
 

Il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, venuto al nostro forum pubblicato il 14 aprile 2012, ha fatto una dichiarazione coraggiosa “i pensionati che ricevono assegni calcolati in base al metodo retributivo (ripetiamo non in base ai contributi effettivamente versati) non possono acclarare diritti acquisiti. Si tratta, infatti, di privilegi acquisiti e come tali vanno eliminati o attenuati”.
Sante parole. Si tratta di constatare come egli possa passare dalle parole ai fatti proponendo un ddl di revisione del calcolo delle pensioni che tolga, in tutto o in parte, quella frazione di pensione indebitamente pagata ogni mese perché, lo ripetiamo ancora, non corrispondente ai contributi versati.
Non crediamo che un siffatto ddl possa vedere la luce perché la corporazione dei pensionati privilegiati è fortissima, in quanto essa comprende le alte sfere dello Stato, nonché dipendenti e dirigenti pubblici di ogni livello, parlamentari, consiglieri regionali e comunali. A proposito di parlamentari è inconcepibile che quelli arrestati o sospesi continuino a percepire ventimila euro al mese.

Un’improvvida legge Monti (n. 214/11 ) ha trasferito l’Inpdap (Istituto di previdenza dei dipendenti pubblici) nell’Inps (Istituto di previdenza dei dipendenti privati). Lo ha fatto perché il primo era in forte deficit (oltre dieci miliardi), mentre il secondo era in attivo per lo stesso importo, con ciò scassando i conti di quest’ultimo. Ora l’Inps traballa, ha perso l’autosufficienza, per colpa dei pensionati pubblici.
Perché l’Inpdap era in forte deficit? Per le ragioni prima esposte e cioè che ha continuato a liquidare assegni pensionistici senza prima avere ricevuto i relativi contributi, con ciò creando pensionati privilegiati.
In questa vicenda vi è un comportamento stonato, quello dei sindacati che rappresentano tutti i lavoratori pubblici e privati. In cosa consiste la stonatura? Nel silenzio più profondo relativo all’iniquità prima richiamata. I sindacati, infatti, avrebbero dovuto denunziare i privilegi dei pensionati pubblici e chiedere equità fra essi e i pensionati privati, con ciò eliminando un indecoroso privilegio. Ma non l’hanno fatto!

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