Risultati Arpa su depurazione, la Sicilia è sempre più nera - QdS

Risultati Arpa su depurazione, la Sicilia è sempre più nera

Rosario Battiato

Risultati Arpa su depurazione, la Sicilia è sempre più nera

venerdì 17 Luglio 2015

I dati: sono 77 gli impianti che non risultano attivi, inoltre c’è una sanzione ogni due controlli. Sistema sottodimensionato e degrado ambientale nelle zone interessate

PALERMO – Permangono le due condanne della Corte di giustizia Ue e si avvia una nuova procedura di infrazione, ma il sistema della depurazione dell’Isola resta immobile. Lo confermano gli ultimi dati dell’Arpa che ha diffuso il report 2015 che descrive le attività di controllo effettuate dalle strutture territoriali provinciali dell’Agenzia nel corso del 2014 sugli impianti di trattamento delle acque reflue urbane secondo quanto previsto dal Decreto 152/2006.
A livello regionale risultano censiti 437 impianti di trattamento delle acque reflue urbane e non tutti stanno benissimo. Il 20% circa del totale degli impianti esistenti risulta non attivo, cioè non connesso a rete fognaria, esistente e non ultimato, in stato di by-pass. Complessivamente si tratta di 77 impianti non attivi. Ma non basta. “In alcuni casi di impianti in stato di fermo sono state rilevate situazioni di particolare degrado ambientale dovuto all’abbandono incontrollato di rifiuti nell’area di pertinenza del depuratore poiché non sorvegliato (casi questi che sono stati opportunamente segnalati alle autorità competenti)”. Una situazione che complica e aggrava economicamente i costi di un eventuale ripristino/adeguamento dell’impianto a “carico dei Comuni di riferimento in quanto a questi andranno sommati anche i costi relativi all’eventuale ripristino ambientale delle aree interessate”.
Sul fronte dei controlli relativi alle concentrazioni degli inquinanti che la normativa considera rappresentativi della qualità degli scarichi e quindi determinanti per il raggiungimento degli obiettivi di qualità dei corpi idrici, l’Arpa ha manifestato le ormai consuete difficoltà di organico che non permettono di effettuare dovuti sopralluoghi “in tutti gli impianti esistenti e di realizzare tutti i controlli previsti per legge”. Complessivamente è stato controllato il 70% degli impianti presenti sul territorio (attivi e inattivi) e si tratta del 22% circa dei controlli minimi previsti sugli impianti presenti sul territorio regionale. In ogni caso non sono mancate le sanzioni. Nell’arco dei 560 controlli complessivi sono state proposte 294 sanzioni, pari al 52% del totale. Praticamente una sanzione ogni due impianti.
Le conclusioni, date queste premesse, appaiono sin troppo evidenti. “Il Report 2015 evidenzia che in Sicilia il sistema di depurazione delle acque reflue urbane è ancora sottodimensionato e non adeguatamente gestito rispetto alle reali esigenze di trattamento delle acque reflue urbane”. Inoltre in molti casi anche i depuratori esistenti “non sono nemmeno adeguati alla normativa vigente ed infatti, spesso, in aggiunta ai superamenti riscontrati rispetto ai parametri tabellari di riferimento, molte proposte di sanzione effettuate dall’Agenzia derivano anche dal non rispetto delle prescrizioni previste nei decreti di autorizzazione”.
Difficoltà così evidenti che ovviamente non sono sfuggite all’Europa. La Sicilia è in prima linea nelle due condanne per le inadempienze nell’attuazione della Direttiva che ha ricevuto l’Italia da parte della Corte di Giustizia Europea, la C565-10 (Procedura 2004-2034) e la C85- 13 (Procedura 2009-2034) e nell’avvio di una nuova procedura di infrazione (Procedura 2014- 2059). Ben nota anche la situazione relativa alla delibera Cipe 60/201212 con la quale stati finanziati 183 interventi relativi al settore del collettamento e della depurazione delle acque nelle Regioni Basilicata, Calabria, Campania, Puglia, Sardegna e Sicilia per un totale stanziato di 1,6 miliardi di euro. Per la Sicilia erano previsti interventi per 1,1 miliardi, ma si è proceduto a rilento al punto che il governo ha recentemente nominato l’assessore Vania Contrafatto come commissario per accelerare le pratiche per l’avvio dei lavori.

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