Nei capitoli del bilancio 2014 formalmente i soldi ci sono, ma sostanzialmente non ce n’è nemmeno l’ombra. Il pasticcio di gestire la macchina regionale dissociando il principio di competenza, che prescinde dal principio di cassa, cioè dai flussi finanziari, è sotto gli occhi di tutti, non solo degli esperti. La gestione della Regione è volutamente complicata (che non vuol dire complessa), per nascondere fatti, misfatti e corruzione.
I conti si riequilibrano tagliando gli apparati senza guardare in faccia nessuno, eliminando la quindicina di partecipate mangiasoldi che producono solo perdite, inviando una precisa direttiva ai 390 Comuni con i quali si comunica che i trasferimenti della Regione saranno effettuati solo se avranno i conti in ordine.
Ma, ancor meglio, ora sono stati determinati i fabbisogni standard e la capacità fiscale standard dei Comuni per cui i trasferimenti dallo Stato e dalle Regioni devono coprire soltanto la differenza tra i due dati, e non di più. La questione è stata ben esposta da Carlo Cottarelli, nell’audizione alle Camere del 7 agosto, di cui abbiamo già scritto su queste colonne.
Come si misura l’efficienza dei servizi? Gli esperti lo sanno perfettamente. Qui è inutile indicare gli strumenti perché annoieremmo i lettori. Una indicazione, però, vogliamo darla: depoltronizzare i trombati che costituiscono i Cda e i revisori dei conti. Centinaia di emolumenti che farebbero risparmiare milioni di euro senza intaccare la qualità dei servizi.
Molti dirigenti regionali e comunali sconoscono in via generale i principi di organizzazione ed efficienza o perché non li hanno studiati, o perché li hanno dimenticati, o perché vogliono ignorarli in modo da essere contattati dai loro clienti con la richiesta del favore spesso pagato con la mazzetta.
Qualche asino obietterà che Regione e Comuni non sono aziende. Asino, appunto! Se avesse un minimo di cognizione al riguardo saprebbe che esse sono aziende, che si distinguono dalle imprese perché non hanno scopi di lucro, ma devono adottare gli stessi principi e le stesse regole delle imprese perché efficienza, meritocrazia e responsabilità sono misurati dai risultati conseguiti a parità di risorse spese, sia nelle imprese che negli enti pubblici.
Questo è il punto: chi va in ferie le merita? Se no, non dovrebbe andare in ferie. Semplice. Vai a capire gli irresponsabili!