Dalle Province della Casta ai Consorzi - QdS

Dalle Province della Casta ai Consorzi

Dalle Province della Casta ai Consorzi

sabato 11 Aprile 2009

Costi politici. Quanto si risparmierebbe senza enti sovracomunali.
Le poltrone. Un sistema che ospita 305 consiglieri e 95 assessori per un totale di 400 posti che garantiscono indennità, compensi vari e soprattutto potere elettorale da gestire.
Le norme. Lo Statuto prevede la libera associazione tra Comuni, mentre nel 1986 la legge regionale 9 ha istituito le Province regionali con competenze spesso sovrapposte agli altri enti

PALERMO – Il problema vero è che in Sicilia, terra nota per il suo retaggio culturale, si trova una certa difficoltà a scrollarsi di dosso una struttura come quella delle Province che ad oggi fa posto a 305 consiglieri provinciali e a 95 assessori. Abolirle significherebbe per questi 400 esponenti politici dovere fare a meno della poltrona. Motivo per cui il passo non sembra semplicissimo.

D’Altronde già c’era stato recentemente un tentativo di abolire le Province con una proposta presentata nella Commissione Affari Costituzionali dell’Ars da parte del Pd. Ma alla fine l’atto non è passato. Sostanzialmente in 4 semplicissimi articoli si sanciva la fine di questi apparati che costano ogni anno quasi 900 milioni di euro (865 mln il dato esatto), da quello che si desume nelle spese generali delle Province regionali mettendo assiseme le spese correnti, le spese per rimborso prestiti e le spese per servizi per conto terzi. Considerando anche le spese per investimenti, si arriva a 2,6 mld €. Una enorme mole di soldi per delle strutture che di fatto restano marginali, con funzioni poco chiare e che spesso, proprio per questo motivo, vanno in conflitto di competenze con altri enti.

“In Sicilia – commenta il senatore Giampiero D’Alia – abbiamo la legge 9/86 che ha rinnovato ruolo e competenze in materia di decentramento regionale, ma nel resto d’Italia non è così. Per questo credo che le Province o devono essere dotate di compiti prestabiliti o devono essere eliminate”. L’esponente parlamentare, tra l’altro primo firmatario di un disegno di legge di riforma costituzionale per la soppressione delle Province, considera fondamentali anche le “Aree metropolitane”, e nello specifico quella dello Stretto di Messina. Da questo punto di vista già da tempo ha lanciato una sua proposta: “Deputati e senatori siciliani e calabresi – ha più volte rilanciato – si mettano insieme per gettare le basi per un sistema di servizi che sia davvero tale e che si unisca sotto un disegno che metta insieme le due Province”.
Non bisogna d’altronde dimenticarsi che la Regione Sicilia è dotata nel suo Statuto dell’articolo 15, comma 2, che sostanzialmente va nella direzione dei Consorzi di Comuni. Quindi ha tutte le carte in regola per potere attuare la soppressione delle Province e con essa tutti i suoi enormi costi. I Consorzi di Comuni, che tra l’altro sono a costo zero, potrebbero gestire ciò che oggi gestisce la Provincia regionale azzerando però i costi della politica. Queste strutture infatti verrebbero sorrette da sindaci, assessori e consiglieri comunali in carica nei vari Comuni.
Nello specifico, il citato articolo 15 recita che “le circoscrizioni provinciali e gli organi ed enti pubblici che ne derivano sono soppressi nell’ambito della Regione Siciliana. L’ordinamento degli enti locali si basa nella Regione stessa sui Comuni e sui liberi Consorzi comunali, dotati della più ampia autonomia amministrativa e finanziaria. Nel quadro di tali principi generali spetta alla Regione la legislazione esclusiva e l’esecuzione diretta in materia di circoscrizione, ordinamento e controllo degli enti locali”.

Quindi appare abbastanza lampante che la classe politica siciliana, per salvaguardare i privilegi della Casta e mantenersi un nutrito serbatoio di galoppini, ancora oggi continua a disattendere un articolo del suo Statuto.
Le nove province
Le Province regionali sono nove e si collocano come enti pubblici intermedi tra la Regione e i 390 Comuni siciliani, di cui 108 di medio-grande dimensione in quanto superano i 10 mila abitanti.
Facendo un rapido ed elementare rapporto ogni 12 mila e 400 abitanti c’è un esponente istituzionale, cioè vale a dire un consigliere o assessore in carica che lo rappresenta. Una media altissima, se si considera per l’appunto che si sta parlando di Province. Secondo l’ultimo prospetto della composizione degli organi collegiali delle Province regionali stilato dall’Unione regionale delle Province siciliane sono complessivamente 400 unità, con una distribuzione non uniforme all’interno dei diversi enti. Per esempio, spicca l’anomalia di Messina che conta ben 15 esponenti di giunta, un record in Sicilia, pur avendo la metà degli abitanti di Palermo che invece ha 12 assessori.
19 mila i chilometri delle strade gestite, tra regionali, infraregionali, provinciali, intercomunali, rurali, di bonifica, ex comunità montane ed ex trazzere.

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