Incremento occupazionale 2015: +3,8% Italia contro -2% Sicilia - QdS

Incremento occupazionale 2015: +3,8% Italia contro -2% Sicilia

Paola Giordano

Incremento occupazionale 2015: +3,8% Italia contro -2% Sicilia

giovedì 25 Giugno 2015

Dai dati Sico 2.578.057 nuovi rapporti di lavoro dipendente e parasubordinato da gennaio a marzo. Contratti a tempo indeterminato: 109 mila in più rispetto all’anno precedente

ROMA – Buone notizie sembrano giungere dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali: i dati sui movimenti dei rapporti di lavoro in Italia nel periodo gennaio-marzo 2015 registrati dal Sistema Informativo delle Comunicazioni Obbligatorie mostrano l’avviamento di 2578057 nuovi rapporti di lavoro dipendente e parasubordinato, oltre 95mila in più rispetto al primo trimestre dell’anno precedente (+3,8%).
L’analisi dei contratti attivati rileva, in confronto all’inizio del 2014, una sostenuta riduzione del numero delle collaborazioni (-15% ovvero quasi 30mila avviamenti in meno) e dell’apprendistato (-14,3% circa 8.400 contratti in meno); un incremento, seppur lieve, dei contratti a tempo determinato (+1,3% ovvero poco meno di 20mila contratti in più) e un notevole aumento dei rapporti di lavoro a tempo indeterminato: +24,6%, oltre 109 mila unità in più rispetto allo stesso periodo di un anno fa.
A crescere, tuttavia, è anche il numero delle cessazioni dei rapporti di lavoro: da gennaio a marzo sono state registrate 1967604 cessazioni di rapporti di lavoro, +3,4% rispetto al primo trimestre 2014, ovvero 64341 unità.
 «I dati dell’Istat di aprile sul tasso di occupazione sono certamente incoraggianti e rappresentano un segnale positivo, frutto della decontribuzione e degli interventi per rendere più vantaggiosi i contratti a tempo indeterminato. Ma la situazione occupazionale e sociale del paese è ancora molto difficile». Così ha commentato il segretario generale della CISL, Annamaria Furlan, aggiungendo: «Ecco perché occorre fare squadra nel paese, mettendo da parte le litigiosità e le tentazioni autoreferenziali. Solo un patto sociale tra tutti i soggetti responsabili, governo centrale, regioni, imprese, sindacati, banche, può favorire la crescita e gli investimenti, creare le condizioni per nuovi posti di lavoro per i giovani, le donne e quanti hanno perso il lavoro. Non esiste alcuna giustificazione per ulteriori ritardi o rinvii rispetto a questa esigenza. È arrivato il momento del dialogo e della partecipazione per non sprecare i segnali di ripresa dell’economia e avviare una stagione di riforme economiche e di sviluppo».
Osservando i dati siciliani lo scenario però muta: nonostante la Sicilia sia una delle regioni nelle quali si concentra il maggior numero di rapporti di lavoro attivati (202616 unità), si registra infatti un decremento del numero dei contratti tra i più sostenuti del Mezzogiorno: -2%, vale a dire 4000 contratti in meno rispetto al primo trimestre 2014.
Scende dello 0,2% anche il numero dei lavoratori siciliani (148525) a fronte di un incremento su base nazionale del 3,7%.
Sono poi 138524 i rapporti di lavoro cessati in Sicilia nel periodo analizzato, circa il 7% del totale nazionale: una fetta consistente dunque, fermo restando che, in confronto ai primi tre mesi dell’anno precedente, si registra un decremento del 3,3%. Per quanto riguarda il numero medio di cessazioni per lavoratore, la Sicilia registra uno tra i dati più significati (1,55) dopo Sardegna (1,58) e Lazio (2,11).
Si riduce infine di 19000 unità il numero degli occupati, passando da 1329000 all’inizio del 2014 a 1310000 nei primi novanta giorni del 2015.
 

 
Assunzioni in Sicilia. Genovese (Ggil): “Jobs Act non aiuta il Mezzogiorno”
 
Duro il commento di Monica Genovese – segretario confederale della CGIL Sicilia addetta all’Area Contrattazione e Settori Produttivi – di fronte ai 4000 contratti in meno (-2% rispetto ad un incremento nazionale del 3,8%) attivati nell’Isola rispetto all’inizio del 2014: «I dati del Ministero del lavoro sugli effetti del Jobs Act confermano l’inefficacia del provvedimento in un contesto come quello siciliano che ha un problema strutturale di carenza di domanda di lavoro».
Nella nota pubblicata sul sito cgilsicilia.it, l’esponente della CGIL sostiene: «E’ una conferma delle nostre opinioni in merito. Si tratta di un provvedimento che non ha aiutato la Sicilia e più in generale il Mezzogiorno. A questo – prosegue la Genovese – si aggiunge il fatto che parte delle risorse Pac destinate alla Regione sono state dirottate sulla copertura dell’esonero contributivo per nuove assunzioni, sottraendo risorse alle politiche attive e passive della Sicilia».

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