1. AUTONOMIA SCOLASTICA – La riforma realizza l’autonomia scolastica assegnando maggiori strumenti ai dirigenti delle scuole per chiedere e gestire risorse umane, tecnologiche e finanziarie. Le scuole avranno un organico potenziato, l’organico dell’autonomia, per coprire le cattedre vacanti e rispondere alle nuove esigenze didattiche, organizzative e progettuali: le scuole potranno indicare allo Stato il fabbisogno di docenti e strumenti per attuare i loro Piani dell’offerta formativa che sono triennali e vengono elaborati dal collegio dei docenti, sulla base degli indirizzi definiti dal dirigente scolastico. L’ultima parola per approvare i ‘Pof’ spetta al Consiglio di circolo o d’Istituto dove sono presenti anche le famiglie e, alle superiori, gli studenti. Le scuole elementari avranno il compito di potenziare l’inglese, la musica e l’educazione motoria. Le scuole medie rafforzeranno lo studio delle lingue straniere e l’educazione ambientale. Le scuole superiori dovranno potenziare le attività di insegnamento di discipline non linguistiche in lingua straniera (Clil) e le competenze logico-matematiche. Ma anche la Storia dell’arte, l’educazione interculturale.
2. ASSUNZIONI – Via a un piano straordinario di circa 107 mila assunzioni di precari che comprende anche i circa 6.500 vincitori ed idonei dell’ultimo concorso, quello del 2012. Tutti saranno assunti per settembre prossimo ma solo le prime 52 mila posizioni nelle Gae (graduatorie ad esaurimento) avranno il diritto di scegliere cattedre vacanti e posti disponibili su turn-over e potranno insegnare fin da subito. Gli altri 48mila che appartengono all’organico del potenziamento saranno distribuiti alle regioni per il 90% in base al numero degli studenti e per il 10% in base alla dispersione scolastica, alla presenza di alunni stranieri, di aree interne, isolane e montane, a bassa densità demografica. Viene posto un limite alla reiterazione dei contratti a termine: non si potrà andare oltre i 36 mesi (che si calcolano a partire dal 1° settembre 2016) anche non continuativi per evitare la creazione di nuovi bacini di precari e rispettare le normative Ue. Per quanto concerne le fasi delle assunzioni sono così strutturate: i vincitori e gli idonei del concorso del 2012 e gli iscritti nelle graduatorie a esaurimento sono assunti entro il 15 settembre 2015, nel limite dei posti vacanti e disponibili in organico di diritto; tutti gli altri, vincitori e gli idonei del concorso del 2012 e gli iscritti nelle graduatorie a esaurimento, che non risultano nella prima tranche sono assunti, con decorrenza giuridica al primo settembre 2015, nel limite dei posti vacanti e disponibili in organico di diritto che residuano e nei limite dei posti di potenziamento. Ma la decorrenza economica del contratto di lavoro consegue alla presa di servizio presso la sede assegnata.
3. CONCORSONE PER ALTRI 60 MILA POSTI – Entro il 1 dicembre 2015 sarà emanato dal ministero dell’Istruzione il bando per il nuovo concorso con circa 60 mila posti disponili per altrettanti docenti precari. Non ci saranno ‘quote’ riservate per i precari di seconda e terza fascia, ma sarà valutato come titolo aggiuntivo il servizio prestato nella scuola che farà punteggio.
4. VALUTAZIONE E MERITO DEI PROF – I docenti saranno valutati da una apposita commissione che vede aumentato da 2 a 3 il numero degli insegnanti, di cui due scelti dal collegio dei docenti e uno dal consiglio di istituto. Inoltre viene aggiunto un componente esterno individuato dall’Ufficio scolastico regionale tra docenti, dirigenti scolastici e dirigenti tecnici. Il comitato ha durata di tre anni scolastici, è presieduto dal dirigente scolastico ed oltre ai tre docenti è costituito da due rappresentanti dei genitori, per la scuola dell’infanzia e per il primo ciclo di istruzione; un rappresentante degli studenti e un rappresentante dei genitori, per il secondo ciclo di istruzione, scelti dal consiglio di istituto. Viene istituito un fondo da 200 milioni all’anno per la valorizzazione del merito del personale docente. La distribuzione alle scuole terrà conto dei territori con maggiori criticità educative. Ogni anno il dirigente scolastico assegnerà i fondi ai docenti tenendo conto dei criteri stabiliti, in base a linee guida nazionali, da un apposito nucleo di valutazione interno alla scuola di cui fanno parte anche genitori e studenti. L’emanazione delle linee guida per valutare il premio dei docenti è prevista entro il 2018.
5. SUPER PRESIDE – I presidi diventano leader educativi: dovranno promuovere il Piano dell’offerta formativa, scegliere dagli ambiti territoriali per l’anno scolastico 2016/17 i docenti ritenuti per curriculum ed esperienze più adatti al progetto educativo della propria scuola. I presidi renderanno pubbliche, attraverso il sito della loro scuola, tutte le informazioni relative agli incarichi conferiti. Con la riforma a regime tutti i docenti della scuola saranno scelti dal capo d’istituto che potrà nominare fino al 10 per cento di insegnanti come suoi collaboratori e parte della sua squadra. Il preside assegnerà anche le supplenze agli insegnanti dell’organico dell’autonomia fino a 10 giorni.
6. VALUTAZIONE DEI PRESIDI – E’ stata introdotta una norma sulla valutazione dei dirigenti scolastici che saranno supervisionati ogni tre anni da ispettori esterni. Tra i criteri per valutare i presidi il perseguimento dei risultati per il miglioramento del servizio scolastico, alle competenze gestionali e organizzative, alla valorizzazione dell’impegno e dei meriti professionali, all’apprezzamento del proprio operato all’interno della comunità, sul contributo al successo degli studenti e sulla direzione della scuola.
7. STOP A CLASSI ‘POLLAIO’ – La riduzione del numero di alunni e di studenti per classe può essere disposta dal dirigente scolastico anche in rapporto alle esigenze formative degli alunni con disabilità. Si è inoltre chiarito che il dirigente scolastico può utilizzare i docenti in classi di concorso diverse da quelle per le quali sono abilitati, purché posseggano titoli di studio validi per l’insegnamento della disciplina e percorsi formativi e competenze professionali coerenti con gli insegnamenti da impartire e purché non siano disponibili nell’ambito territoriale docenti abilitati in quelle classi di concorso.
8. SCHOOL BONUS E DETRAZIONE RETTE PARITARIE – Con lo school bonus, chi farà donazioni a favore delle scuole per la costruzione di nuovi edifici, per la manutenzione, per la promozione di progetti dedicati all’occupabilità degli studenti, avrà un beneficio fiscale (credito di imposta al 65%) in sede di dichiarazione dei redditi. Esiste anche un tetto per le erogazioni liberali: le spese sono infatti ammesse in detrazione nel limite dell’importo massimo di euro 100.000 per ciascun periodo di imposta. Scatta inoltre la detraibilità delle spese sostenute dalle famiglie (fino a 400 euro l’anno) quando i figli frequentano una scuola paritaria.
9. CARD PER AGGIORNAMENTO INSEGNANTI E CARTA DELLO STUDENTE – La riforma introduce anche una carta elettronica per l’aggiornamento e la formazione dei docenti. Si tratta di un voucher di 500 euro all’anno da utilizzare per l’aggiornamento professionale attraverso l’acquisto di libri, testi, strumenti digitali, iscrizione a corsi, l’ingresso a mostre ed eventi culturali. La formazione in servizio diventa obbligatoria e viene previsto per la prima volta uno stanziamento strutturale: 40 milioni di euro all’anno. Si prevede, poi, il potenziamento della Carta dello Studente per rendere possibile l’accesso a programmi relativi a beni e servizi di natura culturale, a servizi per la mobilità nazionale e internazionale, ad ausili di natura tecnologica per lo studio e per l’acquisto di materiale scolastico, nonché la possibilità di associare funzionalità aggiuntive per strumenti di pagamento attraverso borsellino elettronico.
10. ALTERNANZA SCUOLA-LAVORO – Gli istituti tecnici e professionali offriranno agli studenti almeno 400 ore nell’ultimo triennio di attività da svolgere in azienda o presso strutture pubbliche che potranno essere svolte anche nei periodi di sospensione delle attività didattiche: Nei licei le ore di alternanza scuola-lavoro saranno almeno 200. La riforma prevede anche il potenziamento degli Istituti tecnici superiori, da frequentare dopo il diploma, che rappresentano un’alternativa al percorso universitario.