Corte dei Conti, giudizio negativo sulle partecipate regionali - QdS

Corte dei Conti, giudizio negativo sulle partecipate regionali

Giovanna Naccari

Corte dei Conti, giudizio negativo sulle partecipate regionali

mercoledì 31 Dicembre 2014

La deliberazione n. 211/2014 della Sezione di Controllo adottata a seguito dell’adunanza del 9 ottobre è stata trasmessa all’Ars. I magistrati contabili accusano la Regione: “La Lr 5/2014 ha cristallizzato una situazione già esistente”

Palermo – La Regione siciliana è sorda e lenta sul riordino delle società partecipate. “Numerosi profili di criticità e di cattiva gestione” li osserva la Corte dei Conti per la Regione siciliana, che ha trasmesso il 17 dicembre all’Ars la deliberazione adottata nell’adunanza del 9 ottobre, riguardo all’indagine sulle misure correttive messe in campo dalla Regione dopo un precedente lavoro della magistratura contabile che ricostruiva l’universo delle società partecipate regionali negli anni 2009-2012.
A giugno la Corte dei Conti era stata ascoltata sulle partecipate dalla commissione Bilancio dell’Ars.
L’indagine della Sezione di controllo, presieduta da Maurizio Graffeo, relatore Gioacchino Alessandro, fotografa le partecipazioni societarie totalitarie e maggioritarie della Regione, le singole gestioni, le relazioni finanziarie che intercorrono con il socio, l’adeguatezza del sistema di governance regionale.
In particolare, oggetto d’esame sono stati l’adeguamento del sistema informativo contabile della Regione, gli interventi di ripiano delle perdite e le variazioni  del patrimonio netto, i flussi finanziari di spesa della Regione a favore delle partecipate, l’armonizzazione dei crediti e dei debiti tra Regione e partecipate, i costi della struttura e del personale.
Sotto la lente di ingrandimento, riguardo alla opportunità “della partecipazione regionale, alla necessità di valutare la capacità di continuità aziendale e gli opportuni interventi conseguenti alle criticità economico-gestionali e allo stato di insolvenza” finiscono le società Sicilia e Servizi, Seus 118, Terme di Sciacca e Terme di Acireale in liquidazione, Azienda siciliana Trasporti e Airgest. La magistratura contabile, prendendo atto che dalla Regione “è stato compiuto uno specifico approfondimento” per queste società, rileva che “la correttezza delle scelte in ordine al mantenimento delle società viene data come assunto, ma in effetti – si legge nella relazione – non sembrano evidenziarsi le ragioni sottese a tale decisione, nonostante lo stato di diffusa aredditività e i risultati gestionali negativi conseguiti negli anni, come anche gli elevati costi di struttura”.
Osserva la Corte: “L’approfondimento analitico intrapreso dalla Regione avrebbe dovuto precedere il momento delle scelte strategiche, affinché queste ultime potessero porsi in linea con i principi di buon andamento e di ragionevolezza cui l’azione amministrativa deve conformarsi”.
I magistrati contabili osservano, inoltre, che “la legge regionale 5/2014 cristallizza una situazione di fatto già preesistente, poiché le 11 società individuate – scrive la Corte – corrispondono a quelle già rilevate nel precedente piano di riordino, meno le tre Sicilia e Servizi, Sicilia Turismo e Cinema, Lavoro Sicilia, già poste in liquidazione dagli organi sociali”. 
Un capitolo è dedicato ai trasferimenti erogati dalla Regione alle partecipate negli anni 2009-2012. Su questo punto, scrivono i magistrati “si deve rilevare, in senso critico, che non è stato effettuato l’approfondimento richiesto”. 
Tra i tanti rilievi, la Corte aveva segnalato la necessità di effettuare verifiche di regolarità sui pagamenti nei confronti di: Muliservizi (3.387.687 euro, sostegno finanziario); Biosphera in liquidazione (350 mila euro, richiesta del liquidatore per evitare lo stato di insolvenza); Sicilia e-Ricerca (300 mila euro, aumento di capitale); Lavoro Sicilia, in liquidazione nel 2012 (285 mila euro a titolo di coperture perdite), Ciem (mandati di pagamento per 2.486.387 euro nel 2012).
In merito alle criticità riscontrate sulle assunzioni di personale, la Corte riporta, segnalata dall’amministrazione regionale, che ha denunciato il danno, “l’illegittima prosecuzione di rapporti a tempo determinato presso la Società Patrimonio Immobiliare”.
La Corte, inoltre, puntualizza l’esigenza della “piena trasparenza e accessibilità delle informazioni” perché serve anche a ”garantire l’integrità dei comportamenti degli amministratori e la prevenzione di fenomeni corruttivi o di cattiva amministrazione”.

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