Lodo bocciato Berlusconi vincitore - QdS

Lodo bocciato Berlusconi vincitore

Carlo Alberto Tregua

Lodo bocciato Berlusconi vincitore

sabato 10 Ottobre 2009

La Magistratura è un ordinamento

Molti giornali e commentatori confondono il potere con l’ordinamento. La Magistratura, ai sensi dell’articolo 102 della Costituzione, non è un potere ma un ordinamento, anche se indipendente. I cittadini sono soggetti alla legge, la legge è applicata dai magistrati che la interpretano secondo scienza e coscienza.
Fatto il quadro, la sentenza della Corte costituzionale, che ha bocciato il Lodo Alfano, non fa una piega quando afferma il principio di cui all’art. 3, secondo il quale: Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge. Ma non laddove ha ribaltato il precedente orientamento di una sua analoga sentenza del 2004, relativa al Lodo Schifani. Dato che il relatore della vecchia sentenza è oggi il presidente della Corte costituzionale, Francesco Amirante, non si capisce questo cambio di direzione, quando prescrive la via Costituzionale per la legge bocciata.

Dai commenti che abbiamo sentito, deduciamo che tutta la vicenda sia stata appositamente condotta, in vista di questo probabile risultato, in modo da fare accrescere i consensi a Berlusconi. I suoi toni, apparentemente risentiti, l’evocazione dei diavoli di sinistra – in cui ha compreso il Presidente della Repubblica – sono un modo scientifico per eccitare i suoi sostenitori e, soprattutto, per acquisire i sostegni della middle class, cioè di quella fascia di elettori (circa il 20 per cento) che a seconda di dove si sposta fa vincere o perdere le elezioni.
Una spia di quanto scriviamo è l’anomala anticipazione della data delle elezioni regionali del 2010. Non è difficile supporre che Berlusconi abbia l’interesse ad accorciare il lasso di tempo fra la data della sentenza e quella delle elezioni regionali, per sfruttare l’onda di consensi che gli stanno piovendo addosso da chi lo considera vittima della parte politica avversa di cui qualche decina di pubblici ministeri è l’espressione.

 
Conosciamo tantissimi giudici, equilibrati, competenti e professionali, e crediamo che essi siano in stragrande maggioranza. Quindi è del tutto strumentale utilizzare quelli che invece agiscono secondo un credo politico. Conosciamo tanti capi di procure e pubblici ministeri che hanno a cuore la verità e solo la verità.
La coincidenza di questa sentenza con l’altra relativa al lodo Mondadori, secondo la quale la Fininvest dovrebbe pagare sull’unghia 750 milioni di euro al gruppo De Benedetti, aiuta ancora di più questo grande scenario, ben costruito, in cui Berlusconi appare come una vittima. Una vittima che, però, reagisce ruggendo e mostra i muscoli. Un macho.
Tutto questo è il grande ambaradan nel quale commentatori e opinione pubblica sono stati indotti a credere quello che il gruppo di consulenti di immagine e di comunicazione del Cavaliere hanno voluto far credere. Immaginiamo che in questo momento stiano brindando perché hanno ottenuto il risultato: vedere aumentati i consensi nei confronti dell’imprenditore brianzolo.

Ma Berlusconi, con la ripresa dei processi, non rischia una condanna? A occhio e croce, no. Per la semplice ragione che il Collegio giudicante relativo alla corruzione Mills e l’altro, relativo alle presunte irregolarità nella compravendita di diritti televisivi da parte di Mediaset, sono stati di fatto azzerati e devono ricominciare ex novo con nuovi Collegi giudicanti.
Non v’è dubbio che, dati gli impegni istituzionali del presidente del Consiglio e quelli dei suoi massimi difensori, Niccolò Ghedini e Gaetano Pecorella, il nuovo corso dei processi sarà estremamente lento. Tanto lento che farà trascorrere l’anno e mezzo che manca alla loro prescrizione, con l’azzeramento degli eventuali reati.
Ecco perché sosteniamo che Berlusconi abbia vinto anche sul piano concreto oltreché su quello dell’immagine! Ha aumentato i propri consensi e vincerà le cause per prescrizione.
Berlusconi, così, avrà le mani libere dal 2012 in avanti e potrà quindi affrontare l’ultimo anno di legislatura e la relativa campagna elettorale nelle migliori condizioni.

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