ROMA – Che il 2015 è stato un anno all’insegna del risparmio si sapeva. A rilevarlo è il Consumer end day 2015, il “calendario della spesa”elaborato dal Centro studi Sintesi per Il Sole 24 Ore, che prova a scattare idealmente una foto sulle modalità d’impiego del reddito delle famiglie italiane (imposte, consumi, risparmio).
Cambiano le destinazioni di spesa delle famiglie italiane: netto freno allo shopping, ma non solo, calano gli acquisti di beni e servizi, i più penalizzati trasporti e alimentari.
Un mese di shopping in meno, una settimana in più per pagare imposte e contributi, il raddoppio della quota di reddito non speso in rapporto al reddito lordo che, tradotto in termini temporali, significa 33 giorni, anziché 18, dedicati al risparmio e alla previdenza integrativa. Se la spesa di una coppia con due figli fosse trasformata in un “calendario”, cioè in numero di giorni di lavoro necessari per acquistare beni e servizi dopo aver onorato i propri impegni con il fisco, questo sarebbe il “conto” pagato da una famiglia-tipo italiana dal 2008 a oggi, cioè negli anni di questa lunga crisi. E più o meno gli stessi effetti si registrano anche su un’altra famiglia-tipo, la coppia con un figlio.
Lo studio è stato strutturato basandosi su famiglie “ideali” formate da coniugi che lavorano entrambi con un reddito di 26mila euro annui, soglia oltre la quale non è previsto il bonus degli 80 euro.
Per l’ammontare complessivo delle imposte (Iva e accise sui carburanti escluse, perché rientrano tra le spese per consumi), si è invece tenuto conto – utilizzando valori medi – di Irpef, contributi previdenziali, addizionali Irpef regionale e comunale, Tarsu 2008 e Tari 2015, Tasi 2015.
Dai dati del Consumer end day 2015 a colpire subito, ovviamente, è “la rilevante flessione della spesa per consumi delle famiglie. La quota di reddito familiare lordo, espressa in giorni, destinata alle spese diminuisce di circa un mese per entrambe le famiglie considerate: per la coppia con un figlio si passa da 247 giorni nel 2008 a 218 giorni nel 2015 e per la coppia con un due figli da 248 a 226”.
Trend confermato dai dati Istat della spesa in termini nominali (-6% tra 2008 e 2014, sulla base della nuova serie storica) e dal gettito Iva. “Il numero di giorni spesi per il pagamento di questa imposta si riduce da 26 a 23 per la coppia con un figlio e da 27 a 24 per la coppia con due figli, anche se iniziano a profilarsi dei segnali di ripresa. Nonostante l’aliquota ordinaria sia aumentata due volte (settembre 2011 e ottobre 2013), passando dal 20% al 22%, il gettito Iva tra il 2008 e 2015 è diminuito del 2,2 per cento”.
Dinamica opposta per imposte e contributi. Risulta infatti consistente «la crescita della quota del reddito familiare destinata al loro pagamento: per la coppia con un figlio passa dai 102 giorni nel 2008 ai 108 giorni nel 2015, mentre per la coppia con due figli aumenta da 99 a 106 giorni». Effetto probabilmente legato dall’andamento dell’imposizione locale: «Secondo il nostro modello, il totale di quanto versato a titolo di addizionali Irpef, tasse rifiuti e Imu è aumentato del 70,8% per la coppia con un figlio e del 70,9% per la coppia con due figli».
“Emerge – conclude lo studio – il profilo di una famiglia che ha deciso di “tutelarsi” riducendo in via prudenziale le risorse da destinare alla spesa, verosimilmente privilegiando il ricorso al risparmio”.

