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Delia, nel cuore della Sicilia si va a spasso tra la storia

Annalisa Di Stefano

Delia, nel cuore della Sicilia si va a spasso tra la storia

martedì 14 Luglio 2015

All'interno di un piccolo tempio gli antichi romani veneravano la Dea della caccia

Agli inizi del Seicento in Sicilia nacquero circa centocinquanta nuovi comuni, a causa della pressione demografica e delle terre vergini messe a coltura. Tra le città “nuove”, vi fu Delia, fondata dal barone Gaspare Lucchese, proprietario dell’omonimo feudo, che nel 1597 ottenne dal Viceré spagnolo la licentia populandi. Al pari degli altri centri edificati in quegli anni, Delia presenta interessanti analogie con le città costruite dagli spagnoli nelle Americhe, per le quali Filippo II nel 1573 aveva emanato un’apposita legge urbanistica. E così il centro abitato si sviluppò a pianta ortogonale, attorno alla chiesa, al palazzo baronale e ad una piazza. Da qui si dipartivano le strade con le abitazioni dei contadini e degli artigiani, accessibili all’interno attraverso aree comuni non edificate: i cortili.
In realtà il casale di Delia esisteva già durante la dominazione araba, epoca in cui è attestata la presenza di un villaggio. Si trattava di un piccolo abitato formatosi attorno alla cosiddetta statio Petiliana, dal nome del nobile romano Petilio proprietario del feudo, che con molta probabilità sorgeva nell’attuale piazza Castello. Della statio Petiliana scrisse nel 1759 lo storico Vito Maria Amico nel suo libro “Lexicon Topographicum Siculum” quale luogo di sosta e di soggiorno degli antichi romani per il cambio dei cavalli, nei cui pressi, all’interno di un piccolo tempio, veneravano Delia, la Dea della caccia, dalla quale il paese trasse il suo nome. Tuttavia questa è una delle quattro suggestive ipotesi finora avanzate sull’origine del toponimo del paese.
Nel Medioevo quella statio era già divenuta casale, con tanto di castello, successivamente trasformato in palazzo baronale, di cui rimangono tracce nell’attuale Piazza Castello che costituisce il nucleo più antico di Delia. Qui sorgono anche il museo, custode della memoria storica, archeologica ed etno-antropologica del paese e del territorio circostante e, nei suoi pressi, la chiesa Madre le cui origini risalgono al Trecento, quando era dedicata a San Nicola di Mira. La chiesa fu ricostruita ed ampliata nel XVIII in seguito ai danni subiti a causa del terremoto che alla fine del 1600 colpì gran parte della Sicilia. Ha l’interno decorato con altari di legno scolpito e dorato e con numerose tele e statue, alcune delle quali opere del Bagnasco. Molto antica è anche la chiesa intitolata a Sant’Antonio Abate, e stucchi di pregevole fattura e bellissimi affreschi si possono ammirare nella chiesa della Madonna del Carmelo, risalente al Seicento ma nel tempo ricostruita più volte poiché, essendo posta in cima ad una collina sabbiosa, ripetutamente soggetta a crolli e a lesioni.
Nel territorio di Delia, a breve distanza dal centro abitato, c’è un altro castello, di origini molto più remote, che un tempo era posto a difesa della sottostante vallata e della via che da Agrigento portava a Catania, e che ancora oggi sorge in cima ad uno sperone roccioso. La fortezza, denominata Sabuci, dall’arabo as sabuqac, ossia olivo selvatico, poiché si trovava immerso tra piante d’ulivo, nei secoli successivi si trovò coinvolta nelle vicende dei vespri siciliani.

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