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Siracusa – Teatro comunale, una storia di sprechi e di interventi tutt’altro che risolutivi

Isabella Di Bartolo

Siracusa – Teatro comunale, una storia di sprechi e di interventi tutt’altro che risolutivi

mercoledì 30 Luglio 2014

Un luogo di cultura, simbolo della città, situato nel cuore di Ortigia, che ha usufruito nel corso degli anni di diversi finanziamenti per la sistemazione, senza però essere fruibile

SIRACUSA – Venne chiamata legge post-sisma, perché varata dopo il terremoto del 13 dicembre del 1990, quando la provincia aretusea – e non solo – subì danni ingenti a edifici pubblici e abitazioni. In quell’occasione crebbero numerose le richieste di aiuto da parte delle varie amministrazioni comunali, tra cui quella del capoluogo, che furono costrette a transennare, per pericoli di crolli, chiese, palazzi storici e monumenti. Da qui la decisione del Governo regionale di varare una legge ad hoc che, appunto, servisse per aiutare le città in difficoltà: e così nacque la Lr 433 del 1991, che portò, solo a Siracusa, circa 40 milioni di euro.
Di questi fondi, 5 milioni vennero stanziati per la ristrutturazione di un simbolo della città, l’unico spazio teatrale al chiuso di proprietà pubblica: il Teatro comunale di via Roma, nel cuore dell’isola di Ortigia. Un edificio risalente al 1872 e per la cui realizzazione vennero abbattute la chiesa e il monastero dell’Annunziata, insieme al Palazzo del principe della Cattolica. Costo iniziale dell’opera: 154 mila lire e cinque anni per realizzarla. Dopo lunghe polemiche, tra cui un acceso dibattito sulla cattiva costruzione delle opere del Teatro, il Massimo venne inaugurato nella primavera del 1897, con la “Gioconda” di Ponchielli e il “Faust” di Gounod. La sua vita, però, durò soltanto 59 anni e, nei fatti, la sua costruzione non venne mai ultimata.
Dal 1950 al 1998 il Teatro fu protagonista di alcune isolate operazioni di sistemazione e ristrutturazione, che non furono però risolutive. Ciò comportò un serio deterioramento dell’immobile, che giunse alle soglie del 2000 in condizioni precarie. Tra il 1999 e il 2000 furono avviati i restauri di parti pittoriche di palchi e volte, per un importo complessivo di 439 mila euro, e dal 2000 al 2002 alcuni lavori di consolidamento costati 2 milioni e 400 mila euro. A partire dal novembre del 2003, con i fondi della legge regionale 433 venne redatto un progetto dall’Istituto regionale per il restauro e, dopo un tortuoso iter, approvato e avviato nel settembre del 2005.
“Ci siamo trovati davanti a un’opera imponente – dichiara il deputato regionale di Ncd, Enzo Vinciullo, all’epoca assessore comunale alla Ricostruzione post-sisma – e abbiamo avviato interventi con celerità e grande attenzione completando quanto di nostra competenza”. Dopo una pausa legata al cambio di passo dell’amministrazione comunale (passata da Titti Bufardeci a Roberto Visentin), nuovi lavori vennero intrapresi nel 2010 quando il Comune accese un mutuo da 4 milioni di euro per sopperire alla carenza di fondi necessari agli arredi e alla sistemazione degli impianti elettrici e idrici. Oggi, è quasi tutto ultimato ma il Teatro non può aprire i battenti per ragioni tecniche che rischiano di sfociare in una causa giudiziaria. “L’impianto antincendio – dice il sindaco Giancarlo Garozzo – è danneggiato. Abbiamo avviato un’interlocuzione con la ditta che lo ha realizzato ma senza successo, siamo costretti ad agire legalmente”.
Il Comune ha nominato un perito che ha verificato le condizioni degli impianti e, dopo alcuni sopralluoghi con la ditta, ha deciso di proseguire l’azione legale paventata. “Il Teatro comunale è ormai quasi ultimato – afferma l’assessore a Ortigia, Francesco Italia -, abbiamo montato gli ultimi arredi e stiamo sistemando le rifiniture. Purtroppo la questione legata all’impianto antincendio non ci consente di aprirlo al pubblico per allestirvi spettacoli poiché non possiamo avere il collaudo da parte dei vigili del fuoco in quanto le tubature risultano danneggiate in alcuni punti. La ditta che ha eseguito i lavori ha assicurato di aver fatto tutto nel rispetto del contratto e in piena regola, dunque siamo costretti a procedere legalmente nonostante questo ci amareggi molto in quanto sappiamo che comporterà un allungamento dei tempi di consegna del restauro”.
Il Comune, infatti, intende aprire al pubblico il Teatro comunale e farlo fruttare dal punto di vista economico prevedendo visite guidate all’interno dello storico edificio con il cui ricavato assicurare la manutenzione stessa dell’immobile. “Vogliamo avviare una gestione nuova e virtuosa – conclude il sindaco Garozzo – come abbiamo già fatto per l’Artemision che è stato affidato a una società attraverso un bando pubblico. Ciò ci consentirà di fare cassa, tenere aperti i monumenti di nostra proprietà e garantirne dunque la fruizione”.
 

 
Un’opera incompiuta da oltre un cinquantennio
 
SIRACUSA – Fu “I pagliacci” di Leoncavallo l’ultima opera rappresentata sul palcoscenico del Teatro Massimo di via Roma. Era il 1956, e l’edificio di Ortigia era il fulcro della mondanità aretusea. Sceso quell’ultimo sipario, il Teatro ha ospitato per qualche tempo, fino agli inizi degli anni 60, pranzi e feste di battesimi, cresime e matrimoni dei siracusani, per poi cadere nell’oblio. Motivo dell’abbandono l’esigenza di una ristrutturazione dell’immobile, di fatto mai completata. Sporadici gli interventi di restauro che si sono susseguiti nel corso degli anni fino a quelli programmatici iniziati a settembre del 2005 e costati 11 miliardi di vecchie lire spesi dalle amministrazioni comunali che si sono susseguite e stanziati dalla Regione nell’ambito dei fondi della legge 433 del 1991 (cosiddetta legge post-sisma). Una seconda tranche di lavori è partita poi agli inizi del 2008 ed è tuttora in corso: per questi interventi il Comune ha acceso un mutuo da 4 milioni di euro. Ma il Teatro resta ancora chiuso.

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