Il sole è una fonte immensa di luce e di calore che irradia in tutto l’universo. La terra non potrebbe vivere senza di esso. Però, si protegge dal caldo che ucciderebbe la vita mediante l’atmosfera: una sorta di immenso filtro che raffredda la temperatura e la rende sopportabile per gli esseri viventi, umani, animali, vegetali ed altri. Questo cuscino (l’atmosfera), è stato attaccato dagli uomini che, soprattutto negli in questi ultimi cento anni, hanno prodotto una quantità di Co2 non compatibile, con la conseguenza che la temperatura media della superficie terrestre è aumentata di qualche grado e i relativi sommovimenti dei ghiacciai, sciogliendosi, hanno fatto aumentare il livello del mare.
Gli uomini non si sono resi conto, fino a un certo periodo, del danno che stavano provocando alla stessa esistenza della vita sulla terra, nonostante gli allarmi sempre più forti degli scienziati che hanno denunciato con dati il peggioramento continuo dell’atmosfera e l’aumento del rischio che l’eccesso di calore solare comporta nella vita di tutti i giorni.
Spesso diciamo che il sole fa un calore infernale, che in questi ultimi decenni il caldo è aumentato, che le stagioni con maggiore calura si sono estese. Diamo di tutto ciò la colpa al sole. Non è vero, esso continua a emanare luce e calore nella stessa misura da miliardi di anni. è la difesa della superficie terrestre, attraverso una minore efficienza dell’atmosfera, che fa percepire maggiore calore, e questa percezione continuerà ad aumentare, giorno dopo giorno, se non si mette rimedio a questo perverso meccanismo che incide così pesantemente sulla qualità della vita.
Ad inizio dell’era industriale occorreva energia e questa era prodotta dal carbone, via via accantonato man mano che si utilizzò il petrolio. Ma ancora oggi, per prima la Cina, fa un uso eccessivo del carbone, non avendo convenienza ad utilizzare altre fonti energetiche, producendo così un inquinamento che si diffonde in tutta l’atmosfera della terra.
In questo processo, il crollo del prezzo del petrolio, dalla punta di 160 dollari al barile (159 litri) a un minimo di 40, ha reso ancora più conveniente l’uso di questo fossile che non sarà abbandonato fino a quando il costo delle energie rinnovabili non entrerà in competizione.
È vero che la ricerca, da qualche tempo, punta di più agli immensi giacimenti di gas, per ultimo quello che ha trovato l’Eni in Egitto, ma è anche vero che la fame di energia che hanno i Paesi più sviluppati e pian piano quelli in via di sviluppo, non comporterà l’abbandono dell’uso del petrolio e, meno che mai, quello dell’uso del carbone, con la conseguenza che l’atmosfera terrestre verrà ulteriormente danneggiata, ancora per decenni, con effetti inimmaginabili.
Il presidente Obama ha varato un piano che punta all’uso delle fonti rinnovabili nel suo Paese, da realizzare nel prossimo trentennio. Ma non è ancora riuscito a far convergere su questo piano né altri Paesi sviluppati, né, e meno che mai, quelli sottosviluppati.
Il trattato di Kyoto (firmato nel 1997 ed entrato in vigore nel 2005), prevede l’obbligo di operare una riduzione delle emissioni di elementi inquinanti. Adesso hanno aderito 186 Paesi, sugli oltre duecento Stati del mondo.
È molto difficile mettere d’accordo quei Paesi che guardano al presente ed altri che guardano al futuro. è la solita storia fra chi ha visioni strategiche e chi, invece, guarda la situazione con gli occhi da miope.
In questo equilibrio generale tutti dobbiamo fare uno sforzo per far capire a chi ha responsabilità politiche, cioé decisionali, che ogni ritardo nel mettere in campo a livello mondiale la riforma degli approvvigionamenti energetici, dando prevalenza a fonti rinnovabili e gas, è dannoso per il Pianeta.
È in gioco la stessa esistenza dell’Umanità per il cui benessere ognuno di noi deve contribuire.
