Si tratta di una concentrazione che vìola i principi di concorrenza. In questo senso stiamo interpellando l’Autorità Antitrust perché si è già verificata la concentrazione della pubblicità in alcuni quotidiani nazionali.
Il Corriere della Sera ha unito la raccolta di tutta la pubblicità nazionale per sé ed anche per quasi tutti i quotidiani regionali a carta bianca. Cosicché i quotidiani regionali che non fanno parte della rete hanno elevate difficoltà ad accedere a tale pubblicità nazionale, non tanto perché non abbiano i requisiti adatti, quanto perché lo scudo del Corriere della Sera tende a escludere tutti quelli che non ne fanno parte.
La Repubblica ha già una rete di quotidiani locali (diciassette) che, insieme a quello nazionale, calamitano l’altra parte di pubblicità nazionale, rafforzando l’esclusione degli altri regionali e locali.
Il terzo polo è costituito dal Sole 24 Ore che per il momento ha pochi aggregati, con ciò diminuendo fortemente la sua capacità competitiva rispetto ai primi due.
I quotidiani vivono per oltre la metà del proprio bilancio in base alla raccolta di pubblicità, dato il forte calo della vendita di copie cartacee non sostituita dalla vendita di copie digitali ancora in embrione. Cosicché i loro bilanci diventano sempre più magri, vanno continuamente sotto la soglia del pareggio e rischiano di farli saltare.
A fronte di questo scenario vi è stata la L. 250/90, rinnovata dalla recente L. 103/2012, che destinava risorse ai quotidiani minori non a titolo di aiuto o di clientelismo, bensì per fornire quella parte di risorse finanziarie che gli stessi non riescono a reperire sul mercato per effetto dell’oligopolio prima denunziato.
Col tempo tali risorse sono state tagliate in maniera inopinata, mentre parallelamente sono state fornite cospicue somme ai quotidiani maggiori.
I tagli che sta facendo questo Governo sono sicuramente indispensabili, ma essi devono orientarsi a ritrovare efficienza senza danneggiare i servizi.
Nel caso prospettato, invece, si danneggia il servizio d’informazione, si potenziano i più forti a danno dei più deboli e questo non è applicare le regole di mercato.
Nel mercato, infatti, devono vigere regole di eguaglianza per cui tutti sono messi nelle condizioni di competere, nel quadro di una sana concorrenza. Ma quando la competizione è falsata, perché i quotidiani maggiori si possono trovare in posizione dominante in quanto vengono forniti di anabolizzanti o non s’impedisce l’oligopolio, e ai quotidiani minori vengono messe le pietre nelle tasche, risulta del tutto evidente come la situazione danneggi l’opinione pubblica. Questa sarà orientata da quei quotidiani che hanno risorse finanziarie per indirizzare l’informazione piuttosto che farne una obiettiva e completa.
Da aggiungere che vi è un oligopolio al rovescio, nel senso che i quotidiani regionali che hanno dato l’incarico della raccolta pubblicitaria nazionale al Corriere della Sera, dal loro canto hanno concentrato la raccolta regionale per lo stesso. Così il cerchio si è chiuso.
Dobbiamo anche ricordare che i quotidiani nazionali fanno parte di gruppi imprenditoriali che hanno altri obiettivi oltre a quello dell’informazione. Comprenderete da soli le conseguenze.