Monitoraggio ambiente marino da parte dell'Arpa - QdS

Monitoraggio ambiente marino da parte dell’Arpa

Francesco Sanfilippo

Monitoraggio ambiente marino da parte dell’Arpa

giovedì 22 Ottobre 2015

I controlli verranno effettuati da due imbarcazioni dai 3 ai 24 chilometri di distanza dalla costa. Da visionare l’estensione e la vitalità di alcuni habitat sottoposti a danni

CATANIA – Per la prima volta, l’Arpa verificherà il mare della Sicilia dai 3 chilometri di distanza dalla costa ai 24 chilometri (1,5-12 miglia). Questo programma di monitoraggio dell’ambiente marino sarà svolto per realizzare la Marine Strategy nell’ambito della convenzione tra il Ministero dell’Ambiente e le Agenzie regionali. Il decreto legislativo n. 190/2010 che recepisce una direttiva europea, ha dato il via libera alle prime attività fin da luglio, poiché l’Ue ha posto ai suoi stati membri il raggiungimento entro il 2020 di un buono stato ambientale per le proprie acque marine.
 Infatti, è necessario preservare la diversità ecologica, la vitalità dei mari e degli oceani e ciò può avvenire tenendo l’utilizzo dell’ambiente marino ad un livello sostenibile e salvaguardando il suo potenziale per gli usi e le attività delle generazioni presenti e future.
Il monitoraggio è attuato dalle due imbarcazioni di Arpa Sicilia, la Galatea e la Teti, che sono gestite in conto proprio. Questo monitoraggio riguarda circa 30 diverse aree marine della Sicilia e delle sue isole minori per un totale di  circa 110 stazioni di campionamento. Sono state selezionate sia aree ad elevato pregio ambientale come le aree marine protette di Ustica, di Capo Gallo e delle Isole Egadi, sia aree sottoposte a stress di natura antropica come zone con impianti industriali, porti commerciali, piattaforme off-shore, condotte sottomarine e impianti di acquacoltura. Durante le osservazioni, la strumentazione a bordo delle due unità rileverà eventuali contaminanti nell’acqua, nei sedimenti e nel biota. Inoltre, saranno esaminati da appositi apparecchi, tra cui un robot marino, tutti i parametri chimico-fisici (pH, temperatura, ossigeno disciolto ecc.), valutando l’abbondanza delle specie fitoplanctoniche e zooplanctoniche sia indigene che non indigene e rifiuti spiaggiati.
Oltretutto, saranno verificate l’estensione e la vitalità di alcuni habitat sottoposti a danno fisico per abrasione dovuta ad attività di pesca con mezzi che interagiscono in modo attivo sul fondo marino. Non ultimo, sono state presentate le attività di educazione ambientale per la sostenibilità, già avviate nell’ambito del Peas 2015 coordinato dal Laboratorio InFEA. Queste attività concernono la diffusione di comportamenti sostenibili, con particolare attenzione verso i giovani, avviando corsi di aggiornamento per docenti, veri laboratori di progettazione partecipata, che hanno coinvolto 48 scuole (tra medie e superiori) e 83 insegnati, per coinvolgere circa 1720 alunni. Sempre nell’ambito del Peas, è stato avviato il concorso “Perché ci vuole occhio” che prevede la realizzazione di spot (rivolto agli studenti delle scuole superiori siciliane) e documentari (rivolto agli over 18 siciliani) per promuovere l’educazione alla sostenibilità e per valorizzare il patrimonio ambientale siciliano.
 
L’Assessore regionale del Territorio e Ambiente, Maurizio Croce, ha dichiarato: “Si tratta di una grande sfida per la regione, chiamata a verificare lo stato di salute del mare Mediterraneo, in una fascia estesa fino a 12 miglia dalla costa, finora mai esplorati in maniera sistematica, che ci permetterà di  indagare da vari punti di vista la qualità dell’ambiente marino e, conseguentemente, poter determinare le politiche necessarie per garantire la salute dei cittadini fruitori ed una migliore qualificazione  dei prodotti del mare”.

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