Il prezzo del barile tocca i 47 dollari, ma la flessione della benzina non è direttamente proporzionale al calo della materia prima. In Sicilia il prezzo della benzina al litro è di circa 1,409 euro contro l’1,648 dell’anno precedente
PALERMO – Il prezzo del petrolio è pari a circa 47 dollari al barile e questo segnala un minimo storico che riporta la memoria al lontano 2009. Il valore poi sembra ancora più inedito se rapportato al prezzo che il barile di petrolio aveva solo un anno fa. Infatti nel 2013 il costo si attestava su una media di 95 dollari.
Il petrolio dunque continua a scendere di prezzo ma ciononostante, il costo della benzina rimane ancora pressoché alto, nonostante la sottilissima riduzione del -15% sul prezzo di listino di dicembre 2013. Dunque, ad oggi, il costo di un litro di benzina in un rifornimento catanese si attesta a un valore medio di circa 1,384 euro, di 1,409 nel palermitano e di 1,390 nell’ennese, stando ai dati che emergono dal portale www.prezzibenzina.it. Il tutto poi se rapportato al valore dello stesso periodo in merito all’anno 2013, un litro di benzina verde costava in media 1,648 euro.
Dunque in Italia i carburanti sono costosi e sono aumentati di 27 centesimi negli ultimi quattro anni. E la colpa pare sia tutta da addossare al carico fiscale che opprime la nostra nazione. Infatti, facendo un rapido confronto con le altre nazioni europee, emerge che ad esempio in Francia la benzina costa in media 1,22 euro al litro. Valore ancora decisamente alto se paragonato a quello degli Stati Uniti, dove il costo è di soli 0,48 euro al litro. In Russia il prezzo è di 0,50 euro al litro.
Dunque l’anomalia del sistema è tutta da ricercare nel rincaro fiscale e dunque, Assopetroli-Assoenergia, con la collaborazione di Figisc Anisa Confcommercio, analizzano il fenomeno con la ricerca “Sia – Stacco Italia accise”, rendendo noti i dati della rilevazione prezzi del differenziale sul costo dei carburanti al consumo tra Italia e resto d’Europa.
Dai dati ottenuti considerando come periodo storico di riferimento il mese di dicembre 2014, emerge che il carico fiscale sui carburanti è pari al 64,45% del prezzo al consumo per quanto riguarda la benzina verde.
Questo valore, se rapportato alla media europea, ha portato al consumatore italiano una spesa media di 25,7 € cent/litro per la benzina e 23,5 € cent/litro per il gasolio.
Pertanto sulla base dei dati forniti dalla Commissione europea e dal Mise, basandosi sulle tre rilevazioni effettuate sempre nel mese di dicembre del 2014, la media aritmetica del prezzo al consumo praticato nei 28 Paesi Unione europea pone in risalto che non solo il prezzo italiano della benzina è più alto di 25,7 €cent/litro, ma che ben 24,6 di essi sono dovuti solo alle maggiori imposte, accise e Iva, e solo l’1,1 è dovuto ad un maggiore prezzo industriale. Per quanto poi riguarda il gasolio, il prezzo italiano è più alto di 23,5 €cent/litro, di cui ben 23,7 sono dovuti ad accise e Iva, mentre in questo caso specifico il prezzo industriale è addirittura inferiore di 0,2 cent/litro.
Comunque, mettendo da parte i vari paragoni con altre nazioni, basandoci esclusivamente sui risultati delle ultime analisi che riguardano l’Italia, la flessione dei prezzi relativi al petrolio e dunque alla benzina, sta beneficiando all’economia.
Infatti questo ha portato ad un consistente taglio della spesa per i consumatori e le aziende. La conseguenza è dunque l’aumento della capacità di spesa e di investimento e perciò il conseguente slancio all’economia e ai consumi di energia.
Peccato però che poi, almeno stando a quanto affermano gli esperti del settore, nel momento in cui i prezzi del petrolio torneranno a salire, anche se solo di poco, la speculazione cambierà di segno e dunque si avrà un amplificazione dell’effetto del rialzo.