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Messina – Il Ddl Alfano per il Ponte, proposta accolta con favore

Messina – Il Ddl Alfano per il Ponte, proposta accolta con favore

sabato 19 Settembre 2015

Il deputato Garofalo ha rivelato: “Gli studi fatti a suo tempo usati per costruire in altre parti del mondo”. Dal centrosinistra Picciolo (Dr): “Si faccia subito”, Il Megafono: “Siamo d’accordo”

MESSINA – “Pronto un disegno di legge per rimettere al centro la questione Ponte sullo Stretto”. Angelino Alfano ha rotto così gli indugi, lo scorso 10 settembre, alla presentazione del “suo” piano per il Sud. Un exploit che alimenta le voci secondo cui Matteo Renzi vorrebbe riesumare il progetto di Eurolink, general contractor ingaggiato dalla Stretto di Messina Spa nel 2005.
Un’idea che, oggi, soprattutto dopo l’ultimo rapporto Svimez, che vede nel Mezzogiorno d’Italia un malato terminale, si insinua sempre più nelle teste di chi un tempo era scettico o, addirittura, contrario. Proprio a Messina, gran parte del Consiglio comunale manifesta il proprio apprezzamento. Andando contro le storiche posizioni del sindaco, Renato Accorinti, leader di quel comitato No Ponte che nel gennaio del 2006 marciò alla testa di oltre 15mila persone per opporsi alla sua realizzazione.
Lo stesso Pd, di cui Renzi è segretario nazionale, non esprime più la compattezza di un tempo nell’osteggiare l’opera. Già sulle colonne del Quotidiano di Sicilia, nei mesi scorsi, Basilio Ridolfo si era detto favorevole. Oggi, a pochi giorni dalle sue dimissioni e dal commissariamento della segreteria provinciale, una linea unitaria manca. Ma non va sottovalutata la posizione dei Democratici riformisti, ala molto rappresentativa del centrosinistra, che ha il proprio punto di riferimento in Beppe Picciolo, capogruppo all’Ars: “Per dare un futuro al nostro territorio nessuna preclusione. Se il Ponte può evitare la desertificazione economica del Sud si faccia subito, senza ulteriori tentennamenti. Servono opere, non parole”.
Dello stesso avviso Giuseppe De Leo e Nora Scuderi, de Il Megafono: “Siamo d’accordo con la realizzazione. Permetterebbe di eliminare la strozzatura col resto del Paese, con benefici immediati sull’occupazione ma anche di prospettiva per tutta la Sicilia. Non vorremmo, però, si trattasse dell’ennesimo pronunciamento di natura elettorale. Se così fosse, meglio chiuderla qui e non parlarne più”.
Disponibile a ritrattare antiche resistenze, l’Udc di Gianpiero D’Alia. A farsi portavoce del presidente nazionale e del gruppo consiliare di palazzo Zanca è Mariella Perrone: “Non possiamo stare altri vent’anni aspettando il Ponte e bloccando interventi necessari per lo sviluppo e l’occupazione. Si facciano le opere che servono alla città e alla Sicilia, quindi pure il Ponte. Fino a oggi sono stati spesi centinaia di milioni di euro per un’opera che non si è mai vista”.
Se le inclinazioni di Forza Italia non sono un mistero, Daniela Faranda, capogruppo del Ncd, è coerente con la proposta del proprio leader nazionale: “È un’opportunità per tutto il meridione, non solo per la nostra città. La società Stretto di Messina è in liquidazione ma il progetto ancora esiste. Il Governo perderebbe una grande opportunità se non lo recuperasse e non rimettesse in piedi la possibilità di realizzarlo”.
Fuori dal coro, il consigliere Piero Adamo, di Fdi-An: “Quella di Alfano è propaganda di bassissima lega per coprire il fatto che il Governo non parla di sud. Meno che mai della Sicilia, dove registriamo il mancato ammodernamento dei trasporti. Con questo annuncio shock si è voluta spostare l’attenzione da questo grave limite”.
Ai “detrattori” replica Vincenzo Garofalo, vicepresidente della commissione Trasporti della Camera, coinvolto nella redazione del ddl: “È un’opera di strategica importanza per il sistema dei trasporti del Sud Italia, soprattutto quello ferroviario. Vogliamo che i treni veloci vadano solo verso la Puglia e non raggiungano la Sicilia? Discutiamo pure dei finanziamenti ma facciamolo con maggiore rispetto e intelligenza. Gli studi fatti a suo tempo sono oggi utilizzati per costruire ponti in altre parti del mondo. La cosa strana è che non vengano impiegati nel Paese dove sono stati spesi i soldi per farli”.

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