Magistrati, ferie tagliate da 45 a 30 giorni - QdS

Magistrati, ferie tagliate da 45 a 30 giorni

Oriana Gionfriddo

Magistrati, ferie tagliate da 45 a 30 giorni

giovedì 03 Dicembre 2015

Non è servita a nulla la questione di legittimità sollevata da un giudice di Ragusa, che riteneva incostituzionale il provvedimento. Approvata anche la chiusura degli uffici giudiziari dal 6 al 31 agosto, invece che dal primo del mese

CATANIA – Duro colpo per i magistrati, che si sono visti tagliati da 45 a 30 i giorni di ferie.
Ferie tagliate nonostante l’intervento del sindacato delle toghe, che puntando il dito contro il Governo si è messo in prima linea per difendere i magistrati: “In campo penale il Governo ha ceduto a pressioni e veti” – e puntualizza – “Non siamo fannulloni”.
Non è servita a nulla nemmeno la questione di legittimità sollevata da un giudice di Ragusa, il quale riteneva incostituzionale il provvedimento.
La Corte Costituzionale ha, infatti, bocciato il ricorso “per difetto di motivazione in punto di rilevanza”: quando il rimettente “non spieghi adeguatamente le ragioni per le quali ritiene di dover applicare la norma della cui legittimità costituzionale dubita per proseguire nel giudizio pendente dinanzi a sé, la questione – si legge nella sentenza n.222 depositata nei giorni scorsi – è inammissibile”.
Nel caso in esame “nell’itinerario argomentativo seguito dal giudice ‘a quo’ – osserva la Consulta – non è ravvisabile alcun elemento che chiarisca le ragioni per le quali egli ritiene di dover fare applicazione delle disposizioni censurate, per consentire la prosecuzione del procedimento in corso”.
Caso chiuso quindi con la riduzione delle vacanze da 45 a 30 giorni e la chiusura degli uffici giudiziari dal 6 al 31 agosto, invece che dal primo del mese. La sua ordinanza è del 23 settembre 2014, la legge ha la data del 12 settembre.
E per la Consulta il ricorso non ha basi fondate. Denunciando l’illegittimità del decreto il giudice siciliano non spiega adeguatamente perché “ritiene di dover applicare la norma della cui legittimità costituzionale dubita per proseguire nel giudizio pendente”. In particolare, perché sarebbe “obbligato a fissare l’udienza per l’assunzione della prova testimoniale proprio in una data non più ricompresa nel periodo di sospensione feriale dei termini processuali”. Insomma, si è dato da fare eccessivamente per portare la questione davanti alla Consulta, senza un valido motivo.
Il ricorso contesta i requisiti di necessità e urgenza indispensabili per i decreti-legge e la violazione dell’articolo 3 della Costituzione perché la norma, allineando il periodo feriale dei magistrati a quello degli altri impiegati civili dello Stato, “senza tener conto delle peculiarità dell’attività giudiziaria”, provocherebbe “una disparità di trattamento rispetto a questi ultimi non giustificata e non ragionevole”. Argomenti bocciati su tutta la linea.
E certo, c’è da dire che in un periodo di crisi come questo, dove i tagli ai posti di lavoro sono all’ordine del giorno, il sentimento che predomina è la paura per il futuro, in particolare tra i giovani, ma soprattutto in questo momento che si chiede uno sforzo di efficienza a tutto il Paese, lamentarsi per un taglio alle ferie, che comunque rimangono di 30 giorni sembra una bestemmia.
 


Gratteri, procuratore aggiunto di Reggio Calabria: “Contro sprechi taglierei il 98% di tutele e abolirei la Dia”
 
CATANZARO – “Dovremmo incominciare a tagliare ciò che non serve. Anche al ministero degli Interni ci sono degli sprechi. Ad esempio se io avessi potere, ridurrei le tutele del 98% in Italia”. Lo ha detto il procuratore aggiunto di Reggio Calabria Nicola Gratteri in un’intervista a Giovanni Floris in onda martedì sera su La7 nel corso del programma “diMartedì”.
“Ma anche nelle scorte – ha aggiunto – si può risparmiare, ragionando seriamente. Dopo l’omicidio Biagi, per paura che possa accadere un’altra situazione analoga, si è iniziato ad esagerare nelle scorte e nelle tutele. Inoltre dico che dobbiamo sciogliere la Direzione Investigativa Antimafia. Che è una struttura che oggi fa solo misure di prevenzione. Le stesse misure di prevenzione le fanno le Questure, la Guardia di Finanza, i Carabinieri, per cui sono doppioni, tripli. Ha detto Falcone che ci vuole la Dia, ma perché si bestemmia, perché si usa sempre il nome di Falcone quando si vuole difendere qualcosa che oggi è fuori dalla realtà, è fuori dai bisogni? E quando Falcone era vivo perché nessuno l’ha votato per il Csm, perché tutti lo combattevano? E dopo morto, chi lo ha combattuto in vita, i gattopardi, sono saliti tutti sui palchi per commemorare. Gli uomini della Dia ritornano ai Corpi di appartenenza, non è che vanno a fare le contravvenzioni sulla strada, vanno nelle strutture investigative. Risparmiamo un dirigente, un ufficio, automezzi, un palazzo. La Dia, la sede centrale, è in una traversa di via Veneto. Sa quanto costa di affitto? Quei soldi si potrebbero risparmiare e assumere più persone, più poliziotti, più carabinieri”.“A me – ha concluso Gratteri – danno fastidio i tagli lineari: nel corso di questi anni non avendo il coraggio o la forza di entrare nel merito di ogni cosa, per non scontentare nessuno si sono fatti tagli lineari”.

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