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Messina – L’ospedale Piemonte risucchiato da una voragine di 35 milioni di euro

Francesco Torre

Messina – L’ospedale Piemonte risucchiato da una voragine di 35 milioni di euro

giovedì 25 Settembre 2014

Parte l’indagine sui dati degli ultimi due bilanci. L’obiettivo è accertare le reale situazione debitoria. A denunciare l’enorme buco è il direttore generale del nosocomio, Michele Vullo

Messina – Il direttore generale dell’Azienda ospedaliera Papardo-Piemonte, Michele Vullo, ha scoperto e denunciato un buco di bilancio pari a 35 mln di euro. Bersaglio di critiche e feroci attacchi per la posizione sul reparto di ostetricia (a proposito, ad oggi non ci risulta ripristinato il servizio al Papardo, come invece promesso nelle scorse settimane), Vullo ha fotografato la difficile condizione economica dell’azienda e ha poi rappresentato la crisi anche in assessorato regionale.
La sorpresa è stata generale. “Immaginavo potessero esserci degli ammanchi – ha rivelato il manager – ma non pensavo di tali dimensioni. Anche a Palermo c’è grande preoccupazione, ci hanno chiesto di avviare un’indagine amministrativa per cercare di capire come si sia arrivati a tale buco. In realtà – si sbottona Vullo – a mio avviso sarebbe il caso di affidare direttamente tutto alla Corte dei Conti”.
L’indagine comunque è partita, e a supportare l’azienda ci sarà la società di revisione “Deloitte&Touch”. Si analizzeranno i bilanci 2013 e i primi mesi del 2014, al fine di accertare la reale situazione debitoria. Non è detto, secondo Vullo, che la cifra indicata sia addirittura sottostimata, perché “alcune poste contabili, quali la variazione delle rimanenze, l’accantonamento del fondo rischi e le sopravvivenze passive, potranno subire delle rettifiche per errata contabilizzazione nel periodo precedente. Il tutto per un importo stimato di circa 12-23 milioni rispetto al valore negoziale”.
Il buco da 35 milioni, insomma, potrebbe essere solo una parte del debito reale complessivo cumulato negli anni dall’azienda, che peraltro dovrà considerare anche 6 mln € di richieste di risarcimento avanzate da cittadini, in particolare a carico del Piemonte. Ma come si è arrivati a tale situazione? Per Vullo non ci sono dubbi: negli anni sono state avallate “operazioni non sempre molto lineari che vanno chiarite”. L’accusa, per il momento, è generica, ma l’indagine potrà dire di più.
Più circostanziata, invece, l’accusa di Cisl e Uil e del comitato Salviamo l’ospedale Piemonte, proprio contro Vullo. Il direttore generale, infatti, nelle scorse settimane aveva rilasciato dichiarazioni in merito a presunte carenze del pronto soccorso del Piemonte nei confronti dei pazienti colpiti da Ima che necessitano di trattamento con angioplastica coronarica. Motivo per cui, secondo Vullo, sarebbe stato meglio dirottare interamente il pronto soccorso al Papardo. Sulla questione, addirittura, il direttore generale aveva istituito una commissione d’inchiesta. Scelta stigmatizzata dalle sigle sindacali e dal comitato, che ora chiedono con urgenza di conoscere i risultati di queste verifiche. Con la salute dei cittadini non si scherza, per cui se carenze ci sono si agisca immediatamente, altrimenti – come si suol dire – si taccia per sempre.

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