Sicilia: 10.000 posti dal franchising - QdS

Sicilia: 10.000 posti dal franchising

Luigi Ansaloni

Sicilia: 10.000 posti dal franchising

giovedì 19 Novembre 2009

Lavoro. Le opportunità per chi vuol mettersi in gioco.
Cosa è. Una forma di collaborazione continuativa per la distribuzione di beni o servizi fra un imprenditore (affiliante o franchisor) e uno o più imprenditori (affiliati o franchisee).
Formazione. Nel franchising non sono richieste competenze specifiche pregresse, ma caratteristiche personali adatte. La formazione viene fatta direttamente dalla casa madre

Il franchising in Sicilia, a pieno regime, potrebbe dare occupazione a circa 10.000 persone. Queste le potenzialità di un sistema che è letteralmente esploso in Lombardia (dove per il 2008 sono stati censiti ben 227 franchisor) ma che stenta a decollare nell’Isola (solo 31 i franchisor rilevati dall’Osservatorio permanente di Assofranchising). Nel 2008, tra gestori e dipendenti delle attività in Franchising, si contavano  8.358 lavoratori in Sicilia, il 4,5% circa del totale nazionale che vede impiegati 182.215 persone.
Considerando che la Sicilia rappresenta, per popolazione e superficie, l’8,5% circa dell’Italia, è facile capire come la diffusione del franchising, per essere considerata a regime, manchi ancora di almeno 4 punti percentuali, ovvero i circa 10.000 di cui si parlava.
 
Ma cos’è il franchising? Si tratta di una forma di collaborazione continuativa per la distribuzione di beni o servizi fra un imprenditore (affiliante o franchisor) e uno o più imprenditori (affiliati o franchisee), giuridicamente ed economicamente indipendenti l’uno dall’altro, che stipulano con un apposito contratto attraverso il quale l’affiliante concede all’affiliato l’utilizzazione della propria formula commerciale, comprensiva del diritto di sfruttare il suo know-how (l’insieme delle tecniche e delle conoscenze necessarie), ed i propri segni distintivi, unitamente ad altre prestazioni e forme di assistenza atte a consentire l’affiliato la gestione della propria attività con la medesima immagine dell’impresa affiliante. L’affiliato si impegna a far proprie politica commerciale e immagine dell’affiliante nell’interesse reciproco delle parti medesime e del consumatore finale, nonché al rispetto delle condizioni contrattuali liberamente pattuite. Certo, bisogna avere la voglia di provarci a mettere in piedi un’impresa autonoma, per diventare “capi di se stessi”.
 
Nel franchising non sono richieste competenze specifiche pregresse, ma caratteristiche personali adatte. Il profilo professionale, invece, dipende dal franchisor, per cui impegnativa è proprio la voce della formazione. Chi ha voglia di aprire un’attività commerciale deve cominciare a informarsi sui settori che operano sul mercato, orientarsi verso un  settore merceologico per cui ritiene di avere maggiore competenza e interesse. Una volta individuato il settore, bisogna vedere quali insegne sono presenti sul mercato e far poi ricadere la scelta sulle 3 o 4 con cui si vuole approfondire il discorso. A quel punto, ci si mette direttamente in contatto con i franchisor.
 
I soldi da investire dipendono naturalmente molto dal settore. Per un ristorante possono volerci anche diverse centinaia di migliaia di euro, mentre per un’agenzia immobiliare bastano 20 mila euro. Ci sono poi dei finanziamenti pubblici o privati che possono concorrere nel trovare il capitale da investire.
 
I rischi? Ci sono, specie in un mercato instabile e ancora rabbuiato dal tunnel della crisi. Ma diventare imprenditori di se stessi potrebbe essere la soluzione ideale a chi ha voglia di fare, con impegno e dedizione. Attenzione però: mai fare il passo più lungo della gamba. L’autovalutazione è la prima regola da rispettare se si vuole iniziare questa affascinante avventura: analisi del territorio per valutare cosa offre e dove andare a investire, valutazione delle proprie capacità, umiltà, senso critico e poca impulsività sono delle buone basi da dove iniziare. E alla fine, chissà, potrebbe rivelarsi una panacea contro molti mali.

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