Prima bisogna destinare le risorse per assumere disoccupati, dopo dare a chi guadagna poco e soltanto in ultimo aumentare ai dipendenti garantiti, pubblici e privati.
In Spagna e in Grecia, hanno tagliato gli stipendi dei dipendenti pubblici del 30 per cento, altro che aumentarli. In Sicilia, la vergogna è ancora maggiore perché i dipendenti regionali percepiscono stipendi superiori di un terzo rispetto a quelli dei loro colleghi delle altre regioni e rispetto ai dipendenti statali.
La Regione continua a tutelare i privilegiati, cioè quelli che non lavorano e percepiscono indennità, i propri dirigenti e dipendenti, quelli dell’Assemblea regionale, i propri pensionati con assegni sproporzionati rispetto ai contributi versati e tanti altri parassiti che mangiano nella greppia pubblica senza alcun ritegno o vergogna.
Renzi ha aggiunto, con grande schiettezza: nella burocrazia c’è grasso che cola. Tradotto, significa che si possono tagliare una ventina di miliardi aumentando contestualmente l’efficienza dei tre milioni di dipendenti pubblici.
Ma fra di essi ve ne sono 322 mila (104 mila carabinieri, 97 mila poliziotti, 68 mila finanzieri, 45 mila guardie penitenziarie, 8 mila guardie forestali) che invece meritano gli aumenti, non indiscriminati, bensì mirati, proporzionati all’attività svolta e ai risultati conseguiti.
Da noi non si è capito che mamma Regione non ha più un euro. Soltanto un presidente coraggioso potrebbe dire questa sacrosanta verità. E, invece, farfuglia, divaga, parla di tutto tranne che del come fare per ribaltare la situazione economico-occupazionale del tutto comatosa.
Il presidente della Regione dovrebbe dire che è meglio un piccolo lavoro, anche poco remunerato, piuttosto che rimanere disoccupati. Il pateracchio del Piano giovani, che avrebbe comunque assicurato per sei mesi 500 euro a migliaia di ragazzi, insieme a un’esperienza, è l’eclatante simbolo dell’incapacità e dell’inefficienza di un ceto politico e burocratico scadente, anche nel senso che il suo tempo è finito.
Ai 322 mila uomini delle cinque Forze dell’Ordine gli aumenti vanno riconosciuti e siamo convinti che Renzi non sarà insensibile a questa necessità, anche tenuto conto del fatto che non si può paragonare il lavoro impegnativo di un finanziere, di un carabiniere, di un poliziotto, di una guardia penitenziaria o di una guardia forestale a dipendenti che entrano ed escono dai loro uffici quando vogliono e non sono legati ad alcun risultato. Perché, per loro: lo stipendio è un vitalizio, il lavoro si paga a parte.
Gli inutili formatori regionali scioperano perché non ricevono gli stipendi. Un assessore, con adeguati attributi mentali, direbbe loro che non possono essere pagati perché il loro lavoro è inutile, mentre quello di poliziotti, finanzieri e carabinieri è indispensabile. Questi ultimi non hanno motivo di fare sciopero perché è giusto che il loro lavoro sia tutelato.
Basta privilegi ai dipendenti pubblici, mentre occorre riconoscere il merito a quella parte di essi che lavora e si sacrifica. Ci vuole equità affinché ognuno venga pagato in base ai risultati e non per riscaldare una sedia.
Se non si tagliano i privilegi, i bravi restano indietro.