“Volevo innanzitutto mettere a disposizione la mia esperienza e le mie capacità al servizio della Regione in un momento in cui il cambiamento impone degli interventi radicali. La Sanità siciliana si sta preparando ad affrontare nuove sfide. Il mio obiettivo principale è quello di modificare una situazione gestionale che si è protratta per decenni e che ha portato al collasso del sistema. Dal mio punto di vista i dirigenti manageriali che sono stati nominati non possono svolgere questo incarico senza la condivisione ideale di un progetto di carattere generale, che attraverso gli sforzi comuni deve avere come finalità ultima il ridimensionamento della spesa e la definitiva eliminazione del debito sanitario. Con il federalismo, occorrerà fare sempre più affidamento sulle proprie risorse, senza aspettarsi interventi di carattere eccezionale. In un sistema che dal punto di vista della spesa viene riequilibrato, dobbiamo entrare nell’ottica d’idee che se abbiamo un finanziamento di mille euro, mille ne dobbiamo spendere”.
“Il finanziamento della spesa sanitaria avviene pro capite, prevede un tot per ciascun abitante. Il criterio è ovviamente uguale per tutte le Regioni. Queste risorse devono essere utilizzate nei loro limiti, perché nuovi debiti andrebbero inevitabilmente ad intaccare altri settori. La vera sfida è di assicurare dei livelli di assistenza tali da rientrare nella media nazionale. Riportare la spesa sotto controllo, assicurando ai cittadini le adeguate prestazioni, è la parte più difficile. Le singole aziende devono impegnarsi nel coinvolgere il personale e le varie strutture in questa nuova filosofia gestionale”.
“Abbiamo circa 5150 dipendenti. Se contiamo poi i contrattisti, arriviamo a 6000 unità. In tutte le aziende ci sono delle potenzialità sopite che non sono state adeguatamente coinvolte. Lo scopo di questo ammodernamento organizzativo è quello di contenere la mobilità passiva di tutti quei residenti che si recano in altre regioni per ottenere prestazioni ospedaliere. Di contro abbiamo una scarsissima mobilità attiva. Da questi dati si evince che il livello di assistenza non viene percepito dai cittadini come adeguato”.
“L’assessorato ha iniziato con alcune operazioni che riguardano la rete ospedaliera. L’entità, la dislocazione, la specializzazione dei presidi, deve essere riportata alla reale necessità. Le analisi che abbiamo effettuato hanno messo in evidenza che la nostra regione aveva un rapporto posti letto-popolazione superiore alla media e un alto tasso di ricoveri ospedalieri inappropriati. È proprio qui che stanno gli sprechi, non si riesce a filtrare la domanda”.
“All’interno dell’Asp è stata istituita l’unità di crisi per la pandemia. I primi vaccini sono già arrivati. Lo zoo profilattico è il punto di stoccaggio unico per tutta la Sicilia occidentale, che serve Palermo, Agrigento, Trapani e Caltanissetta. Il nostro deposito conta attualmente 9100 dosi. Questa prima fase sarà chiaramente dedicata alla vaccinazione del personale medico sanitario, direttamente esposto al contatto con il virus. Gli approvvigionamenti previsti per tutte quelle categorie considerate a rischio sono 175 mila per Palermo e 750 mila per tutta la Regione. Queste dosi saranno distribuite entro il 31 dicembre. Dopo toccherà alle forze dell’ordine e a tutto il personale che sta a contatto con il pubblico. I vari step che dobbiamo seguire, sono stati stabiliti dal Ministero della Salute secondo criteri ben precisi”.
“In questo momento organizzativo, non c’è solo il problema di riportare sul territorio una spesa che risulta eccessivamente orientata sul settore ospedaliero e che utilizzata impropriamente risorse per cose che andrebbero fatte altrove. Abbiamo una macchina burocratica sovradimensionata, che si deve preoccupare anche delle spese riguardanti il personale e l’organizzazione. Occorre fare degli investimenti oculati, volti soprattutto all’innovazione tecnologica. Ammodernare le nostre strutture, significa diminuire il gap che c’è tra Nord e Sud e rientrare nella media europea. Le nuove piante organiche dovranno comportare nel tempo, approfittando anche delle leggi che prevedono la quiescenza, dei notevoli risparmi di risorse. Bisogna inoltre mirare, attraverso dei corsi formativi, a proiettare il corpo dei dirigenti verso le opportunità europee.
“Non dobbiamo perdere l’occasione di utilizzare i fondi europei che sono stati destinati per lo sviluppo del mezzogiorno, dato che serviranno soprattutto per migliorare le nostre attrezzature. Possiamo avere i migliori professionisti, ma è chiaro che se non li mettiamo in condizioni di operare attraverso strutture idonee, non avremmo di fatto concluso nulla. L’Asp di Palermo, dal punto di vista delle strutture, ha la possibilità di fare grandi progetti proprio perché i nostri presidi hanno delle grosse potenzialità”.