Da Catania a Shanghai tra sacrifici e soddisfazioni - QdS

Da Catania a Shanghai tra sacrifici e soddisfazioni

Da Catania a Shanghai tra sacrifici e soddisfazioni

giovedì 06 Agosto 2015

L’Università a Siracusa, il workshop de La Sapienza, la ricerca sperimentale e lo stage a Pechino. “Ogni architetto deve viaggiare, perchè l’architettura è innanzitutto esplorazione”

Giorgio Zuffanti è un giovane siciliano che ha da sempre coltivato la sua passione per l’architettura e non si è tirato indietro di fronte alle occasioni che la fortuna e la bravura gli hanno offerto, partendo per la Cina durante gli studi universitari, partenza che si è rivelata essere proficua dal punto di vista sia lavorativo che personale, che gli ha permesso di inserirsi nell’universo cinese, apprezzando il sistema e i tempi d’uso in Asia, senza mai dimenticare il suo Paese di provenienza.
Che studi ha intrapreso? Si sono rivelati utili o, tornando indietro, opterebbe per altre strade?
“Sono sempre stato sicuro del mio percorso fin dagli studi al liceo, in cui ero già affascinato dal mondo dell’architettura e del design. Sono sempre più convinto che sia stata la scelta migliore anche se, guardando indietro, credo che si tratti di un percorso lungo e complesso”.
Quando ha deciso di partire? Qual è stata la molla che l’ha spinto fino in Cina?
“Ho deciso di esplorare il mondo e come prima tappa ho scelto casualmente la Cina. Credo che ogni architetto debba viaggiare perché l’architettura è un’affascinante avventura, è esplorazione. La mia prima esperienza in Cina risale a Maggio 2009 e nasce per caso, in quanto grazie ad alcuni contatti con professori de La Sapienza di Roma – Facoltà di Architettura, ho avuto la possibilità di partecipare a un Workshop Internazionale sulla riqualificazione urbana del patrimonio industriale di Pechino. Per me fu un’esperienza incredibile e ricca di soddisfazioni, che mi segnò tanto e mi permise di confrontarmi con colleghi di fama internazionale e con una realtà molto diversa da quella italiana, motivo per cui nel 2010 decisi di tornare in Cina per sviluppare la ricerca della mia tesi sperimentale, stimolato dalla voglia di scoprire il mondo cinese pieno di storia, cultura e tradizione, lavorando come stagista presso lo studio Area-17 di Pechino, per sfidare me stesso laddove i ritmi sono incessanti: fu un’occasione importante che mi inserì nel mondo lavorativo in uno studio internazionale.
Dopo aver visitato posti meravigliosi in Cina ed in Mongolia decisi di rientrare in Italia per concludere i miei studi. Dopo la laurea scelsi di proseguire i miei viaggi all’estero per toccare con mano altre realtà, come quella americana: optai per New York, dove ho avuto la possibilità di collaborare con alcuni studi, partecipare a numerosi concorsi internazionali e seguire alcuni importanti progetti.
Durante la mia permanenza americana, dove è stata significativa l’esperienza nello Studio Sergio Mannino, lo studio Area-17 mi richiamò offrendomi una posizione di rilievo nella sede di Shanghai. La mia sensibilità artistica e soprattutto il mio grande amore per l’Asia non mi fecero esitare e colsi al volo questa grande opportunità. Attualmente continuo a lavorare per lo Studio Area-17 di Shanghai come Senior Designer e mi occupo principalmente di progetti residenziali e di retail”.
Come ha iniziato?
“Lo studio Area-17 è uno dei migliori studi italiani e una realtà con esperienza decennale in Asia. Grazie al mio stage nella sede di Pechino, conoscevo già alcuni colleghi e soprattutto la filosofia dello studio. Ho trovato un’ambiente piacevole, competitivo e formato da persone competenti; il punto di forza è che siamo tutti giovani e guardiamo nella stessa direzione”. 
L’ambiente lavorativo che ha trovato in Cina è stato corrispondente alle sue aspettative?
“Nel mercato asiatico i tempi sono completamente diversi da quelli italiani ed europei in generale, abbiamo la fortuna di seguire tanti progetti e di confrontarci con diverse esigenze dei clienti. Tutto ciò rende il lavoro molto impegnativo, ma ricco di soddisfazioni. La Cina oggi è il luogo dove la metropoli moderna avviene davvero, si forma, cresce e si rimodella, al punto che sembra destinata a travolgere il resto del mondo, quindi trovo sia gratificante partecipare ogni giorno a questa trasformazione. Shanghai dopo ancora più di due anni continua a sorprendermi piacevolmente, tutto va molto velocemente ed ogni giorno scopro cose nuove ed interessanti”.
Con quali difficoltà ha dovuto fare i conti?
“Nella mia esperienza cinese ci sono stati e continuano ad esserci alcuni ostacoli, uno tra tutti è sicuramente la difficoltà della lingua che ti preclude l’integrazione con la società. Continuo a lavorare intensamente e cerco di trovare il tempo per studiare il mandarino”.
 

 
Un team internazionale e il mondo del retail: ecco gli ingredienti principali presso lo Studio Area-17

Ci descrive la sua attività? In quanti siete?
“Attualmente nella sede di Shanghai siamo in 8 e il nostro team è internazionale; lavoriamo a stretto contatto con le sedi di Pechino, Hong Kong, Cuenca e Firenze (HQ). Ci occupiamo di architettura a 360 gradi, ma il nostro focus è sicuramente nel retail e project management. Realizziamo i concept per importanti brand italiani ed internazionali”.
Tornerebbe in Sicilia?
“Questa per me è una domanda molto difficile. Penso sempre alla Sicilia, terra che amo fortemente, ma credo che ancora per molto tempo il mio posto sia lontano da questo meraviglioso posto. Ho voglia di continuare a esplorare il mondo, di conoscere nuove culture e sfidare me stesso in altre realtà. La mia esperienza internazionale mi permette di vedere da lontano cosa non funziona davvero in Sicilia e ritengo che non ci sia molto spazio per i giovani e soprattutto per il cambiamento”.
Cosa consiglia a un giovane siciliano senza lavoro?
“Sarebbe troppo facile consigliare di ‘scappare’ dalla Sicilia, inoltre non penso che spesso sia la soluzione migliore. Per andare fuori bisogna essere preparati e pronti a fare tanti sacrifici. Soprattutto per una località come la Cina è necessario un forte spirito di adattamento e voglia di mettersi alla prova costantemente. L’unico consiglio che mi sento di dare è sicuramente di sfruttare questo periodo di forzata inattività, cercando di prepararsi a esperienze future, senza smettere mai di credere nelle proprie forze ed idee”.

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