Global Innovation Barometer: presentata la IV edizione il 7 novembre. La Pubblica amministrazione nemica dell’innovazione
ROMA – Approccio delle aziende all’innovazione. Questa la tematica affrontata da Edelman Berland, società di consulenza e ricerca, attraverso il Global Innovation Barometer, sondaggio d’opinione internazionale che indaga il cambiamento nella percezione dell’innovazione, analizzando le modalità con cui i manager aziendali valutano il quadro di riferimento sviluppato nel proprio paese. La quarta edizione del “barometro”, presentata a Roma lo scorso 7 novembre, nell’ambito di una conferenza organizzata in collaborazione con EurActiv.it, il portale di informazione sull’Unione europea, ha visto la realizzazione di 3.209 interviste telefoniche effettuate dal 2 aprile al 30 maggio 2014 ai dirigenti senior di 26 nazioni.
Restringendo il campo d’analisi al nostro Paese, il dato più allarmante riguarda la considerazione che i manager hanno nei riguardi dell’Istituzione. Il 92% dei manager nostrani sostiene, difatti, che per quanto concerne l’innovazione, le autorità pubbliche non supportano adeguatamente le piccole e medie imprese; il 41% riscontra la mancanza di investimenti e il supporto finanziario sufficienti e per quanto concerne gli investitori privati, solo il 36% ritiene che siano effettivamente erogati finanziamenti per l’innovazione a sostegno delle aziende.
In linea di massima i governi dovrebbero fornire il giusto quadro di riferimento per l’innovazione, con una maggiore tutela della proprietà intellettuale e una generale semplificazione della burocrazia. Dovrebbero altresì trarre profitto dalla spinta che le multinazionali sono in grado di offrire, sfruttare il potere degli appalti pubblici per sostenere l’innovazione, garantire la preparazione e focalizzarne gli incentivi sul valore creato. In realtà solamente il 9% dei dirigenti italiani ritiene che i governi stanzino una quota adeguata del proprio budget a supporto alle aziende innovative: dato inferiore rispetto alla media globale che si assesta al 40%.
Nell’ambito delle proposte, è condiviso dal 50% degli executives italiani che la politica migliore sarebbe quella di fornire sovvenzioni/titoli preferenziali alle aziende locali e internazionali che desiderano introdurre sul proprio mercato soluzioni innovative – in linea con la media globale del 51%, mentre il 19% è più favorevole a fornire sovvenzioni/titoli preferenziali solamente alle aziende locali – dato inferiore alla media globale del 29%.
Nell’attuale scenario economico, le aziende sono chiamate a innovare continuamente le loro strategie, le strutture, il modello di business, i meccanismi operativi e ad adeguare i propri strumenti gestionali ai mutevoli fabbisogni di un mercato sempre più competitivo.
A sorpresa il 90% dei dirigenti in Italia ritiene che l’innovazione stia assumendo una portata sempre più globale e che rappresenti l’unica strada da perseguire per il successo. Tuttavia, solo il 50% ha riscontrato un miglioramento rispetto a 10 anni fa grazie all’avvento delle strategie innovative: dato nettamente inferiore rispetto alla media globale che vanta un 80%.
In termini d’innovazione tecnologica e organizzativa, le aziende hanno in generale potenziato le proprie competenze a livello di analisi dei dati, ma solo una ridotta maggioranza ha sfruttato la grande e complessa collezione di dati nonché dimensione predittiva dei Big data. I dirigenti che esprimono una maggiore familiarità con i Big Data provengono dai seguenti paesi: Polonia (51%), Corea del Sud (47%), Sud Africa (46%) Israele (41%) e Stati Uniti (40%). In Italia sono solo il 32%.
Scendendo nel dettaglio notiamo che sempre al 32% si attesta la percentuale degli executives italiani che non ne ha addirittura mai sentito parlare, il 4% lo vede come un concetto ancora in progress e solo il 20% ritiene che la propria impresa sia pronta ad accoglierne le potenzialità. Anche per quanto concerne l’internet industriale, un significativo 37% dei dirigenti in Italia afferma di non conoscerne l’esistenza, il 57% ritiene che possa avere un impatto positivo sul mercato del lavoro, ma tuttavia solo il 3% lo ritiene una strategia applicabile alla propria azienda.
Tirando le somme, la percezione rispetto all’innovazione italiana, da parte dei dirigenti aziendali operanti in altri mercati, risulta positiva. Il 41% ritiene infatti che l’Italia abbia sviluppato un quadro di riferimento favorevole all’innovazione, di contro l’autovalutazione dei dirigenti nostrani è meno confortevole e solo uno scarso 27% considera l’Italia uno stato orientato al cambiamento.