Rapporto di Legambiente basato sulle risposte ai questionari inviati alle amministrazioni locali. La situazione è ancora più delicata nelle province di Messina e Caltanissetta
PALERMO – La Sicilia è una regione ad alto rischio di frane e di alluvioni, poiché il 70% dei suoi comuni sono classificati a rischio idrogeologico e il fenomeno interessa tutte le nove province dell’Isola.
Le aree più sensibili sono quelle di Messina e di Caltanissetta, rispettivamente con l’86% e l’84% dei comuni a rischio.
Il 77% delle amministrazioni che hanno risposto alle interviste realizzate da Legambiente, ha abitazioni nelle aree golenali, negli alvei dei fiumi e nelle aree a rischio frana, mentre il 49% delle municipalità monitorate presenta addirittura interi quartieri in zone a rischio.
Inoltre, il 73% ha edificato in tali aree strutture e fabbricati industriali, con grave rischio non solo per l’incolumità dei dipendenti ma anche per eventuali fuoriuscite di prodotti inquinanti nelle acque e nei terreni. Nel 29% dei casi presi in esame, invece, sono presenti strutture sensibili in zone esposte a pericolo, come scuole, ospedali e strutture ricettive turistiche.
I dati raccolti mostrano un territorio fragile, dove sono 273 i comuni a rischio frane o alluvioni, e rivelano uno sviluppo urbanistico e un uso del territorio e delle acque poco rispettosi delle limitazioni imposte dal delicato assetto idrogeologico. Nonostante il 76% delle amministrazioni monitorate preveda nei propri piani urbanistici vincoli di edificabilità per le zone a rischio, ben il 93% di queste presenta abitazioni in tali aree.
Al contrario, le delocalizzazioni delle abitazioni civili e delle strutture industriali procedono a rilento, poiché solo nel 2% dei casi sono state avviate iniziative di delocalizzazione di abitazioni dalle aree più a rischio, così come per le strutture industriali. Invece, il 69% dei comuni ha predisposto un piano d’emergenza con il quale fronteggiare situazioni di crisi come frane e alluvioni, e il 42% delle municipalità ha aggiornato tale piano negli ultimi due anni.
Il livello di organizzazione e di diffusione del sistema di protezione civile è buono seppur migliorabile, poiché il 42% delle amministrazioni ha attivato una struttura di protezione civile attiva 24 ore su 24.
All’opposto, la politica d’informazione alla cittadinanza è frammentaria e poco consistente, sebbene questa politica rappresenti una delle principali attività di prevenzione e mitigazione del rischio idrogeologico. Infatti, soltanto il 22% delle municipalità intervistate realizza una certa attività di prevenzione, mentre solo il 18% delle amministrazioni ha compiuto almeno una sola esercitazione nel proprio territorio.
Il vicepresidente Legambiente, Sebastiano Venneri, ha dichiarato: “Regione, Province e Comuni della Sicilia sembrano aver posto le politiche della protezione civile tra le priorità di lavoro, ma questo settore va ulteriormente valorizzato e potenziato. Secondo Ecosistema Rischio 2009, infatti, soltanto il 9% dei comuni siciliani svolge un lavoro positivo di prevenzione e mitigazione del rischio idrogeologico e quel che è più grave, è che da nessuna parte appaiono positivi segnali di cambiamento.
Eppure non possiamo più aspettare. È necessaria una forte assunzione di responsabilità e una chiara volontà politica per cambiare indirizzo”.