Rottamare i regionali, assumere gli statali - QdS

Rottamare i regionali, assumere gli statali

Rottamare i regionali, assumere gli statali

mercoledì 16 Dicembre 2015

La Regione deve far quadrare i conti

Nonostante le gravi carenze finanziarie della Regione, che ha le casse  vuote e sette miliardi e mezzo di debiti, si continua a cincischiare sul pensionamento di dirigenti e dipendenti.
Sembrerebbe un paradosso vietare il trasferimento dal lavoro attivo alla pensione, ma non lo è, perché la Regione è sempre stata anche l’istituto di previdenza di se stessa. Infatti, contrariamente a tutte le altre Regioni, non ha affidato, prima all’Inpdap e ora all’Inps, le funzioni previdenziali.
In questo stato di cose è evidente anche ai bambini che il pensionamento non arreca alcun beneficio alle casse regionali, perché esse devono continuare ad erogare un assegno, non più a titolo di stipendio ma a titolo di pensione.
È vero che è stato istituito il Fondo  pensioni Sicilia, ma è anche vero che esso funziona da pochi anni e gestisce qualche centinaio di pensionati contro i circa 16 mila che in atto percepiscono l’assegno. 

Per far quadrare i conti è dunque inattuabile il passaggio dei dirigenti a pensionamento. Come risolvere il problema dell’appesantimento finanziario della Regione? La risposta è nella Legge 183/2011 che consente di mettere i dipendenti in una sorta di cassa integrazione con l’80% dello stipendio e di sciogliere i contratti con i dirigenti, i quali per la natura del rapporto di lavoro non sono mai assunti a tempo indeterminato.
Qualcuno potrebbe obiettare che in tal modo si priverebbero del reddito tante famiglie. La risposta è che un dirigente, se lo è sul serio, deve essere in condizione di trovare sul mercato nazionale o internazionale la sua collocazione. Se non lo trova significa che non ha i requisiti adatti, perché un bravo dirigente trova sempre l’impresa che lo assume.
Vi è poi il versante dei dirigenti e dipendenti attivi ai quali si applica il contratto di lavoro regionale che consente ad essi di percepire emolumenti superiori di un terzo a quelli dei loro colleghi statali.
Si tratta di un privilegio, non giustificato, che continua ad esistere da decenni. Ecco perché il contratto di dirigenti e dipendenti regionali dovrebbe essere eliminato, con la contemporanea cessazione dell’Aran (Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni) e l’applicazione, sic et simpliciter, del contratto degli statali o di dipendenti di altre regioni virtuose.
 

Un’altra questione che riguarda la quadratura dei conti è il riconteggio delle uscite correnti in base a costi e fabbisogni standard. Basta fare il benchmark, cioè il raffronto, con altre Regioni virtuose per determinare quale debba essere l’effettivo valore delle spese in relazione ai servizi prodotti.
Una volta stabilita la regola che le spese correnti non possono essere superiori a quelle di altre amministrazioni virtuose, l’assessore all’Economia potrebbe procedere agli aggiustamenti verso il basso dei conti con risparmi superiori al miliardo.
Per fare questa operazione occorre che l’assessore, con proprio decreto o propria circolare, indichi ai dirigenti veri (non quelli che non gestiscono neanche un dipendente) di riorganizzare i propri servizi, in modo tale che essi acquisiscano qualità e tempestività nel rilascio dei provvedimenti amministrativi e non siano superiori ai costi standard.
Insomma, bisogna applicare il metodo del bastone e della carota premiando o sanzionando i dirigenti in base ai risultati.   

La Legge sull’emersione volontaria (L. 184/14) ha adottato tale metodo. Infatti, per indurre all’emersione volontaria i contribuenti che detenevano risorse finanziarie e immobiliari all’estero, ha chiuso una serie di accordi con i Paesi della black list, in primis la Svizzera, mediante i quali, dal 1° gennaio 2017 avverrà lo scambio automatico delle informazioni: questo è il bastone.
La carota consiste nel fatto che, pur chiedendo l’intero pagamento delle imposte, ha ridotto sensibilmente sanzioni e interessi. L’operazione ha avuto successo perché sono state presentate, secondo stime dell’Agenzia delle Entrate, 100 mila domande che genereranno oltre 4 miliardi di gettito nel 2016.
Dunque, il metodo funziona e non si capisce perché esso non possa essere adottato dalle amministrazioni statali, regionali, locali e dalle partecipate pubbliche.
Se così non accade, la ragione risiede nella debolezza del ceto politico, ricattabile e con gli scheletri negli armadi, incapace di contrastare l’eccessivo potere dei burocrati che servono se stessi e non i cittadini, che pagano i loro stipendi. Un’ignominia!

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenta

Ediservice s.r.l. 95126 Catania - Via Principe Nicola, 22

P.IVA: 01153210875 - Cciaa Catania n. 01153210875


SERVIZIO ABBONAMENTI:
servizioabbonamenti@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/372217

DIREZIONE VENDITE - Pubblicità locale, regionale e nazionale:
direzionevendite@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/388268-095/383691 - Fax 095/7221147

AMMINISTRAZIONE, CLIENTI E FORNITORI
amministrazione@quotidianodisicilia.it
PEC: ediservicesrl@legalmail.it
Tel. 095/7222550- Fax 095/7374001
Change privacy settings
Quotidiano di Sicilia usufruisce dei contributi di cui al D.lgs n. 70/2017