I fascicoli dei procedimenti amministrativi restano incagliati sulle scrivanie di dirigenti e dipendenti in attesa che qualcuno ci metta l’olio per farli camminare. Nessuno muove una foglia senza contropartite personali.
I richiami di Papa Francesco affinché ognuno faccia il proprio dovere e il proprio lavoro cadono nel vuoto di una macchina imballata ove regna il caos, mentre l’inefficienza è sovrana.
Ma per tutto questo nessun dirigente paga, nessun dipendente viene licenziato, salvo casi non frequenti che non possono costituire una remora a chi vuole prostituirsi.
Nella Regione siciliana, addirittura, vi sono in organico dipendenti condannati penalmente in diversi gradi di giudizio e alcuni con sentenza definitiva, che continuano a percepire regolarmente il loro stipendio.
Peggio ancora il caso dell’ex presidente della Regione, Cuffaro, rinchiuso a Rebibbia per 7 anni, che percepisce regolarmente il vitalizio dell’Ars, o deputati e senatori incarcerati che continuano a percepire regolarmente gli emolumenti dalle rispettive Camere.
Quando i vertici si comportano in questo modo, danno un esempio negativo, per cui i cittadini di qualunque livello e stato sociale si ritengono giustificati a comportarsi in modo analogo facendo prevalere i valori negativi su quelli positivi.
La corruzione nella Pubblica amministrazione fa gonfiare anche i prezzi delle forniture di beni e servizi. I super prezzi consentono di racimolare risorse per decine di miliardi.
In altre parole, se i beni e servizi acquistati dagli enti statali, regionali, comunali e non territoriali fossero pagati a prezzi Consip o a quelli più bassi pagati da qualunque amministrazione del territorio nazionale e locale, i risparmi sarebbero evidenti e con essi si potrebbero finanziare investimenti produttivi e infrastrutture di cui il Paese ha immenso bisogno.
Questo stato di cose impedisce la rinascita e la crescita economica. Per questo è indispensabile una svolta forte che colpisca corrotti e corruttori.
Queste procedure semplificate e ridotte all’osso devono prevedere che i dirigenti che non rilascino qualunque tipo di autorizzazione e concessione entro 30 giorni dall’istanza senza averla negata, non possano più negarla. In altre parole ogni provvedimento richiesto, di qualunque genere e tipo, s’intende approvato se non negato in 30 giorni.
Resta ferma la facoltà dei dirigenti d’intervenire ex-post qualora si accorgessero di comportamenti scorretti o non conformi alle autocertificazioni allegate all’istanza.
Va ribaltata la procedura: si può fare qualunque cosa se non interviene un diniego in 30 giorni, ma ogni cosa che si fa deve essere conforme alle leggi con assunzione di piena responsabilità civile, penale e amministrativa da parte dell’istante e dei consulenti che rilasciano certificazioni fiduciarie.
La Consip Spa (Concessionaria servizi informativi pubblici) ha il compito di stabilire un prezziario di qualunque bene e servizio. I prezzi diventano punti di riferimento per gli enti pubblici che acquistano beni e servizi. Però, ci risulta, che nel listino Consip non vi siano tutti i beni e servizi necessari alla pubblica amministrazione, la quale per conseguenza, quando deve acquistare beni e servizi non compresi nel listino, può farlo con acquisti diretti entro certi limiti di spesa o deve bandire aste pubbliche con tempi infiniti.
Se la Consip allargasse il proprio listino a tutti, ma proprio a tutti i beni e servizi necessari a qualunque Pa di Stato, Regione, enti territoriali e non territoriali, ci sarebbe una forte semplificazione, una grande rapidità dei tempi di acquisto e del risparmio che prima si indicava nell’ordine di qualche decina di miliardi.
Come si vede, si sa bene cosa fare e come farlo. Ovviamente corrotti e corruttori sono contro la Consip e contro i costi standard perché gli tagliano i prezzi maggiorati che consentono le mazzette. E allora è meglio tagliare corrotti e corruttori.