Indagine effettuata da Coldiretti/Ixè sull’estate 2015, mentre la Regione ha stoppato i contributi a pioggia. Tuttavia il 13% non acquista nulla e il 51% si limita a dieci euro, solo il 31% sfiora i 30 euro
Mentre la Sicilia sceglie di tagliare quasi tutte le sagre di paese si scopre che il turista italiano cerca proprio questo tipo di offerta. La Regione, quindi, arriva fuori tempo come spesso gli accade quando si tratta di fare scelte strategiche per l’ambito turistico. Nel tentativo di evitare gli sprechi invece taglia proprio quello che oggi cerca una fetta sempre più ampia del turismo a livello nazionale.
Difatti più di sette italiani su dieci (il 71 per cento per l’esattezza) hanno scelto di partecipare quest’anno a sagre e feste di paese che si concentrano nel periodo estivo lungo tutta la Penisola.
È quanto emerge da un’analisi della Coldiretti/Ixè nell’estate 2015 che evidenzia l’apprezzamento crescente degli italiani per le sagre che si propongono come momento conviviale alternativo che riguarda sia le località più turistiche ma anche più spesso le aree interne meno battute. “Si tratta di una vera e propria tendenza che – sostiene la Coldiretti – è il frutto dell’esigenza di contenere le spese ma anche di ristabilire un rapporto più diretto con il cibo, la cultura e le tradizioni territoriali, soprattutto nel momento delle vacanze estive quando si moltiplicano le iniziative di valorizzazione dei prodotti locali con feste organizzate in tutta Italia, nei piccoli e grandi centri”.
In molti si accontentano di guardare e curiosare tra le bancarelle ma c’è anche chi ne approfitta per acquistare souvenir o ricordi della vacanza e chi invece coglie l’occasione per gustare cibi e specialità locali.
Il business è comunque modesto e secondo l’analisi della Coldiretti/Ixè il 13 per cento dei frequentatori non spende niente, il 51 per cento non più di dieci euro per persona e il 31 per cento tra i 10 ed i 30 euro per persona, mentre gli altri non rispondono.
Sotto questo aspetto procedono in sintonia gli assessori regionali al Turismo Cleo Li Calzi e ai Beni culturali Antonio Purpura che hanno stabilito tavoli di coordinamento per rendere più efficace l’azione dei rispettivi dipartimenti con l’obiettivo comune di armonizzare le politiche promozionali e di strutturarle in funzione di positive ricadute sul territorio capaci di generare sviluppo.
E’ stato espressamente detto “stop ai contributi a pioggia per piccole sagre paesane o per iniziative scoordinate”. Per Coldiretti la necessaria qualificazione dell’offerta delle sagre in Italia può essere sostenuta da una più forte presenza delle realtà economiche espressione del territorio come ad esempio la vendita diretta dei prodotti agricoli e alimentari delle aziende agricole locali, che garantiscono identità e qualità al giusto prezzo.
Qualità e prodotti da collegare al territorio
Sagre, fiere e mercati di paese in Italia sono dedicate a ricorrenze storiche o religiose, ma soprattutto a prodotti tipici dell’enogastronomia locale che sono molto spesso al centro dei festeggiamenti che si concentrano proprio quando si raccolgono pregiati frutti della terra, dall’uva ai funghi, dalle telline al peperone fino al tartufo. “Una tendenza positiva che va accompagnata però – continua la Coldiretti – da una maggiore qualificazione dell’offerta che purtroppo non sempre è all’altezza”. Tra i consigli da seguire nella scelta secondo la Coldiretti ci sono infatti la verifica della congruità del “cibo festeggiato” con la realtà produttiva del territorio anche con un occhio alla stagionalità, le garanzie offerte dalla partecipazione delle Istituzioni, dai Comuni alle parrocchie fino alle organizzazioni di rappresentanza, il coinvolgimento nell’iniziativa di operatori economici locali dai ristoratori agli agricoltori con Campagna Amica.