I diritti negati dei disabili al Sud. I più numerosi in Italia, i più soli - QdS

I diritti negati dei disabili al Sud. I più numerosi in Italia, i più soli

Anna Claudia Dioguardi

I diritti negati dei disabili al Sud. I più numerosi in Italia, i più soli

giovedì 24 Luglio 2014

Altomonte (Usr): “La competenza sugli edifici è degli Enti locali. Noi pungoliamo le amministrazioni”. Numerose le scuole siciliane non a norma, ben al di sopra della media nazionale

CATANIA – La vita per i piccoli disabili non è certo facile. Paradossalmente lo è meno, spesso, proprio nei luoghi che la vita la dovrebbero insegnare: le scuole. Carente si rivela infatti la situazione degli istituti di istruzione primaria e secondaria di primo grado in merito a questioni di fondamentale importanza che vanno al di là del problema delle barriere architettoniche. Un quadro nitido è tracciato dal rapporto Istat “Integrazione degli alunni con disabilità nelle scuole primarie e secondarie di primo grado statali e non statali”, per l’anno 2012-2013, secondo il quale sono circa 149 mila gli alunni con disabilità in Italia (ossia il 3,2% del totale).
Volendo tracciare, in breve, un profilo di questi piccoli alunni, la tipologia di problema più frequente è quella legata al ritardo mentale (38,1% scuola primaria e 44,5% scuola secondaria di primo grado). Su tale fronte di analisi, il Mezzogiorno si caratterizza negativamente per una maggiore presenza, pari al 30,3% di alunni di scuola primaria che manifestano la compresenza di almeno tre problemi, situazione che scende al 22,8% al Centro e al 22,1% al Nord. Analogamente, nelle scuole secondarie di primo grado nel Mezzogiorno tale compresenza si verifica nel 28,6% dei casi (19,2% al Centro, 18,1% al Nord).
Una differenziazione territoriale emerge anche per quanto concerne il grado di autonomia degli alunni disabili nello svolgimento di alcune attività essenziali, quali lo spostarsi, mangiare e andare al bagno. Anche in questo caso sono gli alunni nel Mezzogiorno a vivere le situazioni più critiche, qui infatti il 27,2% e il 19,9% degli alunni dei due ordini non è autonomo in almeno una delle tre attività, contro il 17,5% e l’11,8% degli studenti del Nord in analoghe condizioni.
Ma se fino ad ora i dati in esame hanno riguardato fattori esterni a responsabilità di alcun tipo, di responsabilità si può parlare in tema di barriere architettoniche. “È il Mezzogiorno – si legge infatti nel rapporto – la ripartizione geografica con la percentuale più bassa di scuole con scale a norma (74,4% di scuole primarie e 84,1% di secondarie) e servizi igienici a norma (68,7% di scuole primarie e 72,9% di secondarie); all’estremo opposto, il Nord, con la percentuale più elevata sia per le scale a norma (83,6% di scuole primarie e 89,7% di scuole secondarie) che per i servizi igienici a norma (83,3% di scuole primarie e 86,2% di scuole secondarie)”.
 
La Sicilia si posiziona al di sotto della media nazionale per tutto ciò che riguarda le caratteristiche degli edifici scolastici a norma, con scarti che vanno –  come mostrano i dati della tabella – dai due, fino agli otto punti percentuale, nel caso dei servizi igienici delle scuole secondarie. Su tale situazione, il Quotidiano di Sicilia ha interpellato il Direttore generale dell’Ufficio scolastico regionale, Maria Luisa Altomonte. “Siamo consapevoli – esordisce la Altomonte – che la Sicilia si situa ad un livello inferiore alla media nazionale. È giusto ricordare, tuttavia, che  la competenza sugli immobili che ospitano le istituzioni scolastiche non è dell’Usr ma degli Enti locali.  A noi, ed in particolar modo ai dirigenti scolastici assegnati alle scuole,  non resta che continuare nell’opera di pungolo e sensibilizzazione verso gli amministratori locali”.
 
Dal suo canto l’Usr ha a sottoscritto negli ultimi anni diversi protocolli d’intesa con enti e associazioni di settore “per favorire – spiega –  lo sviluppo di una migliore conoscenza e di una maggiore sensibilità in materia di Integrazione/Inclusione delle persone in situazione di disabilità”. Piccoli passi di cui, tuttavia, visti i numeri appena analizzati, non si vedono i benefici.
 

 
Al Sud potenziato il sostegno ma cresce anche il malcontento
 
CATANIA – Sono più di 67 mila gli insegnanti di sostegno rilevati dal Miur con un numero medio di alunni pari a 1,8 nella scuola primaria e 2,0 nella scuola secondaria di primo grado, più o meno in linea, quindi, con quanto previsto dalla L 244/2007. Una figura importante, rammenta l’Istat “non solo per il processo formativo dell’alunno con disabilità, ma anche per promuovere e favorire il processo d’inclusione scolastica. Si distinguono in tal senso positivamente le scuole del Mezzogiorno, nelle quali risulta più elevato il numero medio di ore di sostegno per alunno: 13,4 ore medie settimanali nella scuola primaria e 10,8 nella scuola secondaria di primo grado. Cifre che scendono rispettivamente a 10,2 e 8,3 al Centro.
 
Nonostante ciò, è emerso che proprio nel Mezzogiorno, una quota maggiore di famiglie ha ritenuto di ricorrere al Tar per chiedere l’aumento delle ore, ritenendo quelle attuali non idonee a  soddisfare i bisogni dell’alunno. La percentuale dei ricorsi addirittura raddoppia al Sud passando dal 5,4% al 12,2% nella scuola primaria e dal 3,95 al 8,1% nella scuola secondaria di primo grado. Un controsenso, quindi, in apparenza, forse motivato dalla minore presenza di supporti esterni, ma un controsenso attribuibile in parte anche a un problema di mentalità diffusa, che deve farci riflettere, come sottolinea, anche la dottoressa Altomonte che lo attribuisce ad una serie di fattori.
 
Tra questi “la convinzione diffusa che senza la presenza dell’insegnante di sostegno gli studenti disabili non possano vivere adeguatamente l’esperienza scolastica o – peggio ancora – vengano abbandonati a se stessi. Si tratta – sottolinea la dirigente – di un profondo pregiudizio che non coglie fino in fondo l’importanza del lavoro del gruppo-classe per favorire i processi inclusivi”. Una seconda impropria associazione è quella, secondo la dirigente tra “situazione di gravità e necessità di un maggior numero di ore di sostegno” .
 
Impropria in quanto “non necessariamente – sottolinea la Altomonte –  la condizione descritta dal comma 3 dell’art. 3 della Legge 104 necessita sempre – e comunque – di più sostegno didattico. In molti casi, infatti, risultano più adeguate specifiche forme di assistenza ad personam”. Motivazioni in contrasto, secondo la dirigente con la considerazione, sempre più comune “che la qualità dell’integrazione non è direttamente proporzionale al numero di ore di sostegno ma ad una globalità di approccio educativo-didattico e di rete che valorizzi una presa in carico complessiva e distribuita delle situazioni di disabilità”.
 

 
Il deserto degli educatori nel Meridione, oltre gli insegnanti di sostegno spesso il nulla
 
CATANIA – Tra le spiegazioni della dirigente sul maggiore ricorso al Tar per l’aumento delle ore di sostegno al Sud, vi è anche la seguente: “Le scuole del Meridione, spesso, non possono contare sulla presenza di altre figure professionali (assistenti forniti dagli Ee.Ll. e dalle Asp) a supporto dell’integrazione. Motivo per cui l’insegnante di sostegno viene percepito come l’unica risorsa esistente a favore dell’integrazione/inclusione”. 
È proprio questo uno dei tratti negativamente distintivi delle scuole del Mezzogiorno. Analizzando il numero di ore di Aec (Assistenti educativi culturali: dipendenti del Comune o di cooperative che collaborano per l’integrazione dei minori non autonomi), emerge una netta forbice tra le 11,6 ore medie settimanali degli alunni del Nord e le 6,5 di quelli del Mezzogiorno. A primeggiare per le scuole secondarie di primo grado è il Centro con 11,4 ore settimanali, contro le 7 del Mezzogiorno. La Altomonte ricorda che “l’assistenza specialistica è una competenza specifica degli Ee.Ll. Il personale, in generale, è insufficiente a coprire tutte le esigenze presentate dalle scuole siciliane”, in cui secondo i dati dell’Usr risultano essere inseriti circa 22.000 studenti disabili. “Negli ultimi anni, tuttavia – sottolinea – anche grazie all’intervento delle associazioni dei genitori, si è registrato un incremento in alcune province siciliane di personale dedicato. In particolare va ricordato il caso di  Palermo che, ormai da due anni, ha istituito un servizio di assistenza specialistica per gli alunni disabili delle scuole dell’infanzia – primaria e secondaria di primo grado formato da più di 500 operatori”.

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