La burocrazia blocca l’impianto Taf di Priolo - QdS

La burocrazia blocca l’impianto Taf di Priolo

La burocrazia blocca l’impianto Taf di Priolo

sabato 10 Ottobre 2009

La Sicilia continua a spendere 6 milioni di € l’anno per il trattamento di acque in Lombardia. Conflitto di competenze tra Stato e Regione. La Syndial chiede il parere al ministero

Priolo (Sr) – L’impianto Taf (Trattamento acque di falda) che la Syndial ha realizzato all’interno dell’area industriale di Priolo è stato ultimato ed è ormai pronto per entrare in esercizio. Tuttavia non può ancora entrare in funzione non per motivi tecnici ma per motivi burocratici. Infatti si è creato un conflitto di competenze tra lo Stato e la Regione Sicilia e, per l’esattezza tra l’Arra (Agenzia regionale rifiuti e acque) ed il ministero dell’Ambiente e della Tutela del territorio e del mare per decidere chi deve rilasciare l’Aia (Autorizzazione integrata ambientale). Il rilascio spetterebbe alla Regione ma quest’ultima si sta facendo attendere.
La realizzazione dell’impianto venne decisa nel 2003 in una conferenza dei servizi tenutasi presso il ministero dell’Ambiente, quando all’inizio dello stesso anno fu accertato che tutta la falda acquifera, superficiale e profonda, della costa priolese presentava una contaminazione da benzene. Il compito dell’impianto Taf è quello di tirare in superficie tutta l’acqua di falda e depurarla dal benzene, tramite un trattamento a carboni attivi, e potere utilizzare l’acqua trattata anche per i cicli produttivi.
Il ministero dell’Ambiente, in una successiva sede di conferenza dei servizi decisoria, ha prescritto di richiedere le autorizzazioni per le vie ordinarie, escludendo quelle per la costruzione e l’esercizio dell’impianto Taf. Pertanto, da parte della Syndial sono state svolte tutte le operazioni dell’istruttoria con l’acquisizione sia del parere favorevole per la Via (Valutazione d’impatto ambientale) sia del parere favorevole di tutti gli enti locali interessati. La Regione Sicilia, tuttavia, richiede il parere del ministero dell’Ambiente.Con questa sorta di “scarica-barile” si corre il serio rischio che la pratica Aia rimanga inevasa per lungo tempo.
Nell’ultima conferenza dei servizi (la quinta della serie) il commissario per l’emergenza rifiuti ha sollevato la questione e a suo avviso, trattandosi di un sito di interesse nazionale, anche se l’Aia è regionale, va chiesto il parere del ministero Ambiente.
Da parte del Ministero, già in precedenza, è stato fatto sapere che non occorre il proprio parere.
La Regione, tuttavia, se n’è lavata le mani lasciando alla Syndial il compito di richiedere il parere scritto al Ministero e, una volta ottenutolo, di trasmetterlo all’Assessorato regionale di settore.
Frattanto, mentre si discute sulle competenze, 900 mila m3 di acqua, ogni mese, vengono portati in superficie per essere “ripulite” in un impianto Taf funzionante in Lombardia, dove vengono inviate regolarmente dalla Sicilia per poi ritornarvi una volta bonificate, il tutto al “modico” costo di 6 milioni di euro all’anno.

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