Su 94 mila pmi nel settore, l’Istituto di previdenza ha incassato 179 milioni di euro su 274 spettanti. Secondo uno studio della Cna, il 72% ha avuto un calo del fatturato
PALERMO – Per imprese artigiane si intendono diverse categorie di aziende che spaziano dal manifatturiero, costruzioni, impiantistica, trasporti, etc. Per ognuna di queste, le difficoltà sono diverse, un salone di parrucchiere, ad esempio, che incassa dopo il taglio di capelli, ha minori problemi di liquidità rispetto ad una tipografia che stampa manifesti e volantini anche per enti pubblici ed incassa la fattura dopo diversi mesi.
Ma le sofferenze esistono e di solito, in gergo finanziario, si chiamano debiti, impegni e pagamenti che molte imprese artigiane di Sicilia, non riescono ad onorare perché la crisi ha fatto abbassare drasticamente il loro fatturato.
Lo rivela uno studio della Cna regionale, realizzato su un campione di 1086 imprese artigiane intervistate, che hanno dichiarato nel 72% dei casi, di aver avuto una riduzione del fatturato dal 1° gennaio al 31 marzo di quest’anno. Ma i dipendenti e le tasse si devono pur pagare ed ecco che durante la crisi, ma il problema in realtà è annoso, si è inasprito quel meccanismo perverso che ha fatto indebitare soprattutto la piccola e media impresa artigiana. Si ritarda con il pagamento delle tasse o non ce la si fa a pagarle tutte ed il debito nei confronti dello Stato sale. Si incassa a “babbo morto” e per pagare, almeno lo stipendio al personale, si ricorre al credito d’esercizio, cioè prestiti che servono ad arginare le temporanee esigenze di liquidità finanziaria dell’impresa, in parole povere: a pagare precedenti debiti.
Ma a quanto ammontano i debiti delle imprese artigiane dell’Isola? Cosa si può fare per risolvere il dramma di chi vuole pagarle, le tasse, ma non ce la fa? A queste domande abbiamo cercato di rispondere con dei numeri che ci diano l’idea della gravità del problema ed anche utili spunti per risolverlo. In Sicilia dal 1954, esiste la Crias, ( Cassa regionale per il credito alle imprese siciliane) ente regionale che funziona come una banca, ma con tassi d’interesse più bassi. Alla data del 18 settembre 2009, alla Crias risultavano “giacenti” richieste per prestito di esercizio pari ad un importo di 72 milioni di euro. Lo rivela una nota della Federazione regionale casartigiani Sicilia.
Ma nei confronti dello Stato, quanto sono esposte le imprese artigiane? La direzione regionale dell’Inps ci ha fornito i dati aggiornati al 24 settembre 2009 e riferiti alle somme contributive a carico delle imprese artigiane siciliane nel 2008. Lo scorso anno, su circa 94 mila imprese artigiane ( nel 2007 erano circa 93 mila), l’Inps avrebbe dovuto incassare quasi 274 milioni di euro, (cifra esatta: 273.699.739), ha incassato, invece, poco più di 179 milioni di euro (179.117.280,00), dunque il debito della categoria verso l’Inps è di oltre 94 milioni di euro.(94.582.459,00.) Parliamo di soli contributi Inps, ma il meccanismo della sofferenza a pagare per tempo e tutte le tipologie di onere con lo Stato, vale anche per imposte quali Iva o Irpef.
Basta un omesso o ritardato pagamento che la somma va in ruolo con tutte le conseguenze che ne derivano: cartelle esattoriali che tra interessi, sanzioni e compensi di riscossione fanno lievitare il debito originario; avvisi di fermo amministrativo; iscrizioni ipotecarie.
Se a ciò si aggiungono: calo del fatturato; pagamenti di prestazioni dopo sei, sette mesi dal lavoro svolto; erogazioni di somme che sono avvenute anche dopo anni dall’inoltro dell’istanza, tipo i contributi regionali all’apprendistato; erogazioni di prestiti d’esercizio Crias dopo 8 – 9 mesi dalla data della richiesta, i debiti per gli artigiani sono assicurati.
Approfondimento. Le “ricette” della Cna e di Casartigiani
Abbiamo sentito alcune figure rappresentative del mondo imprenditoriale siciliano.
Il segretario regionale della Cna Mario Filippello suggerisce una minore “stretta” fiscale da parte degli enti impositori, che, a loro volta, sono diventati più flessibili nella concessione di rateizzazioni dei tributi in ruolo, ormai curati dalle esattorie; la Confartigianato ha richiesto di rinviare a marzo 2010, la revisione degli studi di settore prevista per settembre 2009.
Il Coordinatore regionale di Casartigiani Michele Marchese, suggerisce l’istituzione delle botteghe scuola dell’artigianato con una formazione triennale, il primo anno a totale carico della Regione e gli altri due al 50%, con erogazione di voucher in tempo reale.
Sconsiglia in assoluto il ricorso alla cartolarizzazione dei crediti, che provocherebbero ulteriori perdite alla categoria.
Ma questo è un altro meccanismo che va analizzato in un’altra storia. Perché è davvero tutta un’altra storia.