Relitti e inquinamento a cielo aperto l’indegno spettacolo del porto canale - QdS

Relitti e inquinamento a cielo aperto l’indegno spettacolo del porto canale

Alessandro Accardo Palumbo

Relitti e inquinamento a cielo aperto l’indegno spettacolo del porto canale

martedì 03 Novembre 2009

Paradossi. Territori trascurati e turismo impossibile.
Navi abbandonate. C’è n’è una enorme, piena di reti in disfacimento e con una poppa ricca di frigoriferi, sedie, secchi di vernice e solventi, bidoncini di plastica. Una vera cloaca.
Nicola Cristaldi. Il sindaco mazarese è intervenuto duramente sulla questione: “Un focolaio d’infezioni. Le carcasse delle imbarcazioni devono essere portate via con urgenza”.

MAZARA DEL VALLO (TP) – Zompettano agili e leggeri, tra i relitti della sponda destra del fiume Mazaro, i diportisti che hanno scelto come meta turistica questo lembo della Sicilia occidentale. Del resto, non possono far altro. Se la sfortuna li fa attraccare – in quello che è conosciuto come “porto canale” – tocca loro cimentarsi in un nuovo sport: il salto del rottame. Già, li abbiamo visti praticare questa nuova disciplina, coi nostri occhi, alla fine di un pomeriggio nuvoloso d’autunno.
Del resto basta fare una breve passeggiata su quei tratti di banchina non disastrati e ancora percorribili, per accorgersi di cosa stiamo parlando. Abbiamo potuto contare otto imbarcazioni affondate totalmente o parzialmente.
Un “viaggio sensoriale” che tiene impegnati quasi tutti i nostri recettori. La vista prima di tutto: un variopinto mondo fatto di imbarcazioni semisommerse. Altre navi, ancorché galleggianti, risultano abbandonate. La patina di ruggine che le sovrasta da prua a poppa non teme smentita. C’è quella che arranca sprofondando da un solo lato, due più piccole invece, sono gemellate da uno sprofondamento uniforme. C’è n’è una enorme, piena di reti in disfacimento e con una poppa ricca di frigoriferi, sedie, secchi di vernice e solventi, bidoncini di plastica: una vera cloaca.
Altro viaggio, altro senso offeso: l’olfatto.
La puzza: ci si può… ristorare le narici con miasmi di gasolio e scarichi fognari più o meno abusivi. Non mancano altre misteriose sostanze putrescenti, che variano in ragione dei venti e delle temperature. Sono tutte spine queste, che stanno ormai diventando lame conficcate nelle coscienze dei più.
A sentire il primo cittadino mazarese, Nicola Cristaldi: “I relitti che da anni si trovano nel porto canale vanno eliminati con urgenza. La presenza di mezzi navali fatiscenti ostacola la navigazione interna nel porto, è motivo di degrado e di inquinamento delle acque”.
“La Capitaneria di Porto – afferma Cristaldi – conosce la vicenda e si è attivata per l’inventario dei relitti, ma nessuna azione è stata intrapresa per ridare decoro al fiume Mazaro. Proprio mentre ci stiamo attivando per l’eliminazione degli scarichi fognari dentro il fiume e ci stiamo muovendo per il disinquinamento del porto assistiamo a questo indecoroso spettacolo che suscita la rabbia dei cittadini residenti e lo stupore dei turisti che vorrebbero ben altra vista. Mi sono rivolto al ministero dei Trasporti e a quello dell’Ambiente affinché intervengano sul problema”.
“Non si comprendono – conclude Cristaldi – i motivi dell’abbandono dentro il porto canale di imbarcazioni in rovina, che una volta erano adibite alla pesca, ma che oggi costituiscono focolai d’infezioni e inquinamento. La presenza dei relitti sul fiume è ancor più grave se si pensa che col fenomeno del marrobbio, questi costituiscono intralcio alla messa in sicurezza dei natanti ormeggiati”.
Chissà se intanto la Pro loco di Mazara ha pensato di far inserire nei prossimi depliant per la promozione turistica questa nuovo modo di scoprire il territorio o di praticare un nuovo sport estremo.
“Venite da noi!” potrebbe essere uno degli slogan pubblicitari “Mazara: la città del Satiro danzante vi inebrierà col salto del relitto, vi aspettiamo per offrirvi divertenti evoluzioni da un peschereccio semi affondato all’altro”.
Battute a parte, un pessimo biglietto da visita per una città che in molti dicono si debba convertire al turismo, dato che il settore della pesca è in costante crisi, con tutto ciò che in termini di economia reale questo rappresenta. Intorno al fiume si è sviluppato sin dall’antichità, infatti, il primo nucleo da cui poi ha preso vita quella che sarebbe diventata la prima marineria del Paese.
La situazione di abbandono e di degrado del Mazaro è assolutamente desolante e perdura da parecchi decenni. Questa verità non deve e non può in alcun modo, costituire delle attenuanti, ma aggravanti per tutti i responsabili, e ve ne sono parecchi, di questo sfascio.
 


La rimozione può costare anche 50 mila euro
 
MAZARA DEL VALLO (TP) – “Nei prossimi giorni – ci annuncia il comandante della Capitaneria di Porto cittadina, Giosuè Messina – sarà affidato l’incarico per la rimozione di un relitto, che si trova nel porto nuovo, vicino ai silos. Sono stati, infatti, erogati nei giorni scorsi 44.000 euro dal ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti”.
Le procedure per risolvere il problema restano lunghe e farraginose. Dopo una prima catalogazione dei relitti è necessario individuare il proprietario ed intimargli la demolizione.
“Se il proprietario non demolisce a sue spese – prosegue Messina – bisogna fare una valutazione del bene, appurare il relativo costo di demolizione e in ultimo, effettuarne la demolizione d’ufficio ed in un secondo momento provare a recuperare i costi”.
Gli enti coinvolti sono tre: Capitaneria, ufficio del Genio civile e Dogana. Non solo, per demolire alcuni relitti, sarebbero necessari fino a 50.000 euro.
“Soldi che – conclude Messina -, sarà molto difficile andare a recuperare da aziende già fallite o in mano a nullatenenti”.
C’è da sottolineare un’altra cosa. Data la vetustà di molti dei rottami semigalleggianti, risulterà difficile risalire ai loro proprietari. Alcuni natanti, infatti, non sono praticamente più identificabili, a causa dell’eccessivo stato di degrado in cui si trovano.
La collettività non ha vigilato a suo tempo e lo Stato, cioè tutti noi, saremo chiamati a pagare il prezzo di questo lassismo. Non dimentichiamo che, alla fine, le nostre tasse pagano anche questo tipo di malefatte.

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