Ance Sicilia spinge da tempo ad intraprendere la strada della finanza di progetto: tra i piani promossi quello dei parcheggi. Secondo l’associazione dei costruttori edili ci sarebbero opere bloccate per oltre sei miliardi di euro
Le risorse della Pubblica amministrazione in Sicilia non riescono a decollare neanche quando a dare una sostanziosa mano d’aiuto ci sono i privati. Il tutto a scapito del mondo imprenditoriale che sta vivendo una grave crisi anche a causa dell’assenza di gare d’appalto bandite dai vari enti pubblici. Ed è soprattutto il settore edile che continua a perdere colpi nonostante da più parti in Sicilia si stia parlando di project financing, cioè quel sistema attraverso cui il privato partecipa con il pubblico nella realizzazione di una determinata opera pubblica. Bene, si direbbe almeno sulla carta. Visto che le finanze pubbliche sono asciutte il privato può essere una risorsa tutta da sfruttare. Ed invece nell’Isola si continuano a trovare difficoltà nel riuscire ad intraprendere questa strada, nonostante gli investitori ci siano.
Si sente parlare continuamente di project financing e di progetti già definiti. Ma poi tutto resta lettera morta. La stessa Ance Sicilia spinge da tempo ad intraprendere questa strada: tra i piani promossi dall’associazione a Palermo, da realizzarsi mediante la finanza di progetto, c’è quello dei parcheggi.
Da diversi anni nel capoluogo siciliano l’associazione dei costruttori porta avanti un piano per 3 parcheggi sotterranei (mille e 500 posti complessivi per un valore di circa 40 milioni di euro), tutti finanziati con fondi privati. “Il problema è – dice il presidente di Ance Palermo, Giuseppe Di Giovanna – che nonostante le nostre continue sollecitazioni al Comune e lo sforzo economico per redigere questi progetti, non è stata ancora bandita nessuna gara”. Gli stessi costruttori edili hanno fatto una stima sulle opere bloccate in Sicilia: si parla di qualcosa come oltre 6 miliardi di euro. In ballo ci sono appalti per strade, porti, collegamenti ferroviari, termovalorizzatori e rigassificatori: l’elenco delle grandi incompiute è molto lungo e adesso i sindacati chiedono un intervento straordinario del governo nazionale e di quello regionale, perché la crisi devastante ha già fatto perdere il lavoro a 14 mila edili siciliani.
Su questa strada da tempo di batte ad esempio la Filca Cisl di Trapani, provincia nella quale si è sentita più forte la crisi in edilizia. Qui, secondo il sindacato, in un anno si sono persi 2 mila posti di lavoro e si sono banditi il 50 per cento di appalti pubblici in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso: “Abbiamo fatto una ricognizione in molti Comuni della provincia – afferma il segretario provinciale della Filca, Filippo Ancona – e ci siamo resi conto che ci sono decine di milioni di euro di opere pubbliche da spendere ma gli appalti non sono stati ancora banditi”.
“Non si può sprecare altro tempo, abbiamo calcolato che lo sblocco di molte opere già cantierabili darebbe lavoro a quasi 100 mila disoccupati siciliani” dice Salvo Giglio, segretario regionale della Fillea Cgil. Considerando che l’edilizia è il settore che più di tutto mette in movimento l’indotto (artigianato e industria in primis) si può dire che la soluzione alla crisi per le imprese edili è dietro l’angolo. Forse inconsapevolmente.
Dal 2008 ad oggi, gare in costante diminuzione
Gli appalti pubblici, secondo i dati forniti dagli uffici dell’assessorato ai Lavori Pubblici della Regione, continuano a calare. Nel 2007 le gare aperte sono state 150, nel 2008 invece 83 e quest’anno ancora in corso, le gare aperte sono 77, di cui solo 52 aggiudicate, 2 annullate e 23 ancora in corso di espletamento. In calo anche le richieste di gare pervenute. Nel 2007 si contano 233 domande, nel 2008 il numero è pari a 105 e nel 2009 sono 94. Si parla di novità proprio per il sistema di aggiudicazione delle gare, che sembra essere il problema principale che pone a rilento tutto il processo di affidamento degli appalti. Dunque si tratta di un costante calo che comincia seriamente a preoccupare le organizzazioni di categoria siciliane. Anche perché se si dovesse continuare su questa strada davvero ci potrebbero essere problemi sul piano dell’ordine pubblico. In questo primo anno di vera crisi si è tamponato e tutti gli edili con la cassa integrazione, ma a partire dal 2010 le cose come andranno a finire? Difficile pensare ad una Sicilia dove anche i pochi che lavorano perdono la loro occupazione.