Gli ultimi dati diffusi dall’Osservatorio sul precariato dell’Inps: la Sicilia in controtendenza. Contratti a tempo indeterminato aumentati solo di 5.000 unità nel I quadrimestre
PALERMO – I nuovi dati sull’occupazione diffusi dall’Osservatorio sul precariato Inps dimostrano che in Sicilia il lavoro è sinonimo di contratto a termine. Nonostante le manovre del governo Renzi, i proclami diffusi durante le varie fasi di approvazione del Jobs Acts, nella nostra Regione la tendenza è quella di non adottare in modo convinto rapporti di lavoro a tempo indeterminato. Questa scelta non corrisponde alle richieste fatte dai nostri disoccupati, specialmente se giovani, che preferiscono un accordo di prestazioni più lungo, in grado di dare certezze per il futuro.
Le stime diffuse da Inps fanno comunque emergere aspetti positivi per l’occupazione siciliana. Sono quasi 10 mila i contratti di lavoro in più – calcolati dal gennaio all’aprile del 2015 – aumentano i contratti a tempo indeterminato, aumentano anche quelli a termine, diminuiscono i rapporti di lavoro in apprendistato. Seppur lentamente, quindi, anche il mercato del lavoro locale è in crescita. Del resto erano stati già positivi i dati diffusi dal Ministero del Lavoro, guidato da Giuliano Poletti, e già analizzati dal Quotidiano di Sicilia, in cui si evidenziava un aumento pari a 210mila nuovi contratti dall’aprile 2014 ad aprile 2015.
Nel primo quadrimestre del nuovo anno le assunzioni totali calcolate da Inps sono state 112.648. Un dato in crescita di circa 10 mila unità rispetto lo stesso arco di tempo del 2014. Contestualmente diminuiscono le cessazioni di lavoro totali, 88.906 rispetto le 98.198 del 2014. Questo dato è registrato in discesa per il terzo anno di fila. Nel primo quadrimestre del 2013, infatti, i rapporti di lavoro finiti sono stati oltre 100 mila.
Nel braccio di ferro tra contratti di lavoro a termine e a tempo indeterminato vincono ancora gli accordi a termine. Nel primo quadrimestre del 2015 sono stati siglati quasi 6 mila contratti a tempo determinato in più rispetto il 2014; mentre i contratti di lavoro a tempo indeterminato sono aumentati di neppure 5 mila unità. Il trend siciliano è in controtendenza rispetto quanto registrato, da esempio, in regioni meridionali come la Puglia. Qui gli accordi a tempo indeterminato censiti sono stati 41.610, quasi 6.200 in più a livello locale. I contratti a termine sono stati invece 62.938, quasi 800 in più rispetto il 2014. L’aumento è bassissimo, ma rappresenta comunque un segnale di cambiamento nel mercato del lavoro pugliese, che per questo può dirsi diverso da quello siciliano.
Riguardo le cessazioni dei rapporto di lavoro abbiamo già fatto notare il dato positivo che ci caratterizza. Ma in Sicilia sono diminuite meno le cessazioni per i contratti a termine che quelle per i rapporti di lavoro a tempo indeterminato. Per quest’ultima tipologia, nel primo quadrimestre del 2015, sono state registrate 49.889 cessazioni, cioè 6.489 contratti finiti in meno rispetto lo stesso periodo del 2014. I contratti a tempo indeterminato conclusi sono stati, invece, 36.961, cioè 2.677 meno rispetto i primi quattro mesi dell’anno precedente.
Nei primi mesi dell’anno 113.000 nuovi assunti
Secondo i dati forniti dall’Osservatorio sul precariato Inps in Sicilia le assunzioni aumentano, ma non come nel resto d’Italia. Nei primi mesi del 2015 i nuovi occupati sono stati quasi 113 mila, pochi se si pensa che in Campania sono stati oltre 150mila. A parità, se non a peggiori situazioni di disagio socio-economico rispetto la Sicilia, la Campania supera per assunzioni totali addirittura la Toscana (quasi 21mila nuovi occupati in più) e si avvicina al Veneto (15mila assunzioni di scarto). Ogni paragone siciliano è invece sterile in un confronto, ad esempio, con il Lazio (83mila assunzioni in meno), il Veneto (53mila assunti in meno) o la Lombardia, dove sono 300mila i lavoratori contrattualizzati in più. Lo stesso discorso vale per le assunzioni a tempo indeterminato, ovvero la formula più gradita dai siciliani. Nei primi mesi del 2015 sono stati ingaggiati circa 27mila lavoratori meno che in Campania e oltre 132mila rispetto la Lombardia. La nostra regione ha però fatto meglio dell’Emilia Romagna (circa 1.500 contratti in più) e si avvicina al Veneto grazie ad uno scarto di 1.600 contratti, tuttavia, il boom occupazione della Campania – anche per i contratti a tempo indeterminato – scatena forti dubbi sulla complessiva bontà dei dati siciliani.
A fronte di questo exploit la Sicilia si conferma regione statica di fronte la possibilità di migliorare la condizione del proprio mercato del lavoro. La Campania dimostra come sia possibile modificare, anche a Sud, le basi dell’occupazione.